Desecretazione: segnale di una vittoria, ma non della gente.
di Enrico Carotenuto
Ieri Renzi ha firmato la declassificazione degli atti relativi ai fatti di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, stazione di Bologna e rapido 904.
Bello, diranno in molti.
Perchè a molti potrebbe sembrare un passo verso la trasparenza, come annuncia contento il Presidente del Consiglio.
Grillo contesta che non verrà reso pubblico niente di nuovo, e potrebbe anche avere ragione. Probabilmente quasi tutto quello che doveva sparire, in 20 o 40 anni, è sparito da un pezzo, e soprattutto non verranno desecretate le carte dei Servizi, che sono quelle che contano maggiormente.
Comunque sia, quello che è successo in realtà, si sa da anni e anni, e ormai ne circolano veramente pochi dei responsabili. Ma circolano ancora alcune strutture che possono essere tenute a bada con carteggi vari.
La mossa di Renzi quindi, in parte, non è che l’ennesimo stunt pubblicitario. In parte. Quella minore.
Le famiglie delle vittime probabilmente non ci guadagneranno molto, e le vittime stesse assolutamente nulla.
Il significato più profondo di questa azione è un altro: è un bollettino della vittoria totale.
La vittoria di chi?
La vittoria della piramide che potremmo a grandi linee definire gesuitica.
E chi sono gli sconfitti?
Gli altri, quelli più a “destra”, quelli magari più legati all’Opus Dei ed a certi ambienti atlantici di cui la P2 è espressione. Quelli che avevano gestito le cose dagli anni ’70 e ’80, fino a qualche anno fa. Quelli che le stragi le hanno pianificate ed eseguite, e che con quelle ed altre cosucce erano diventati perno fondamentale degli avvenimenti e della politica italiana.
Quelli ora sanno che non si possono più muovere, che hanno esaurito le protezioni, che hanno le pistole scariche e le polveri bagnate. Questo è il significato della desecretazione. Tutti in riga sotto i nuovi vessilli, altrimenti sono guai: la desecretazione è un processo lungo, laborioso, e mirato. Occorre una forte dose di credulità per pensare che oggi gli armadi si aprano e che esca fuori tutto, ma proprio tutto. Una carta può saltare fuori oggi, domani, o rimanere chiusa in un cassetto per sempre, e quelli che sono legati alla vecchia piramide, ora sanno che chi ha le chiavi del cassetto, non teme rappresaglie. E’ finito il tempo dei ricatti incrociati. Ora sono monodirezionali.
Stiamo vedendo le ripercussioni della vittoria totale (temporanea) di quella corrente che si è permessa di pensionare un Papa vivente. E stiamo vedendo come i modi di quella corrente siano coerenti: un “Papa buono” San Pietro e un “Politico buono” a Montecitorio. Uno rinuncia alle scarpine di Prada e telefona al popolo, l’altro ci da 80 Euro e la “trasparenza”. Ma non lasciamoci ingannare neanche un secondo: dietro le facciate c’è sempre la stessa materia scura. Così come con Bergoglio non è cambiata la sostanza della Chiesa, con Renzi non cambia la sostanza del governo: cieca obbedienza ad un certo tipo di mondialismo, e feroce messa a tacere dei rivali.
La stessa cosa che abbiamo visto con Obama, no? Il Nobel per la Pace preventivo…
Chi pensa che la mossa di Renzi sia comunque un passo avanti s’illude. Occorre ricordare che le piramidi in guerra sono unite in cima, e che la guerra è l’essenziale divide et impera che mantiene la stessa cima al suo posto.
Comunque sia, non facciamoci abbattere: i loro giochi, i loro movimenti contano tutto sommato poco. Ormai siamo in tanti a tenerli d’occhio, a vedere cosa fanno, e a dargli scarso peso. La battaglia vera, sul pianeta, è in corso all’interno di ognuno. Il cambiamento passa da tutti noi, in orizzontale, non dal gioco delle piramidi: quello è lo stesso da millenni. Quindi tenere d’occhio si, ma disperarsi no. Concentriamoci su quello che possiamo fare nel nostro piccolo, con noi stessi e con chi abbiamo intorno.
“Non ragioniam di lor, ma guarda e passa“…
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