Quando la realtà supera la fantasia
Due storie americane, due storie emblematiche in cui la fantasia di un autore ottocentesco viene superata dalla realtà di una vicenda di cronaca.
di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine)
Houston, 25 Marzo 2015 – “Non potevo sopportar di più quegli ipocriti sorrisi! Sentii che bisognava gridare o morire! – e ancora, e sempre, lo sentite? – Ascoltate! più forte! – più forte! sempre più forte! Miserabili! – Gridai, non fingete più! Confesso! Strappate quelle tavole! È là! È il battito del suo orribile cuore!”
Con queste parole, con la confessione dell’omicidio, termina il breve racconto di Edgar Allan Poe, Il cuore rivelatore.
Il racconto – per chi non lo avesse letto – è il monologo dell’assassino, ossessionato dall’occhio vitreo del vecchio con cui vive. Senza motivo lo uccide e lo smembra, seppellendolo sotto le tavole del pavimento. Ma i vicini, allarmati dai rumori chiamano la polizia che viene a controllare. Tuttavia, avendo l’assassino cancellato ogni traccia, i poliziotti, rassicurati, si intrattengono a chiacchierare e scherzare con lui. Ed è a questo punto, che l’assassino crede di sentire un battito cardiaco sempre più forte provenire da sotto il pavimento, dove ha seppellito il vecchio. I poliziotti sembrano non sentire alcun rumore, ma lui pensa che lo stiano prendendo in giro, giocando come il gatto con il topo, in attesa di arrestarlo.
Improvvisamente – ossessionato da quel rumore – non ce la fa più e rivela il suo crimine.
Il suo senso di colpa lo perseguita e lo costringe a confessare, in linea con la tradizione del romanzo gotico.
Solo che nel caso di Robert Durst, non siamo in un romanzo gotico dell’800.
Siamo invece negli studi televisivi della HBO, pochi giorni fa – domenica sera 16 marzo – e Robert Durst, miliardario di 71 anni dall’inquietante passato, viene intervistato per un documentario, The Jinx: The Life and Deaths of Robert Durst – La maledizione: La Vita e le Morti di Robert Durst.
Perché accetta questa intervista Durst?
La sua vita è piena di misteri; in molti sono convinti che sia lui l’assassino della moglie Kathy, scomparsa nel nulla dalla loro casa fuori New York nel 1982 e anche della responsabile del suo Ufficio Stampa, Susan Berman, uccisa a revolverate nel suo appartamento di Las Vegas.
Gli inquirenti sono finora riusciti a incriminarlo per un solo crimine, a Galveston, un anno dopo l’omicidio della Berman, ma lui se la cava argomentando che si tratta di legittima difesa.
Nonostante – guarda guarda – avesse fatto a pezzi il corpo della vittima che era, come nel racconto di Poe, uno con cui coabitava e avesse gettato i pezzi nella spazzatura a Galveston Bay.
Perché accetta allora – contro il parere di due team legali – di sottoporsi a 25 ore di interviste?
Forse perché si ritiene intoccabile, troppo astuto per essere incastrato.
O forse perché vuole spazzar via, una volta per tutte, i sospetti che da sempre ruotano intorno alla sua vita.
O forse c’è dell’altro.
Forse qualcosa che – sotto la superficie della coscienza – urge in lui.
Tant’è che a un certo punto, messo in difficoltà dal regista del documentario, che è riuscito a procurarsi una lettera scritta da lui alla Berman anni prima – la cui calligrafia è molto simile a quella del biglietto anonimo che denunciava l’omicidio della donna – inizia a mostrare segni di ansietà.
L’intervista s’interrompe momentaneamente e Durst va al bagno.
Mentre è alla toilette mormora tra sé e sé: “Ecco fatto. Ti hanno beccato”. Piange sommessamente. E, pochi istanti dopo, aggiunge: “Che diavolo ho fatto? Li ho ammazzati tutti, certo”.
Solo che non si accorge – almeno consapevolmente – di avere indosso ancora il microfono dell’intervista acceso.
Passano pochi giorni – qui la legge non scherza, né si fa problemi per l’età dell’indagato – e una squadra dell’FBI e della polizia della Louisiana lo va a prendere in un hotel di New Orleans e lo sbatte in galera con accuse pesantissime.
E – manco a dirlo – proprio oggi emerge che il nostro miliardario è collegato anche con un altro omicidio, quello di una studentessa del Vermont, Lynne Schulze, svanita nel nulla nel 1971.
Non solo: gli inquirenti si stanno trovando di fronte ad una tale quantità di falsi documenti d’identità, pseudonimi, indirizzi civetta, caselle postali e società fantasma che mostrano chiaramente l’ossessione di Durst di essere inseguito, perseguitato dal proprio passato.
La vicenda dei delitti e delle identità segrete di Durst supera la fantasia della miglior fiction criminale, persino quella di Edgar Allan Poe.
Preparatevi a vedere la sua storia…prossimamente al cinema.