Ha ancora senso Pregare?
di Fausto Carotenuto
E’ difficile pregare ai giorni nostri…
Era di certo più facile quando si pensava alla preghiera come ad una attività naturale, giornaliera: un modo indiscutibile, accettato da tutti, per rivolgersi a Dio e affidarsi nelle sue mani, sia nei ritmi normali della quotidianità che nelle difficoltà della vita. Ora invece la nostra cultura materialista esita molto a parlare con un Dio che non vede, che non gli risponde con parole che si possano sentire… La preghiera appare sempre di più come una forma di superstizione popolare, o come il rifugio di chi invecchia o è malato ed ha paura della morte … Roba da ingenui, da bambini: un modo di consolarsi, di addormentarsi rispetto alle durezze della vita… di rifugiarsi in un mondo che non esiste.
Ma è proprio così?
La mente, presa dal modo di ragionare prevalente della nostra epoca, ci spinge a non perdere tempo in preghiere, e a concentrarci invece su quello che nella vita possiamo fare con i nostri mezzi “umani”. Quando però questi mezzi non sono sufficienti ad “andare avanti”, a capire il senso di quello che ci capita, la nostra ragione non ci aiuta più: spesso ci lascia preda di dolori incomprensibili, della depressione, privi di speranze, schiavi di una cupa disperazione…
Il cuore invece – se troviamo il coraggio di dargli retta – ci spinge in un’altra direzione: il cuore sa bene che rivolgersi al “Cielo” nei momenti difficili non è una perdita di tempo, non è un vacuo fantasticare. Per questo tante persone pregano comunque, anche se per farlo devono mettere a tacere la mente. Nel dare ascolto a questo impulso, si fa ricorso ad una saggezza interiore, ottimista e positiva, che è ben maggiore di quella della mente…
Del resto, è davanti agli occhi di tutti che il nostro mondo dominato dalla ragionevolezza, dalle leggi di mercato, dal denaro, dalla scienza e dal pensiero razionalista sta rovinando gran parte dell’Umanità e la stessa Terra. E inoltre, se ci riflettiamo, tutti siamo in grado di capire che anche nella vita di ognuno di noi, se seguiamo solo la ricerca razionale di beni materiali, andiamo incontro al dolore e al fallimento.
Non sarà che per prendere la direzione giusta alla nostra cultura manca proprio il cuore?
Quando si mette il cuore nei pensieri, quando si mette una sincera voglia di bene – di bene per tutti – in quello che pensiamo e poi facciamo, questo si chiama Coscienza.
Forse allora, di questi tempi, il modo giusto per mettersi in contatto con il mondo spirituale è una preghiera “cosciente”. Che significa pregare per il bene di tutti, e non solo per sé… pregare “sentendo” che facciamo parte di un preciso progetto, nel quale nulla avviene per caso, e nel quale siamo forse noi che ancora non abbiamo compreso cosa sta succedendo.
Forse pregare non significa chiedere un risultato che venga da fuori, ma chiedere “luce” per sapere noi cosa fare di buono nelle difficili situazioni della vita… Per sapere noi dove e come mettere ogni giorno quella goccia d’amore in più che cambierà la nostra vita e aiuterà veramente gli altri.
E magari questa “luce”, a chiederla veramente con tutto il cuore… arriva! Non c’era Qualcuno… duemila anni fa, che diceva “chiedi e ti sarà dato?”
Ma attenti: bisogna chiedere la cosa giusta!
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