1 MAGGIO festa del lavoro. ma per quale lavoro dovremmo festeggiare? una visione spirituale
di Fausto Carotenuto
Ma per quale lavoro dovremmo festeggiare?
Se siamo costretti dalla vita a condizioni di lavoro alienanti, se facciamo un lavoro che ci stressa, oppure ci deprime o ci fa arrabbiare, che non ci piace, che ci fa male, che è pagato male, in condizioni che provocano patologie fisiche o psichiche, che non produce cose buone e soddisfacenti per la nostra coscienza…
Se allora questo è il “lavoro” cosa dovremmo festeggiare?
Un numero enorme di persone al mondo lavora in condizioni di lavoro del genere.
Noi veniamo sulla Terra per imparare a creare sempre meglio il bene nostro e di tutti… di vita in vita. Una scuola d’amore vera e propria. Quindi anche il lavoro, l’economia dovrebbero servire a questo: usarli come “strumento” per diventare più bravi a fare bene le cose per il bene nostro e di tutti. Compresa la Terra e tutti i suoi esseri.
Ma gli egoismi umani, alimentati da grandi forze di manipolazione delle coscienze, dalla finanza predatrice, protetti dai governi, o anche esercitati dagli stessi apparati statali, fanno sì che, per ottenere enormi concentrazioni di denaro e di potere, si crei un meccanismo perverso. E allora l’abbondantissimo denaro presente sulla Terra – sufficiente ad essere distribuito per soddisfare le esigenze di vita proprie della dignità umana di tutti – diventa il quotidiano oggetto di contesa e di insensato accumulo di grandi predatori. Che lasciano solo le briciole alla stragrande maggioranza degli esseri umani. Quel tanto che basta per tenerli buoni e addormentati… nella loro duplice funzione di schiavi produttori e compratori dei prodotti che arricchiscono i soliti predatori.
Una maggioranza degli esseri umani che per procurarsi queste briciole necessarie a vivere, ma spesso anche per garantire la soddisfazione dei propri piccoli vizi ed egoismi, si trova costretta ad accettare condizioni di lavoro alienanti, mal pagate, che producono patologie psichiche e fisiche…
Un groviglio perverso di manipolazione, predazione, addormentamenti, bisogni veri e bisogni indotti, grandi e piccoli egoismi.
Cosa dovremmo festeggiare oggi allora?
Sarà da festeggiare il primo maggio quando invece di essere la festa di un lavoro alienante, sarà una festa dell’amore sociale che produce uno scambio di attività dignitose e appaganti, remunerate il giusto, fatte con amore e con cura l’uno dell’altro. Ma certo ancora non ci siamo…
E allora cominciamo a farlo noi: se siamo datori di lavoro, diamo del buon lavoro, retribuiamolo bene, in condizioni di dignità umana, occupandoci amorevolmente dei nostri dipendenti. E non solo del “profitto”. Questa sarà la nostra crescita sulla Terra: aver usato bene la posizione “di vantaggio”, ma anche di forte responsabilità, che il Cielo non casualmente ci ha assegnato.
Ma anche se siamo dipendenti al lavoro in condizioni alienanti, abbiamo varie possibilità. Se proprio non possiamo andarcene, facciamo sentire la nostra insoddisfazione, premiamo per condizioni migliori, e comunque cerchiamo in ogni modo di fare bene e con cura quel lavoro al quale siamo costretti. Finché vi saremo costretti. Questo ci aiuterà, perché qualsiasi cosa facciamo per amore e con amore, comunque produce crescita e ci fa stare meglio. E se siamo “incastrati” in quella situazione lavorativa perché non possiamo farne a meno, la via della nostra crescita, della nostra dignità e del nostro stare meglio è nel fare meglio quello che ci troviamo a fare. Nel farlo più eticamente possibile, con più cura, con più attenzione, con maggiore qualità…
E se siamo disoccupati? Non disperiamoci: possiamo diventare occupati da subito: occupiamoci comunque di fare qualcosa di buono per gli esseri intorno a noi e per la società, anche se al momento non viene pagato. Non disperiamoci, non stiamo con le mani in mano, ma impegniamoci a lavorare in qualche modo per aiutare gli altri. Perché questo comunque ci fa crescere e stare meglio, e magari ci farà anche incontrare non casuali opportunità di lavoro retribuito. Quando il Cielo lo riterrà opportuno e utile.
Nobilitiamo comunque il lavoro in ogni modo rendendolo il miglior contributo possibile nostro alla società. E questo possiamo realisticamente farlo.
Il lavoro nobilita gli esseri umani se gli esseri umani nobilitano il lavoro… ed in questo ognuno ha un compito nobile davanti a sé.
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