Ecco cosa cambia se vince il SI. Il pericolo di una riforma deleteria.

CIR Costituzione Russeau1

Ecco cosa cambia se vince il SI. Il pericolo di una riforma deleteria.

di Enrico Carotenuto

Il 4 dicembre si voterà per il referendum sulle modifiche alla costituzione. Crediamo sia necessario che prima di votare, tutti comprendano a pieno la portata ed il significato dei cambiamenti che il governo vuole essere autorizzato a fare. Per questo abbiamo stilato un compendio dei cambiamenti principali che verrebbero apportati qualora vincesse il si. E’ importante notare che tutti i cambiamenti proposti, ad eccezione dell’abolizione del CNEL, vanno nella direzione di un ulteriore allontanamento dei cittadini dal potere. L’accentramento del quale nelle mani del governo è la sostanza reale di tutti i cambiamenti proposti.
In particolar modo, i cambiamenti al Titolo V (ovvero la parte che regolamenta la competenza legislativa delle Regioni)
Sui media si parla molto meno del Titolo V, chissà perchè, ma a nostro modo di vedere sono forse addirittura più importanti degli altri cambiamenti proposti, in quanto eliminano uno dei principali spazi di democrazia nel nostro paese.

di Enrico Carotenuto e Solange Manfredi

Padri riformatori1Fin ora quel poco che si è riuscito a salvare in Italia, dal punto di vista paesaggistico/ambientale, si è potuto salvare grazie alla possibilità dei cittadini di esercitare forti pressioni sulle loro Regioni, che essendo parzialmente suscettibili agli umori del proprio elettorato, ed avendo forti poteri decisionali per quello che riguarda la TUTELA dell’ambiente, in molti casi hanno dovuto cedere alle pressioni dei comitati formati dai cittadini ed impedire molti progetti, spesso presentati da soggetti improponibili che vogliono fare soldi facili con incentivi e/o a discapito dell’ambiente e delle popolazioni locali. Progetti quali trivellazioni petrolifere, centrali geotermiche o a carbone, cave, ecc. Progetti che spesso non vanno bene per un territorio, perchè ne deturpano la bellezza (riducendo il turismo, fonte molto importante di reddito per moltissime aree in Italia), o mettono a rischio la popolazione con sismicità indotte, inquinamento, ecc.
Resistenze giuste saranno rese impossibili.

Con le modifiche al Titolo V, il governo accentrerà a se non solo tutte le funzioni di tutela ambientale e paesaggistica, ma anche tutte le decisioni che riguardano la produzione ed il trasporto dell’energia. In pratica, se domattina vorranno farti una centrale a carbone in giardino o sul balcone di casa, o vorranno far passare i tralicci dell’alta tensione nel salotto buono, tu non avrai alcun mezzo per opporti. Nemmeno se i progetti mettono a rischio la tua vita e la tua salute.

Insomma, un disastro dal punto di vista della democrazia, della salvaguardia del territorio e delle persone.
Tra l’altro, i cambiamenti l Titolo V vanno a colpire soltanto le regioni a statuto ordinario, mentre le regioni a statuto speciale non vengono toccate. Semmai, come fa notare Gherardo Colombo, sarebbe il caso di abolire gli statuti speciali.

La proposta di revisione riguarda 47 articoli della Costituzione, 1/3 della nostra Carta. Modifica le parti relative alla seconda parte della nostra Costituzione, quelle relative all’ordinamento della Repubblica:
Le modifiche di maggiore interesse riguardano tre macro settori, così individuabili:
Tabella1

COSI’ L’ORDINAMENTO PROPOSTO

LA CAMERA:

  • 630 deputati,
  • Rappresenta la Nazione
  • Spetta la fiducia
  • La funzione di indirizzo politico
  • Controllo sull’operato del Governo

IL SENATO:

  • 100 Senatori (74 Consiglieri provinciali, 22 Sindaci, 5 senatori di nomina presidenziale).
  • Rappresenta le istituzioni territoriali
  • Immunità parlamentare come per i Deputati
  • I membri del nuovo Senato saranno scelti “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi
  • Permanenza in carica coinciderà con quella di consigliere regionale e di Sindaco

IN PRATICA: La camera rimarrà l’unico organo che rappresenta la nazione, e con l’Italicum il partito di maggioranza relativa avrà 340 deputati su 630. Quindi si potrà legiferare qualsiasi cosa a colpi di fiducia, che diventa una formalità (adesso è più difficile farlo: occorre accordarsi con gli “alleati”, e gli equilibri al Senato possono essere diversi da quelli della Camera). Un mantra ripetuto dai sostenitori della riforma costituzionale è che ci sarà un netto abbattimento dei costi, per via della riduzione del numero dei senatori e dell’eliminazione delle indennità di carica.
Non è così, lo ha confermato la Ragioneria dello Stato, il risparmio sarà di circa 50 milioni di euro l’anno (SPENDIAMO quasi il doppio IN DIFESA OGNI GIORNO). Per avere un’idea della risibilità del risparmio, basti pensare che le spese del solo Segretariato generale di Palazzo Chigi sono, al 2014, di 754 milioni di euro, molto più del Senato attuale (540 milioni).

