Art. 18: il Parlamento in ginocchio davanti al Messia Eurolandia. Riforma e Controriforma.
di Fausto Carotenuto
Il Parlamento approva la fiducia posta su due norme del rinnovato art. 18. Sulla flessibilità del lavoro e sugli ammortizzatori sociali.
Non sarebbero mai state approvate se non usando la clava della crisi economica, dei mercati, dello spread… Ed ora Monti ha imposto l’approvazione con la scusa di arrivare con più forza al famigerato vertice europeo di giovedì e venerdì.
La strategia della tensione economica funziona bene su un Parlamento che non si rende bene conto che ogni votazione che fa accelera la sua fine. Accelera la fine dello stesso sistema politico e di partiti che lo esprime. Ogni voto che produce è una ulteriore spinta vero il “tutti a casa” (o quasi) di questa classe politica imbelle ed imbrogliona.
E di questo non possiamo non essere in qualche modo soddisfatti. Certo avremmo preferito che lo facesse la gente con i propri voti, e non una specie di colpo di stato gesuitico-massonico che si avvale della crisi economica.
Ma da chi verranno sostituiti?
In genere chi fa un colpo di stato pensa anche a come mettere su un nuovo equilibrio. In questo caso la maggioranza sarà di gente più preparata ed eticamente meno compromessa, ma molto più eurocentrica ed obbediente ad autorità superiori. E l’opposizione nelle mani di tribuni vari sparasette ammazzaquattordici privi di potere vero. Utili per dire che la democrazia c’è ancora e tenerci buoni. Naturalmente entrambe – maggioranza ed opposizione – abbondantemente influenzate e controllate in vari modi dagli stessi poteri di manipolazione gesuitico massonici. Ora in crescita su tutti i fronti a livello mondiale.
Temiamo inoltre che insieme ai felloni vadano a casa anche quel poco di democrazia e di pluralismo che è rimasto in Italia. Quel poco di sovranità che ancora esercitiamo rispetto all’avanzante Superstato Centrale Europeo.
Certo i sintomi vanno proprio in questa direzione: Monti ha annunciato che appena approvate le riforme estorte al Parlamento, scriverà una bella letterina al Presidente del Consiglio d’Europa, per dirgli quanto siamo stati bravi ed obbedienti.
Naturalmente il Presidente del Consiglio d’Europa, Herman Van Rompuy, non è stato eletto da noi. E’ un democristiano belga fiammingo dai grandi meriti. Primo tra i quali appare di questi tempi la provenienza da un particolare vivaio di talenti: è un professore di economia, passato per la banca centrale belga e soprattutto formato nella università gesuita di Leuven. Fondata dalle agguerrite armate del “papa nero” nel 15° secolo per contrastare in tutti i modi possibili la Riforma protestante. Insomma un figlio della Controriforma gesuita.
Come il nostro governo…
Ma, stimolato proprio dai tentativi di controriforma, il movimento del risveglio continuerà serenamente nella quotidiana attività di “riforma” delle coscienze. Naturalmente a cominciare dalle proprie.