IL NEGAZIONISMO DEVE ESSERE CONDANNATO PENALMENTE?
di Fausto Carotenuto
Noi la pensiamo così:
Negare che ci sia stato l’Olocausto è deprecabile dal punto di vista etico. Certamente milioni di ebrei, zingari, omosessuali, diversi, intellettuali dissenzienti e disabili sono stati eliminati da un nazismo strumento di forze oscure antiumane.
Chi pensa che tutto ciò non sia avvenuto è un povero disinformato, spesso un fanatico dei rimasugli di quelle ideologie, ed il suo pensiero è anche pericoloso perché tende ad eliminare dalla Storia l’esperienza drammatica che costituisce una delle lezioni fondamentali per non ricadere nel futuro in qualcosa di simile all’orribile olocausto.
Ma non siamo d’accordo sul farne un reato penale. Per un motivo molto semplice: ognuno deve essere libero anche di sbagliare con le proprie parole ed il proprio pensiero.
Farne un reato significa attentare alla libertà di pensiero. Significa introdurre un principio in base al quale la maggioranza di un popolo, oppure una classe politica o un governo, possono decidere cosa è corretto pensare e cosa no. E se qualcuno dissente possono imprigionarlo.
Ed un giorno potrebbero arrivare a condannare anche persone con un pensiero lucido, onesto e buono, solo perché non corrisponde a quello della maggioranza o del potere.
No, l’introduzione di questo principio è pericolosissima ed antiumana.
Lo si vuole introdurre per un tema molto condivisibile, come combattere il negazionismo dell’Olocausto, ma poi il principio rimarrebbe… anche al di là della Shoah.
Noi diciamo no. La libertà di pensiero è un valore che è costato le lotte ed il sangue e gli sforzi di tanti eroi della coscienza umana.
Napolitano grande inquisitore laico?
Pe: Ecco cosa dicono gli avvocati delle camere penali italiane:
Totalmente contraria all’introduzione di questo reato è l’Unione delle camere penali. A chi nega la Shoah bisogna rispondere con le armi della cultura. L’associazione degli avvocati parla di “deriva simbolica del diritto penale” e evidenziano il “diffuso dissenso” di storici e giuristi. “Già vivificare una categoria di reati, come quelli di apologia, è operazione di retroguardia”, lamenta l’Ucpi, ma “ancora più sbagliato” è inserire un reato di opinione. La tragedia della Shoah è così fortemente scolpita nella storia e nella coscienza collettiva del nostro Paese, da “non temere alcuno svilimento se una sparuta minoranza di persone la pone in dubbio o ne ridimensiona la portata. Anzi, proprio il rispetto che si deve al dramma della Shoah dovrebbe consigliare ai legislatori di evitare di trasformare il codice penale senza tener conto dei principi fondamentali del diritto moderno”.
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