L’esperienza di Loredana
di Loredana Conti
Ieri ho partecipato, con grande soddisfazione aggiungo, al Cenacolo sull’Arte, a Castel Giorgio, presso La Locanda della Quercia Calante.
Un incontro stimolante, dall’obiettivo esaltante: “lanciare un movimento che restituisca all’Arte il suo ruolo fondamentale, in tutte le sue manifestazioni, come propulsore della evoluzione delle coscienze umane”.
I contributi di Fausto Carotenuto, Bruno Di Loreto, Rita Riboni e l’arteterapeuta Ale Hesselink, nonché quelli di molti organizzatori di centri per l’arte, di artisti, di insegnanti, hanno contribuito a elevare le coscienze dei partecipanti verso la necessità di recuperare l’obiettivo dell’arte, che è quello, appunto, di evoluzione della coscienza umana.
Si terranno ulteriori Cenacoli analoghi al nord e al sud Italia e al più presto si formeranno gruppi di lavoro.
Riterrei in realtà opportuno un appuntamento ancora al centro, ma questa volta a Roma, una delle più “vistose” vittime, basti pensare alle “sculture” di Pomodoro e suoi imitatori in giro per la città, della bassa frequenza animica dei nuovi mostri dissacratori… ma se proprio non sarà possibile spero che al più presto sarà disponibile on line il video del bellissimo Cenacolo.
A proposito di arte, i discorsi di ieri mi hanno riportato alla memoria un bel lavoro fatto con Michel Joseph, studioso francese di Rudolf Steiner, in occasione di un corso sul doppio. Si parlò di arti, appunto intese come strumento di crescita evolutiva e di guarigione. E si fece anche “arte”: sicuramente non da appendere al muro (almeno i miei “quadri”), ma da imprimere nella memoria individuale (di chi partecipò), per la necessità che sorse di “comprendere amorevolmente l’altro”. Un esercizio davvero interessante, e che mise alla prova più di un “doppio”, fu quello di dipingere un quadro a più mani (sei): ogni persona del gruppo doveva dipingere qualcosa e poi lasciare il pennello all’altro, sperando intuisse il soggetto desiderato e ne proseguisse il tratto. Ci volle pazienza e amorevolezza per non buttare all’aria colori e tele, e furono in molti a perdere le staffe. Imparai l’arte del mettersi da parte… per amore dell’altro.
Michel Joseph parlò delle sette arti, la cui settima non è il cinema, sua “grossolana caricatura” (parole di Michel Joseph), tranne che nelle espressioni di alcuni grandi protagonisti tipo Bergman, Bunuel, Tarkovskj (sto riportando le sue note, io non vado al cinema, non lo amo e quindi non lo seguo) che a suo parere con il cinema hanno avvicinato la realtà della settima arte: l’arte sociale.
Sorvolo su tutto il bellissimo ragionamento che porta a considerare le arti come elemento fondante per la realizzazione della decima gerarchia spirituale (che siamo noi) e che rappresenta la libertà (tutto rintracciabile su internet) e mi limito a un elenco delle sette arti, alla loro specifica influenza e alla loro collocazione:
In ordine di apparizione, nel senso evolutivo del termine…:
1) Architettura, agisce sul corpo fisico e nello spazio.
2) Scultura, agisce sul corpo eterico e nello spazio.
3) Pittura, agisce sul corpo astrale e nello spazio e assicura la transizione tra il passato e il presente.
4) Musica, agisce sull’Io, fuori dallo spazio, ma nel tempo e assicura la transizione tra presente e futuro.
5) Poesia e arti letterarie, che agiscono sul Se spirituale, fuori dallo spazio. La poesia, il cui termine viene dalla parola “creare”, è una metamorfosi della pittura, e rappresenta la forza che addensa le parole in un’opera. A questa quinta “categoria” (brutta parola) appartiene ovviamente il teatro. Pensavo, ma questo è veramente un mio pensiero, che il cinema potrebbe essere collocato qui, poiché a ben pensare è un’opera letteraria che si manifesta con mezzi diversi da quelli conosciuti due secoli fa… La quinta arte è azione in questa epoca.
6) Danza, in tutte le sue forme, inclusa (e privilegiata) l’Euritmia. Agisce sullo spirito vitale. E’ una sintesi delle arti dello spazio e del tempo: esiste da sempre: il movimento dei pianeti era una danza.
7) Arte sociale. La sua forma è l’archetipo umano. E’ l’arte del futuro: architettura della forma sociale, della costruzione sociale. Agisce sull’Uomo spirituale. E’ l’incontro tra i due grandi principi del passato (saggezza) e del futuro (amore), e racchiude in sé tutte le altre arti.
Rivalutando le arti classiche, grazie all’inesauribile amore (ed energia) dell’iniziativa di Fausto Carotenuto, contribuiremo a creare l’arte sociale, che condensa il contenuto nella forma: agganciata all’autenticità, ci permetterà di “essere”, di vivere nella verità del pensiero, dell’azione e della parola.
Dobbiamo sbrigarci. Nel percorso di risveglio l’arte “recuperata”, e di nuovo destinata al suo compito, ci aiuterà a non commettere altri errori e a non lasciarci “tentare” da arimaniche trappole e luciferiche seduzioni.
Loredana Conti
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