Benigni e la Costituzione intoccabile (solo quando pare a lui)
di Enrico Carotenuto
Fino a ieri era “La più bella del mondo”. Da oggi è “Bellina, ma si può migliorare”.
Squilli di tromba sulla prima pagina della Pravda, ehm, scusate, de “La Repubblica”: Benigni voterà SI al referendum sulla costituzione. In un bieco articolo il direttore dell’organo di stampa “ufficiale” del Partito Devastante ci spiega come Benigni, si, proprio colui che qualche anno fa hanno messo in prima serata a difendere la Costituzione da un attacco esattamente identico a questo, si sia schierato insieme ad altri 250 nomi “noti” a favore del progetto Renziano.
Dopo un panegirico introduttivo in cui ci fanno vedere quanto Benigni ami l’Italia e la Costituzione, l’articolo arriva al sodo: “Sono trent’anni – dice Benigni – che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il “sì”, con l’altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile.
Siamo sicuri che sia Benigni? Perchè a noi questa frase, più che altro, sembra un plagio della famosa “supercazzola” di Tognazzi.
In pratica dice che la riforma è scritta male, ma che ottiene gli obiettivi di superare il bicameralismo perfetto e di avere un solo voto di fiducia al governo.
In pratica a Benigni non importa dell’illegalità, della deriva autoritaria, della fine delle protezioni democratiche. Lui vuole il Senato delle Regioni. Per fare che? Mah…
Sostiene che la riforma è una pecionata, ma che è meglio di nulla. Dimentico che non c’è il nulla adesso, ma proprio quella carta scritta così bene. Quindi per lui una cosa fatta male è meglio di una fatta bene. Parole sue.
Calamandrei l’avrebbe preso a bacchettate sulle mani e l’avrebbe mandato al banco col cappello da somaro.
Ma come mai un progetto che non andava bene prima, va bene adesso?
Come mai lo stesso uomo, qualche anno fa, tuonava contro quello che era essenzialmente lo stesso identico progetto, fatto nello stesso modo?
Semplice: perchè una corrente (quella massonico-gesuita) ha sbaragliato i rivali (p2-opusdeisti), e mentre l’ultima volta il tentativo era stato fatto proprio da quest’ultima piramide per mettersi il più possibile al riparo in una lotta ben più ampia che li vedeva sulla difensiva, ora il tentativo lo fanno i vincitori per assicurarsi di non avere più problemi nei secoli dei secoli, amen.
Un conto è mettere al riparo gli amici del Berlusca, un conto gli amici di Renzi.
Ed ecco che il paladino della “più bella del mondo” esegue un perfetto salto all’indietro con avvitamento mortale di logica.
Ma Benigni ci fa o ci è?
Noi siamo propensi a credere che ci faccia, forse obbligato, magari da qualche errore del passato che qualcuno ha tenuto in un cassetto.
Troppo macroscopica quest’inversione di marcia. Benigni sa bene che con questa mossa perde definitivamente la faccia davanti a chi è in grado di fare due più due. Evidentemente si consola col fatto che la maggioranza non è ancora in grado di vedere certi salti mortali.
Peccato veramente. Gli volevamo bene.
Chissà che in un prossimo futuro non gli tocchi anche di venirci a raccontare che non è l’amor che move il sole e l’altre stelle…
Probabilmente il sommo Dante, se fosse stato nostro contemporaneo, avrebbe trovato un posticino per il povero Roberto nella prima delle sue tre cantiche immortali.
Ma non finisce qui: nell’articolo appena sotto Repubblica c’informa che ci sono ben 250 intellettuali che si sono apertamente schierati a favore del SI.
All’interno troviamo un’interessante lista di nomi, guardacaso quasi tutti professori universitari. Tra di loro solo 4 o 5 si occupano di diritto. Chi segue Coscienzeinrete sa bene quale sia il nostro punto di vista sulla casta professoriale e su come venga utilizzata.
Ovviamente si guardano bene dal pubblicare in prima pagina la lista di quelli che sono per il NO (migliaia). Ma non possiamo pretendere troppo dalla Pravda.
Possiamo limitarci a prendere atto dei nomi in lista come indicatore di affiliazione e/o irresponsabilità.
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