Il Senato rappresenterà le istituzioni territoriali. Ma cosa significa? Cioè, i senatori rappresenteranno le Regioni in quanto enti, i gruppi consiliari, oppure le popolazioni? Non si sa. Questi NON SARANNO ELETTI DAL POPOLO, MA SCELTI. Avremo un Senato che andrà incontro a continui rinnovi parziali, una sorta, insomma, di Senato a formazione progressiva, soggetto a variazioni continue in ragione delle diverse scadenze degli organismi territoriali. Si consideri, ad esempio, che i Consigli regionali ora in carica scadranno: 1 nel 2017; 6 nel 2018 (più i Consigli provinciali di Trento e Bolzano); 5 nel 2019; 6 nel 2020. Ai Senatori resta l’immunità parlamentare come ai deputati

Viene detto che questa modifica si è resa necessaria per superare il bicameralismo perfetto e rendere più celere l’attività legislativa. Non è vero.

Ecco la lista delle cose su cui il Senato sarà chiamato ad operare:

  • leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali;
  • leggi ordinarie a tutela delle minoranze linguistiche,
  • referendum popolari,
  • leggi di iniziativa popolare,
  • legislazione elettorale,
  • legislazione relativa agli organi di Governo
  • legislazione relativa alle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane,
  • leggi di autorizzazione alla ratifica dei Trattati UE,
  • leggi sull’eleggibilità dei senatori,
  • leggi sull’ordinamento di Roma,
  • leggi sul regionalismo differenziato,
  • leggi sulla partecipazione delle Regioni speciali alla formazione e alla attuazione di norme UE,
  • leggi sulle intese internazionali delle Regioni,
  • leggi sul patrimonio degli enti territoriali,
  • leggi sui poteri sostitutivi dello Stato nei confronti degli enti territoriali,
  • leggi sui principi della legge elettorale delle Regioni ordinarie,
  • leggi sul passaggio di un Comune da una regione a un’altra.

Si dice anche che questa modifica è stata attuata per semplificare il procedimento legislativo e rendere più celere ed efficiente la produzione di norme. Anche questo non è vero.

La media di approvazione di una legge è, oggi, 53 giorni. Oltre a ciò, in Italia, siamo vittime di una vera e propria bulimia legislativa, tanto che, recentemente, proprio il Presidente della Corte di Conti ha lanciato l’allarme sulla troppa produzione di norme.

Inoltre, mentre nel vecchio art. 70 c’era un solo procedimento legislativo bicamerale, con questa riforma ne avremo ben 10.

Che significa, nei fatti, questa modifica?

La paralisi del Parlamento, tutto a vantaggio del rafforzamento dell’Esecutivo.

Ed il rafforzamento della posizione dell’esecutivo nei confronti del Parlamento emerge evidente con l’introduzione del così detto voto a data certa (nuovo art. 70, co. 7, Cost.), grazie al quale il Governo, incidendo sull’ordine del giorno parlamentare, potrà chiedere alla Camera di riconoscere, entro 5 giorni, che un disegno di legge è “essenziale per l’attuazione del programma di governo”.
Il che significa che il governo presenterà lunghissime liste di “disegni legge essenziali”, di modo che la camera possa discutere SOLO quello che vuole il governo, e quando vuole il governo.

Nel nostro ordinamento, l’ultima formalizzazione di un potere del Governo di incidere sull’ordine del giorno parlamentare risale al periodo fascista (art. 6, l. 2263/1925)

Con questa riforma, insomma, si costituzionalizza quanto avviene da anni grazie a leggi elettorali anticostituzionali: il predominio dell’Esecutivo sul Parlamento

Da vent’anni, infatti, le Camere sono ridotte ad un ruolo marginale nel confronto politico e schiacciate dall’abuso della decretazione d’urgenza e dei maxiemendamenti, dall’uso continuo e strumentale della fiducia, dal contingentamento dei tempi di discussione.
Ma ciò non è colpa della costituzione, è colpa della legge elettorale: Il Porcellum prima (dichiarato INCOSTITUZIONALE) e l’Italicum poi (che è praticamente uguale al Porcellum).

Le statistiche parlano chiaro e ci dicono che:

su 10 atti che diventano legge, 8 sono di iniziativa del Governo e solo 2 del Parlamento.
le leggi più importanti sono di iniziativa governativa: provvedimenti economici, riforme, modifiche costituzionali, politica estera.
la richiesta di fiducia da parte del Governo è continua, con Letta nel 27,78% dei casi, con Renzi nel 31,01%;

Insomma, il male vero sembra essere la legge elettorale, NON la costituzione.

