Regionali 2015 – Venghino, Siori: Altro giro, altra corsa!
di Enrico Carotenuto
E pure quest’altra farsa delle regionali 2015, ce la siamo levata di mezzo. Cosa è cambiato? Nulla. Si registra il calo fisiologico di Renzi (che se lo aspettava, e da giorni ripete urbi et orbi “questo non è un test per il governo”), qualche guerretta interna al PD (sai che novità?) con i frondisti che fanno quello che possono, facendo trombare la candidata PD in Liguria, l’elezione in Campania di uno che l’antimafia ha dichiarato “impresentabile”; Salvini che si fa bello per un 12% che francamente, con tutta la macchina mediatica che gli hanno messo a disposizione, fa ridere i polli (è ovunque, avete notato? Solo Renzi è più ovunque di lui), ma che comunque gli dà una sorta di leadership della finta destra, e un gestibile 18% ai 5 stelle, che hanno fatto da sparring partner in Puglia e nelle Marche, beccando però distacchi abissali.
Tutto ampiamente nei parametri gente, state tranquilli, è tutto esattamente come prima. Ah, si registra l’ennesimo calo della percentuale dei votanti. Anche questo, però, rientra nei piani.
Il problema è proprio questo. Che senso ha, ormai, votare blu o rosso, o verde o stellato?
(E qui, già aspettiamo numerose critiche delle belle anime che credono veramente nel 5 stelle, ma sono anni che diciamo che hanno costruito un bel recinto apposta per loro, e fin quando i fatti continueranno a dimostrarlo, non smetteremo di ricordarglielo. Per stemperare gli animi, a titolo personale, dirò che mi piacerebbe molto, alle prossime elezioni, vedere il 5 stelle vincere con la maggioranza assoluta in parlamento. Giusto per levargli ogni scusa. Fine della digressione.)
In fondo, si tratta solo di una scelta tra gli stessi populismi, guarniti in maniere lievemente diverse. Prodotti, carte da gioco truccate che ci vengono fornite per darci l’illusione della democrazia.
E allora? Che senso ha votare per una delle varie bandierine che ci danno in pasto? Questo è effettivamente il quesito che si pone circa la metà degli aventi diritto. Serve a qualcosa? E’ sufficiente? C’è qualcosa che possiamo fare per cambiare le cose, che va al di la del mettere una croce qui o li su un pezzo di carta?
Ecco in proposito cosa scrivevamo alla vigilia delle elezioni del 2013. Riproponiamo questo scorcio di articolo, perchè due anni dopo si possono verificare alcune cose col senno di poi, nella speranza che sempre più persone riescano ad adoperare il senno del mentre.
“Vediamo alcune ipotesi:
1.Non votiamo. E’ questa una legittima scelta di chi non si sente rappresentato da nessuno, Poco conta se si va o no al seggio a fare dichiarazioni o altro che nessuno renderà mai note. Si verrà comunque inseriti nel numero dei non votanti. Non votare esprime il rifiuto di aderire ad un sistema comunque malato. E manifesta la sfiducia nel fatto che il voto possa cambiare sostanzialmente qualcosa. Chi prende questa posizione però dovrebbe anche porsi il problema di come cambiare le cose in meglio. Altrimenti il suo non voto e basta rappresenta una fuga dalla realtà e dai compiti che comunque una coscienza matura ha nei confronti della società. E a questo punto dovrebbe trovare le forme per impegnarsi direttamente in qualche modo, o per facilitare e sostenere i percorsi di persone consapevoli delle quali si fida. A prescindere dalle prossime votazioni.
2.Votiamo. Scelta altrettanto legittima, che esprime la voglia di esserci, di dire comunque la propria, considerandola un dovere sociale. In questo caso una coscienza libera vuole cercare il meglio. Qualcosa che almeno parzialmente corrisponda alle proprie ispirazioni più elevate. In ogni programma c’è qualcosa di buono, e in diverse liste persone rispettabili… Ma rarissime, e spesso in posizione da non essere votate, sono le persone con una coscienza realmente matura anche dal punto di vista spirituale. La scelta è difficilissima, ed ha a che fare con i percorsi di ognuno di noi e con quello che non casualmente ci viene incontro il relazione a queste elezioni. Basta non illudersi che votare per una di queste scatole muti qualcosa di profondo in un sistema che cambierà solo quando una sufficiente massa critica di persone con la giusta maturazione di coscienza sarà arrivata nell’agone politico. Se non ci si illude che esista una panacea, allora si possono anche fare delle scelte rivolte a certe direzioni specifiche:
se voterò per la destra saprò che darò forza al tradizionale coagulo di egoismi antisociali, da una parte, ma anche ad una maggiore tendenza a difenderci dalla perdita di sovranità e di autonomie locali;
se voterò per il centro montiano (Renziano, ma anche Alfaniano, ndr) saprò che questo va in direzione di una società più ordinata, con meno lobbies locali, meno malavita, ma anche nella direzione della perdita di autonomia territoriale, di sovranità, di libertà locali, nella direzione di una maggiore schiavitù dai gruppi mondialisti e dalla finanza internazionale;
se voterò per la sinistra contribuirò comunque alla tendenza montiana che ho descritto sopra, nel bene e nel male; ma la presenza di movimenti di sinistra nella compagine costringerà forse a tenere conto di una maggiore equità sociale nei confronti dei ceti deboli;
se voterò per Grillo, saprò che questo difficilmente porterà i grillini al governo, che rinchiuderà molte coscienze che si stanno svegliando in una sorta di riserva indiana dalla quale urlare anche cose giuste, ma senza influenzare le politiche governative. E saprò che più questa forza sarà numerosa e vociante, più obbligherà gli altri a compattarsi in governi di unità nazionale sotto le bandiere della finanza internazionale mondialista. Ma vedrò anche il positivo attuarsi di una spinta alla moralizzazione della politica di basso e medio livello. Quella che per noi è visibile.
In ogni caso otterremo dei risultati limitati in una certa direzione, positivi e negativi. Al nostro cuore ed alla nostra consapevolezza la scelta. Certamente non possiamo illuderci che dopo queste elezioni spunti il Sole dell’Avvenire di una nuova politica libera da poteri oscuri esteriori ed interiori. Dovremmo prima vederlo spuntare in larghissimi numeri di persone. Ed ancora non ci siamo.
Comunque voteremo, o non voteremo, dovremo comprendere che esiste solo una strada per migliorare e rinnovare la società ed anche la politica: l’impegno diretto e personale, contemporaneo ad una incessante opera di crescita interiore.
Nessuno farà per noi quello che noi non facciamo. E che però ora siamo perfettamente in grado di fare nell’età dello sviluppo della Coscienza, nell’epoca dei Risvegli.
Ma ci vuole impegno e coraggio. Non ci sono scorciatoie.” (Tratto da Coscienzeinrete Magazine, febbraio 2013)
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