Egitto: ultimatum al Presidente… che succederà?
di Fausto Carotenuto
La piazza, guidata dall’opposizione chiede al Presidente Morsi di dimettersi per la sciagurata conduzione del Paese. Le manifestazioni hanno provocato decine di morti e centinaia di feriti. La rabbia dell’Egitto laico appare incontenibile, e perfino l’Esercito arriva a imporre un ultimatum al Presidente che scade entro poche ore, perché lasci il suo incarico. Diversi ministri importanti danno le dimissioni. Mentre il Presidente per il momento resiste e parla al telefono con Obama…
La situazione politica precipita dietro le spallate di quella della piazza.
Convulsioni del sistema, alla ricerca di un equilibrio.
Dopo le primavera di Piazza Tahrir, e la defenestrazione di Mubarak – favorita dai servizi e dalle cancellerie occidentali e dai poteri oscuri che li controllano – Il potere era finito tutto nelle mani dei Fratelli Musulmani. Il loro leader Morsi era stato eletto Presidente della Repubblica. La maggioranza della popolazione, sotto influenza islamica, aveva prodotto un regime detestabile per l’Egitto laico, minoritario a livello di voti, ma importante a livello sociale, culturale ed economico. La progressiva islamizzazione del sistema politico e delle normative conseguenti ha quindi prodotto una polarizzazione dell’opinione pubblica egiziana. Cominciando a degenerare nl un vero e proprio conflitto interno tra laici ed islamici, dagli sviluppi difficilmente prevedibili. Ma certamente molto pericolosi.
I soliti poteri di manipolazione contano su una destabilizzazione di tutte le aree islamiche, ed in particolare dei regimi in origine maggiormente laici, come Tunisia, Yemen, Libia, Egitto, Siria, Turchia… Per destabilizzarli e farne progressivamente gli elementi di un minaccioso fronte anti-occidentale. Tale da giustificare in Occidente grandi eserciti, enormi spese militari e poderosi servizi segreti. Per creare e mantenere continue emergenze e apparati che servono soprattutto a controllare noi e a limitare le nostre velleità democratiche.
Agitano la regione, fomentano l’islam e l’anti-islam, destabilizzano paesi interi… producono vittime, paure, ansie che si spargono nel mondo. E tutto questo per avere un nemico credibile e continue emergenze da sfruttare per rimanere al potere…
Sapendo questo prendiamo le distanze dalle tesi politiche giustificazioniste di interventi umanitari e simili… I politici che vogliono convincerci che partecipare a questo gioco con le armi sia “umanitario” e un dovere morale per il nostro Paese, non lavorano per noi…
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