Altro giro, altra corsa: il nuovo divide et impera per l’Europa
di Enrico Carotenuto
Si prospettava da anni. I politici di un certo tipo, e certi “professori” lo sussurravano da tempo, forse incapaci di tenere la bocca chiusa, forse per vanto: le vecchie divisioni in destra e sinistra sono superate, il nuovo giochino si chiama “Euro si, Euro no”.
Abbiamo visto come negli ultimi anni sia inevitabilmente nato un sentimento popolare di opposizione alla UE ed all’Euro. Sentimento generalmente canalizzato in contenitori “estremi”, sia a destra che a sinistra.
Sono nati siti, associazioni, partiti e partitini in cui la lotta all’Euro è la raison d’etre. In questi giorni stiamo assistendo alla controffensiva, soprattutto sulle pagine dei social network, ma anche sui quotidiani nazionali, degli Euro SI, che si pongono invece come la voce della ragionevolezza. Ecco servito il tormentone studiato fin nei minimi dettagli per occupare le teste pensanti, vogliose di cambiamento, quelli che per determinati poteri sono i possibili “piantagrane”.
Quindi stiamo assistendo alla nascita di un paradigma che vedrà come al solito lo spostamento del tema centrale su una questione di secondaria importanza. Prendiamo ad esempio il berlusconismo: per vent’anni l’attenzione è stata spostata sulle vistose magagne del magna(n)te di Arcore ed è infuriata la guerra tra pro e contro Berlusconi, mentre nel frattempo non si guardava il fatto che sia gli uomini del PDL, che quelli del PD, ci stavano mettendo le belle scarpine di cemento dei trattati europei, e ci stavano buttando in acqua senza chiedere niente a nessuno.
Ecco, quello che sta succedendo ora è molto simile.
La questione Europa è più semplice di quanto sembri.
L’Europa Unita sarebbe una cosa auspicabile se:
A) Fosse uno stato democratico, con un parlamento eletto democraticamente che abbia effettivi poteri decisionali.
B) Avesse una banca centrale prestatore di ultima istanza e sottomessa ai voleri dello stato democratico di cui al punto A.
C) Avesse delle vere politiche interne di riequilibrio legislativo ed infrastrutturale tra i diversi paesi che mitighino gli effetti del mancato controllo nazionale su cambi, tassi, e massa monetaria.
Allo stato delle cose, l’Unione Europea non ha nessuno di questi tre requisiti.
Questo è il punto. Ed è da questo che vogliono sviare la nostra attenzione. E’ per questo che vogliono che le critiche siano fazionate in partiti e partitini poco credibili, ognuno con una sua piccola parte di verità, di ultra-destra o di ultra-sinistra, o di ultra-populismo.
Ed è per questo che creano ad arte uno scontro tra Euro-SI ed Euro-NO: per evitare che si crei un fronte ampio ed unito che dica: “Cosa conta avere una moneta nazionale o europea, se chi la emette è la stessa elite di privati che non risponde a nessuno? Della moneta ce ne frega relativamente: NOI VOGLIAMO DEMOCRAZIA!”
Ecco, un fronte pan-europeo unito su questo, sarebbe veramente un pericolo per chi invece ha tutto in mano in questo momento.
Invece assistiamo ad un frazionamento devastante, che fa solo il gioco dei poteri di controllo, mantenendo inalterato lo status quo. Frazionamento al quale più o meno consapevolmente partecipano giornali, tv, e persone sui social.
Non entro nei dettagli delle castronerie che vengono tirate fuori da entrambe le fazioni per portare acqua al loro mulino. Sono talmente tante e talmente strampalate… E la gente dietro, citando frasi fatte e pensieri raccattati, condividendo assurdità sui social networks, che qualsiasi studente di economia potrebbe confutare. Tutti si sentono economisti ormai, oltre che allenatori della Nazionale.
E tutti giocano il nuovo Divide Et Impera, che poi è quello di sempre, ma con la confezione nuova…
Intendiamoci, chi ha studiato economia sa che in assenza dei tre punti sporaelencati, l’Euro è una palla al piede. E’ altettanto ovvio che un’ipotetica Lira gestita dagli stessi che gestiscono l’Euro, non cambi assolutamente nulla, anzi. Il ritorno alla Lira è subordinato allo stralcio dei trattati europei, alla nazionalizzazione della Banca d’Italia, ecc… ma soprattutto è subordinato ad un controllo veramente democratico dello stato. Cosa che non abbiamo in Italia. Quindi il lavoro, per chi vuole cambiare le cose, è lo stesso, sia in ambito italiano che europeo. Già che ci siamo, potremmo concentrarci direttamente su quello europeo!
Credo che alla maggioranza delle persone l’idea di una nazione europea piaccia, e molto. Ma non a costo della pur fallata democrazia che avevamo fino a una ventina d’anni fa, non a costo di suicidi, disperazione e frustate economiche. (Si, l’ultimo barlume di democrazia in Italia è morto mentre la gente festeggiava la fine della prima repubblica. Vi hanno detto il contrario? Appunto…)
Quindi, chi ha a cuore il bene proprio, e quello del prossimo, dovrebbe concentrarsi nel chiedere maggiore democrazia, in Italia, ma soprattutto in Europa. Il fronte delle persone che vogliono un vero progresso non dovrebbe essere frazionato in destra/sinistra/Eurosi-no.
Bisogna rimboccarsi le maniche ed andare incontro a chi la pensa diversamente per creare dei punti comuni imprescindibili. Nel nostro paese, come in Europa. Che poi, è l’essenza della vera democrazia, no?
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