IRON MAN 2 – una recensione cinematografica semiseria alla luce dell’antroposofia.
di Stefano Rofena
I film fantastici americani sembrano incubi sul futuro. Per me sono un’occasione per fare le mie contro-immaginazioni.
IRON MAN 2 mi aveva incuriosito perché sui cartelloni pubblicitari il protagonista appare dotato di un congegno applicato sul cuore che emana una luce bluastra. Volevo vedere cosa avevano immaginato gli autori proprio riguardo questo organo che è connesso con l’amore e le facoltà dell’anima nel contesto di un film del genere – come lo chiamo io – “sparammazza”.
Il protagonista, Tony Stark alias Iron Man, è un “ancora giovane” bell’uomo miliardario e capo di una corporation industriale, circondato da belle donne come collaboratrici servili. Tutte le caratteristiche socio-economiche dell’attuale mito dell’uomo “arrivato”. Ma ha un problema: sopravvive grazie all’energia di un congegno circolare impiantato sul cuore. Osservo che questo congegno emana una luce fredda, bluastra e di intensità fissa.
Esercizio di immaginazione n. 1: Se ci fosse chiesto di immaginare una “luce del cuore” come sarebbe?
Inoltre per funzionare questo congegno consuma un carburante costituito da un elemento chimico solido.
Esercizio di immaginazione n. 2: Se dovessimo descrivere qualcosa che fa traboccare di energia vitale proveniente dal centro del nostro petto, cosa sarebbe e come sarebbe fatto? Sarebbe consistente come un solido, come un liquido, come l’aria o come il calore?
Nel film, inoltre, questo carburante solido intossica il sangue e il protagonista è costretto a misurarne la tossicità con una macchinetta identica a quelle per la glicemia dei diabetici.
Nello sviluppo della storia il protagonista, consapevole di aver ancora poco da vivere a causa di questa progressiva mortale intossicazione, decide di darsi alla “bella vita” apparendo su palcoscenici identici a quelli per le pop-star (si vedano gli MTV Awards) acclamato da folle estasiate o in festini tipo bunga-bunga dove si lascia andare a volgarità corporali e, in accenni espliciti, sessuali.
Parallelamente a questa situazione si sviluppa una minaccia esteriore da parte del cattivo di turno, manco a dirlo proveniente dalla Russia. A questo punto si profila la missione delle donne.
Tony abdica dalla funzione di dirigente massimo della sua industria in favore di una donna che è stata il suo braccio destro in azienda, ma che non somiglia a una donna tipo Margaret Thatcher o Angela Merkel; piuttosto a una diligente e carina segretaria con i capelli raccolti e la gonna della lunghezza giusta. C’è anche un’altra donna più procace e insospettabilmente abilissima nelle arti marziali al suo servizio. Ebbene queste due figure sviluppano il compito di sostenere l’uomo di ferro nel momento della sua decadenza morale e psico-fisica e nella parte finale manovrano da dietro le quinte per mettere il cattivo in condizione di perdere la battaglia.
Ma prima di questa battaglia conclusiva il nostro eroe trova il modo di sostituire il materiale energetico intossicante con uno migliore e salvifico. Sintetizza un nuovo elemento chimico la cui costituzione strutturale è un triangolo. Un triangolo equilatero proprio come quello che incornicia l’occhio divino, ma (!) con la punta verso il basso. Nella battaglia e nel seguito farà sfoggio di un nuovo dispositivo con luce analoga al centro del torace che indica verso il basso… forse l’origine dell’energia che lo sostiene?
Un altro elemento significativo caratterizza l’antefatto della battaglia. Stark rifiuta di cedere allo stato il progetto delle sue tecnologie che lo pongono al vertice dell’efficacia quale paladino guerriero contro ingiustizie e minacce di guerra. Egli afferma esplicitamente al congresso che la privatizzazione della difesa è più conveniente ed efficace. Il governo invece vuole detenere il controllo delle tecnologie militari e appalta lo sviluppo di armature analoghe a quella di Iron Man per i soldati a un imprenditore senza scrupoli che assolda come consulente, guarda un po’, proprio il russo cattivo antagonista di Tony Stark anch’esso genialoide tecnologico. Questi sarebbe incaricato di perfezionare armature che possano ospitare un soldato al loro interno come pilota, ma invece le modifica al fine di operare come droni; robottoni letali volanti telecomandati. La curiosità sta nel fatto che sostituisce l’elmo dell’armatura con una testa robotica con tanto di antenna, notevolmente più piccola tanto che infine il risultato finale assomiglia a un enorme culturista ipertrofico e microcefalo. Il soldato ideale?
Nella battaglia finale competono anche queste due ideologie: da una parte chi vorrebbe un esercito di robot e chi invece si fida di più di un controllo diretto dell’uomo-militare.
Da notare che alla base dell’efficacia vincente di Iron Man esponente di quest’ultima frangia sta la sua armatura che ne potenzia la forza e la robustezza. Questa è un esoscheletro. L’unico luogo dove nell’essere umano compare naturalmente lo scheletro all’esterno è la testa. L’idea implicita è che la struttura di supporto naturale umana, il suo scheletro, che da esterno e chiuso passa a essere semiaperto nella zona toracica e poi totalmente interno negli arti, espressamente deputati a esprimere la volontà nelle azioni, sia inadatta alla autodifesa e all’espressione della potenza. Meglio estendere il modello della testa – che contiene l’intelligenza – a tutto il corpo. In fondo nella testa siamo svegli e consapevoli, mentre nella regione toracica ha sede la sfera del sentimento sognante e in quella sub-diaframmatica e degli arti una volontà oscura e dormiente che non controlliamo e che non ci può placare la moderna ansia di controllo totale.
Nota di colore purtroppo attuale: la battaglia infuria nel bel centro di una città gremita di persone e il protagonista pur volando ad alta velocità consente a un gran numero di esplosioni di colpire luoghi civili prima di decidersi – il gran genio militare! – a farsi inseguire dalle orde nemiche in zone fuori dall’abitato. Ma perché certi americani amano tanto la guerra-spettacolo?
Nell’immancabile happy-end il nostro bruciacchiato ma machissimo eroe bacia la segretaria efficiente ma non prima di aver concordato di tornare al suo posto sulla poltrona di comando aziendale. Non sia mai che una donna ci prendesse gusto e dimostrasse – come nel film – che può dirigere come e meglio di un uomo! Quindi: baciami, e siediti sulla mia coscia!
Nell’impianto generale di questi pericolosissimi film-giocattolo, ci sono molti spunti positivi che speriamo prevalgano nell’influenza dell’immaginario delle moltissime giovani persone che li guardano con passione. Non ultima la figura femminile che a mio avviso fa quello che meglio è proprio del femminile: lascia il protagonismo sparone-fracassone all’uomo-maschio e operando dall’interno e dal centro con la vera “intelligenza del cuore” sostiene le debolezze del sentire maschile e non manca di dargli due schiaffoni di risveglio quando ci vogliono.
Caro Iron Man, hai molto da imparare dalle Fire Woman.
Articolo di: Stefano Rofena