“Senza lavoro non c’è speranza”: imprenditore si toglie la vita. Tragico, ma attenti alle forme pensiero sbagliate!
di Enrico Carotenuto
Si susseguono notizie drammatiche legate alla crisi. Quali effetti possono avere su di noi certe notizie ed il modo in cui sono riportate? Alcune forme pensiero sono devastanti, e la loro circolazione è spesso vista come un sottoprodotto di problemi più tangibili. In realtà la loro circolazione è tra gli scopi principali della “crisi”.
“FERRARA. “Senza lavoro non c’è speranza”. E’ questo il testo del biglietto che un imprenditore di sessanta anni ha lasciato nella sua abitazione dove si è tolto la vita.
Il dramma è avvenuto sabato sera, la vigilia di Pasqua, ma solo oggi la notizia è balzata sulle prime pagine dei giornali della provincia emiliana. A riportala è stato, per primo, la Nuova Ferrara.
La vittima è un imprenditore ferrarese di sessanta anni. Il luogo della tragedia, la casa in cui l’uomo viveva, in affitto, tra Casaglia e a zona della Piccola e media industria.
A scoprire il cadavere è stato il padrone di casa arrivato per riscuotere l’affitto. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia di stato. La salma dell’imprenditore è stata trasferita presso l’Istituto di medicina legale all’interno del vecchio ospedale Sant’Anna di corso Giovecca, a disposizione dell’autorità giudiziaria per gli accertamenti del caso.
I motivi del suicidio – secondo quanto riporta la Nuova Ferrara – “sono da ricondurre alle difficoltà economiche che attanagliano larga parte del mondo del lavoro, sia dipendente sia autonomo”.
E’ questa la seconda notizia drammatica che scuote il mondo del (non) lavoro. Proprio nel giorno in cui l’Istat ha reso noti i numeri della disoccupazione – sono 2 milioni e 971 mila le persone inoccupate in Italia – le isole Eolie sono state scenario dell’ennesimo suicidio. A togliersi la vita è stato un noto albergatore dell’isola di Lipari. Il motivo? Il suo hotel rischiava di non riaprire i battenti per la stagione estiva a causa della crisi del settore turistico.” – fonte: http://www.today.it/cronaca/suicidio-imprenditore-ferrara.html
Questi circuiti di disperazione sono innescati ad arte da chi tira i fili della crisi, e quindi certe notizie vanno prese con i giusti “anticorpi”. Innanzitutto ricordandosi che frasi come “senza lavoro non c’è speranza”, hanno un effetto deleterio sulla nostra psiche, in quanto alimentano paure dentro di noi, che fanno comodo allo status quo.
Sono frasi di persone disperate, che si tolgono la vita perchè non vedono alcuna speranza. Perchè la nostra cultura priva di valori spirituali non ha dato loro altro obiettivo nella vita che i beni materiali. Una volta che questi beni sono “non casualmente” messi a rischio, sorge la disperazione più totale. Tante situazioni economiche sono veramente tragiche, ma è anche vero che la vita riserva mille aspetti e mille risorse, tutti da scoprire proprio quando le cose dal punto di vista materiale vanno male. Ma se non si hanno altre prospettive che quelle materiali è purtroppo facile cadere nella disperazione e allora in certi casi non si regge all’urto di perdere quelle cose per le quali magari si è lavorato a lungo e con fatica.
“Senza lavoro non c’è speranza”: queste sono le forme pensiero che vogliono far circolare e prosperare coloro che hanno voluto e manovrano questa crisi, ai più alti livelli. Non sono un effetto collaterale, ma probabilmente lo scopo principale.
E’ opportuno ricordarsi che i livelli alti di gestione di questa crisi non sono visibili: i banchieri, i politici, i massoni, i bilderberg sono livelli visibili di “manovalanza” che agiscono per interessi egoistici, che vanno dal potere personale al semplice tornaconto economico. Quelli che stanno più su agiscono direttamente sulle forme pensiero, perchè sanno che in ultima analisi sono queste a dare forma alla realtà.
Quindi per loro occorre che le persone (comprese quelle all’interno delle loro stesse piramidi) siano preda di forme pensiero materialiste, di egregore, di paure indotte. Pensieri sbagliati quali “senza lavoro non c’è speranza”. Questo tiene in piedi “la baracca”. Il pensiero corretto è esattamente l’opposto! “SENZA SPERANZA, CHE SENSO AVREBBE LAVORARE“? Quindi sì, diamo il giusto peso ad una morte tragica ed inutile, stringiamoci moralmente con grande compassione a chi è stato vittima di questo tremendo gioco, ma ricordiamoci di non cadere nello stesso tranello, di non cedere alle paure indotte… Perchè lo scopo ultimo della vita non è “lavorare”, né accumulare beni materiali che non ci potremo portare dietro. Ma diventare sempre più capaci di agire creativamente con amore e consapevolezza. Ricordiamoci che siamo in un viaggio lungo e significativo, e che il “come” conta molto più del “quanto”.