La competenza legislativa delle Regioni

Tabella TitoloV

Ad esempio, dopo la Riforma, saranno di competenza esclusiva dello Stato:

Tabella TitoloV 2

Dunque, dopo la riforma costituzionale, lo Stato si occuperà in via esclusiva di ambiente, energia, infrastrutture, turismo, comunicazioni, ecc.. e porrà le “disposizioni generali e comuni” in settori strategici per gli enti locali come governo del territorio e urbanistica, ecc.. lasciando alle Regioni solo rappresentanza e promozioni. Infatti, alle Regioni restano, come competenza:

  • la promozione (ma non la tutela) dei beni ambientali, culturali e paesaggistici;
  • la promozione (ma non tutela) dello sviluppo economico locale e organizzazione in ambito regionale dei servizi alle imprese e della formazione professionale;
  • la valorizzazione e organizzazione (ma non tutela) regionale del turismo la rappresentanza delle minoranze linguistiche;
  • la promozione del diritto allo studio, anche universitario;
  • la promozione delle attività culturali,

Soprattutto, per quanto riguarda l’energia, la tutela del territorio, dell’ambiente, ecc.. appare evidente che questa modifica vuole aggirare la sentenza della Corte costituzionale n. 7 del 2016, che ha dichiarato incostituzionali, per violazione degli artt. 117 e 118 della Costituzione, alcuni dei principi contenuti del Decreto Sblocca Italia, tra questi il punto che prevedeva l’esclusione delle Regioni dai processi decisionali in materia energetica e infrastrutturale. La Corte costituzionale con la sentenza n. 251 del 2016 ha anche appena bocciato la riforma Madia, essenzialmente per gli stessi motivi.

Dunque, se vince il sì, i territori e le Regioni non potranno più opporsi alle decisioni dello Stato in materia energetica ed ambientale. Impianti geotermici, biomasse, inceneritori, ma anche cave, ecc.. saranno autorizzate direttamente da Roma senza che i territori possano più opporsi in ogni modo.

Dopo la riforma abbiamo visto che ben poche competenze restano alla Regione, competenze di poco conto. Ma anche queste poche competenze potranno essere, tuttavia, sottratte alle Regioni con una semplice e generica di dichiarazione del governo di “interesse nazionale”.

È la devastante Clausola di supremazia introdotta dalla riforma al comma 1 del nuovo articolo 117 dea Costituzione. Cosa prevede questa clausola? Che: “Su proposta del governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale.”

Insomma, il Governo, con una semplice e generica dichiarazione di “interesse nazionale” potrà togliere completamente la possibilità di legiferare e gestire il territorio alle Regioni ed enti locali.

Insomma, io, Governo, già ti ho tolto molte materie ma, basta che sostenga un generico interesse nazionale, e ti posso togliere completamente la possibilità di legiferare e gestire il territorio.

Tutto in mano mia, e tutto solo sulla base di una generica dichiarazione di interesse nazionale.

Attenzione, dichiarazione fatta non dal Parlamento, che rappresenta tutto il popolo italiano, ma dal Governo che ne rappresenta solo una parte. Una follia.

Ecco a che serve la riforma del titolo V

È, invece, immediatamente operativo l’aumento delle firme che bisognerà raccogliere: triplicate, da 50mila a 150mila, per l’iniziativa popolare; aumentate da 500mila a 800mila le firme per proporre un referendum se si vuole che il quorum sia calcolato sulla metà più uno non degli aventi diritto, ma dei votanti alle ultime elezioni per la Camera

Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) viene abolito.
Ma questo non è un male. E’ un organo consultivo che non ha particolari poteri o particolare influenza. Somiglia molto ad un parcheggio per “amici” da stipendiare.

Queste sono le tematiche principali di questo referendum. In caso di vittoria del si, avremo:

  • Più potere in alto, meno in basso.
  • Ulteriore assoggettamento alle direttive Europee, piuttosto che a quelle Italiane.
  • Minori possibilità di difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Per chi volesse approfondire maggiormente, QUI potete trovare una spiegazione più approfondita e dettagliata dei temi trattati, mentre QUI una bellissima dissertazione sull’architettura costituzionale, ovvero le motivazioni profonde che hanno portato alla costituziione così com’è, e cosa vogliono veramente smantellare. Entrambe opere della giurista Solange Manfredi.

QUI INVECE IL RAFFRONTO TRA LA COSTITUZIONE ODIERNA ED I CAMBIAMENTI POPOSTI, ARTICOLO PER ARTICOLO  

QUI L’OPINIONE DEL GIUDICE IMPOSIMATO 

QUI L’OPINIONE DI GHERARDO COLOMBO

QUI L’OPINIONE DI LUIGI FERRAJOLI

 

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