Un’onda di suicidi provocata dalla crisi. Cosa succede? Cosa possiamo fare?
di Fausto Carotenuto
La crisi economica si abbatte come un maglio sulle tante “certezze” faticosamente conquistate. E colpisce un po’ tutti, ma in particolare i ceti cosiddetti deboli, come pensionati, disoccupati e precari. Ma anche imprenditori che non riescono più a fare fronte agli impegni presi, per le difficoltà dell’economia. Ma sempre più spesso anche per la politica rigida e usuraia delle banche e per un fisco sempre più opprimente.
I poteri di manipolazione che tendono a schiavizzare le masse vogliono spingerci ad aumentare i livelli di ansia e di paura, per controllarci meglio, per limitare la nostra libertà e quindi per frenare i risvegli di coscienze.
Tutto questo suscita una profonda compassione nelle anime più sensibili, per le persone che nella disperazione si tolgono la vita. Una vera e propria onda di suicidi è in crescita da alcuni mesi.
Noi viviamo in una epoca profondamente materialista. Ed è proprio questo tipo di cultura che non lascia molti spazi quando sei disperato. Una cultura che ci fa considerare il denaro come l’obiettivo della vita. I consumi, spesso indotti e superflui, come lo scopo dell’esistenza. La realizzazione nel lavoro e nel ritorno economico come massimo obiettivo da perseguire…
E allora, se lo stesso “sistema” ci toglie con brutalità questi falsi obiettivi, pensiamo che tutto sia perduto…
E magari non riusciamo a considerare che abbiamo degli affetti familiari, degli amici cari, degli animali e della piante intorno che ci mandano amore. Non riusciamo a vedere che la nostra utilità potrebbe essere posta in una dimensione più umana… Che abbiamo doti e talenti di altro tipo…
Non lo vediamo perché è questa forsennata cultura materialista che non ce lo permette.
La soluzione è nel miraggio della ripresa economica?
No.
La strada da seguire è quella di costruire passo dopo passo una società più umana, che ristabilisca i sentimenti, gli scambi di attenzioni, l’amore per gli altri, un’economia equilibrata, aperta e sana. Una cultura che rimetta l’essere umano con tutte le sue meravigliose coloriture al primo posto nella scala dei valori. E che riporti il denaro ed i bisogni materiali al loro nobile compito di strumenti della vita e della crescita. E non di scopi dell’esistenza.
Se questa è la strada per uscire dalla disperazione, è nelle nostre mani.
Ristabilire la gerarchia dei valori veri non è un compito delle istituzioni, ma delle coscienze. E quindi di tutti noi.
Percorriamola insieme, ognuno nel suo campo d’azione. Perché dalla rete delle coscienze emerga una società nuova, meno disperata, nonostante la crisi. E più attenta a quanto di meraviglioso e positivo ci circonda.
Per chi voglia approfondire alcuni aspetti del fenomeno, ecco un articolo pubblicato su Nocensura:
http://www.nocensura.com/2012/05/suicidi-e-emergenza-nazionale-tre-casi.html