L’ONU e i Paesi più…uguali degli altri
Nei media ormai quasi universalmente ‘allineati e coperti’ passano raramente notizie autentiche, news in grado di dare un quadro reale di quanto accade nel mondo.
di Piero Cammerinesi
Ogni tanto, però, qualcosa trapela e, anche se minimizzato o tardivamente negato o ridicolizzato, può aiutare il lettore spregiudicato a cogliere degli elementi utili per formarsi un giudizio indipendente sui fatti.
Una di queste notizie si riferisce a un’ammissione del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, il quale ha dichiarato ieri di aver rimosso – ad appena 72 ore dalla pubblicazione – la coalizione guidata dall’Arabia Saudita dalla lista nera dei Paesi assassini di bambini.
Perché è stata cancellata da questo vergognoso elenco l’Arabia Saudita che sta bombardando da mesi lo Yemen insieme a Bahrain, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania, Marocco e Sudan?
Semplice, perché quel Paese ha minacciato apertamente di chiudere i finanziamenti ai programmi dell’ONU.
Tutti ricorderanno l’assurdo dello scorso anno quando al rappresentante saudita Faisal bin Hassan Thad venne attribuito l’incarico di presiedere il comitato consultivo del Consiglio Onu dei diritti umani con il compito di nominare gli esperti sui diritti umani.
Un po’ come mettere un pedofilo a capo di un comitato per la protezione dell’infanzia.
Siamo ancora una volta di fronte alla menzogna globale di una organizzazione – l’ONU – che si presenta ai popoli come super partes e rivolta al benessere del mondo intero, mentre è totalmente asservita agli interessi dei Paesi dominanti e profondamente corrotta nelle sue scelte e nelle sue strategie.
Naturalmente Ban Ki-moon non ha rivelato la fonte delle – chiamiamole così – pressioni, ma le notizie indicano che esse provengono direttamente dal governo saudita.
Il rapporto 2015 dell’ONU “I bambini e i conflitti armati” riportava inizialmente la coalizione saudita come una di quelle “che uccidono e mutilano i bambini” e che “sono coinvolte in attacchi contro scuole e ospedali”.
Il rapporto, redatto da ricercatori delle Nazioni Unite in Yemen, dichiara che i bombardamenti dei sauditi e dei loro alleati sono responsabili di oltre la metà dei 785 bambini morti e dei 1.168 feriti.
Naturalmente il governo saudita ha immediatamente protestato energicamente, tanto che il segretario generale ONU ha dichiarato frettolosamente di voler rivedere accuratamente i dati, in modo da “garantire la massima accuratezza possibile”.
Ma ieri, giovedì, Ban Ki-moon ha gettato la maschera ammettendo apertamente come stanno le cose.
“Il rapporto descrive orrori che nessun bambino dovrebbe vivere – ha dichiarato il segretario generale in conferenza stampa – tuttavia, ho anche dovuto prendere in considerazione la possibilità molto concreta che milioni di altri bambini debbano affrontare grandi sofferenze se, come mi è stato detto, alcuni Paesi non finanziassero più diversi programmi delle Nazioni Unite. I bambini già a rischio in Palestina, nel Sudan meridionale, in Siria, in Yemen, e in tanti altri luoghi precipiterebbero in una disperazione ancora più profonda”.
Guarda caso l’Arabia Saudita, che finanzia centinaia di milioni di dollari all’anno per i programmi alimentari ONU in Siria e in Iraq, è uno dei maggiori finanziatori in Medio Oriente.
Nel 2014 ha offerto 500 milioni di dollari – la più grande donazione umanitaria ONU per un singolo obiettivo – per aiutare gli iracheni in fuga a causa dell’ISIS. Negli ultimi tre anni, l’Arabia Saudita è diventato il terzo maggior finanziatore di programmi per la Palestina, investendo decine di milioni di dollari per la ricostruzione di Gaza e per assistere i rifugiati palestinesi.
“È inaccettabile che gli Stati membri esercitino indebite pressioni – ha aggiunto il segretario generale, affermando che la sua scelta di togliere l’Arabia Saudita dall’elenco è stata “una delle decisioni più dolorose e difficili che ho dovuto prendere”.
Ma i sauditi non sono nuovi a questi exploit. Nonostante le affermazioni dell’ambasciatore presso le Nazioni Unite, Abdullah al-Mouallimi, secondo il quale il suo Paese non avrebbe utilizzato minacce, anche se – ha aggiunto – “la presenza nella lista avrebbe ovviamente avuto delle conseguenze nelle relazioni con l’ONU”, il governo saudita ha usato la stessa tattica all’inizio di quest’anno, quando ha minacciato di ritirare tutti gli investimenti negli Stati Uniti se fosse passata negli USA la proposta di legge che consente alle famiglie delle vittime dell’11 settembre di fare causa al suo Paese.
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque; anche nel Palazzo di vetro pecunia non olet.
Resta il fatto che se il fine non giustifica mai i mezzi, una organizzazione internazionale come l’ONU – nel cui statuto è espressamente dichiarato che “L’Organizzazione è fondata sul principio della sovrana eguaglianza di tutti i suoi Membri” (Art.2,1) – dovrebbe intraprendere scelte diverse da quelle che si dice costretta a prendere.
Ma evidentemente c’è sempre qualcuno che è … più uguale degli altri.
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