Eroe o traditore?
Del “caso Snowden” mi sono occupato a fondo e con passione negli anni della mia vita negli USA e ne ho scritto in varie occasioni. Oggi però ci sono delle interessanti novità che vorrei condividere con i lettori.
di Piero Cammerinesi
La prima è la realizzazione di un film sulla sua vicenda, a firma di Oliver Stone e prodotto, tra l’altro, da una mia carissima amica degli anni di Los Angeles, Eleonora Granata.
Ieri il film è stato presentato a New York e ha sollevato subito – come era prevedibile – un notevole scalpore.
Prima di tutto perché questa volta a occuparsi del whistleblower americano non è un dilettante qualsiasi o un giornalista d’assalto, ma un regista che ha conquistato Oscar e riconoscimenti ad altissimo livello per film come Platoon, JFK, Wall Street, per citare solo i più noti.
Che, dunque, nello spietato sistema della comunicazione non può essere ignorato, nonostante sia uno dei personaggi più detestati dall’establishment.
In effetti Stone, uomo difficilmente manovrabile, ci è andato giù duro nel corso della conferenza stampa di presentazione: “Snowden è un uomo di coscienza – ha affermato – è straordinario riuscire a fare tutto quello che ha fatto lui a soli 29 anni“.
In secondo luogo perché il film riapre una ferita che non si è ancora rimarginata, quella delle conseguenze dei segreti divulgati da Edward Snowden, che hanno costretto gli USA a cambiare molte cose nella loro politica di spionaggio.
Basti pensare che un solo uomo – Snowden, appunto – ha costretto con le sue rivelazioni il Congresso USA a varare, obtorto collo, la prima legge di riforma della sorveglianza in decenni.
Non solo, il clamore delle sue denunce ha portato alla sentenza della Corte d’Appello che ha dichiarato illegale la raccolta di massa di registrazioni telefoniche e digitali, nonché ad un cambiamento nella politica di sorveglianza. Per non parlare del fatto che le rivelazioni di Snowden hanno costretto le aziende di tecnologia a crittografare i propri servizi.
In terzo luogo in quanto, subito dopo la proiezione, le tre più importanti organizzazioni per i diritti umani degli Stati Uniti hanno unito le loro voci per richiedere al presidente Obama di perdonare l’informatore della NSA. Lo stesso Snowden si è collegato ieri da Mosca in una conferenza stampa insieme ai rappresentanti delle tre associazioni: ACLU, Human Rights Watch e Amnesty International e, nel corso del collegamento, ha definito il whistleblowing (il denunciare irregolarità) “l’ultima risorsa per la difesa della democrazia” aggiungendo anche che se l’amministrazione Obama non modificherà la sua scelta di perseguitare gli informatori, lascerà un’eredità disastrosa per la democrazia.
“Di tanto in tanto osserviamo come i governi ridisegnino a porte chiuse i confini dei nostri diritti – così Snowden – ma se vogliamo una società libera nel prossimo secolo, dobbiamo fare in modo che gli informatori possono agire in modo sicuro“.
Oltre alle tre organizzazioni si sono attivati per questa campagna il co-fondatore di Apple Steve Wozniak, il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales, gli attori Daniel Radcliffe, Martin Sheen, Susan Sarandon, e il whistleblower dei Pentagon Papers Daniel Ellsberg.
Sappiamo bene, per converso, come la Casa Bianca abbia ripetutamente restituito al mittente le richieste di perdono per Snowden.
Anche la petizione di “We the People” che, nel luglio del 2015, raccolse rapidamente più di 100.000 firme, fu rigettata senza appello sulla base dell’affermazione – peraltro mai corroborata da prove – che le azioni di Snowden avrebbero “messo a rischio vite americane”.
Ma forse le cose – magari grazie a questo coraggioso film di Stone – potranno cambiare, basti pensare che l’ex candidato presidenziale democratico Bernie Sanders ha affermato in una intervista al Guardian che si dovrebbe riconoscere a Snowden “una qualche forma di clemenza o un patteggiamento che gli risparmi una lunga pena detentiva o l’esilio permanente”. Non è molto ma è già qualcosa.
Chissà che la fiction per una volta possa aiutare a migliorare la realtà.
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