Degrado e servizio civile
Domenica scorsa sono andato a visitare la Domus Aurea, che non avevo più visto dopo il crollo del 2010.
di Piero Cammerinesi
Prima di accedere alla parte interrata l’ottima guida – una studiosa di storia dell’arte e di archeologia – ci ha introdotto alla straordinaria storia di questa residenza imperiale che si estendeva su una superficie di 30.000 metri quadrati circa.
Le scintillanti immagini evocate dalla nostra guida facevano tuttavia fatica a mantenersi vive nella mia mente, continuamente sollecitata dalla percezione di quanto trasmessomi dai sensi.
Vale a dire una visione pietosa e miserevole delle condizioni in cui versa tutta l’area di Colle Oppio.
Erba altissima e ormai in parte secca, infestanti che crescono sui ruderi esterni, reti divelte da cui entrano nottetempo persone che vi pernottano – c’era addirittura una tenda montata – capannelli di extracomunitari che vi bivaccano, detriti, cartacce, bottiglie di birra infrante, buste di plastica dovunque.
Il tutto sotto lo sguardo attonito di migliaia di turisti che cercano faticosamente – come me – di immaginare lo splendore della Roma imperiale di fronte al degrado della Roma attuale. È vero, come spesso usiamo rispondere a chi rimane esterrefatto dall’incuria con cui trattiamo il nostro passato a fronte di come vengono curate le antichità in altri Paesi: “ma noi abbiamo troppo, troppi monumenti, troppe opere d’arte”.
Vero, abbiamo troppo e non siamo in grado di curarlo né di rispettare le nostre radici, la nostra storia.
Questione di fondi?
In parte si, ma non solo.
Io credo che le cause siano più profonde e rimandino ad una forma mentis ormai acquisita dai nostri concittadini e sopratutto dalla pessima classe dirigente di questo Paese; vale a dire che vale la pena di investire solo su quello che può produrre danaro – da sifonare allegramente da parte dei governanti e degli amici degli amici – tralasciando ambiti che richiederebbero grandi investimenti senza assicurare adeguata redditività.
L’utile ha sostituito il bello, l’avidità il rispetto, l’attualità la storia.
Non so quanto i romani si accorgano di questo degrado; forse se non avessi vissuto all’estero per tanti anni neppure io sentirei montare questa indignazione che mi rende sempre più disagevole vivere in questo Paese.
Perché le soluzioni ci sarebbero, basterebbe volerle trovare, magari andando a vedere cosa fanno in altri Paesi per mantenere il proprio patrimonio artistico e paesaggistico.
Facciamo un esempio dove l’associare due problemi potrebbe risolverli entrambi.
Un po’ il “kill two birds with one stone” vale a dire il classico “due piccioni con una fava”.
Del problema del degrado abbiamo detto.
L’altro problema che assocerei al primo è la microcriminalità, quella per cui non si va più dietro le sbarre in questo fantastico Paese di Bengodi.
Piccoli furti, oltraggio a pubblico ufficiale, guida senza patente, atti osceni, danneggiamenti, contrabbando etc. etc. – sono ben 41 i reati depenalizzati, evviva! – come sapete, non vengono sanzionati con il carcere ma al massimo con ammende pecuniarie.
Va bene, direte voi, ma come associare questi due problemi?
Un modo ci sarebbe.
Ricordate la vicenda di Naomi Campbell che, nel 2007, era stata condannata a 200 ore di Community Service – il nostro Servizio Civile – dopo essere stata arrestata per aver preso a calci e a sputi due poliziotti all’aeroporto di Londra?
E la bella Naomi non è stata certamente l’unica celebrity a dover dar di ramazza per strada dopo le sue intemperanze; ci sono anche i casi di Caroline Giuliani, la figlia dell’ex-sindaco di New York, beccata a rubare in un negozio e quello di Boy George, pizzicato con la cocaina nel suo appartamento di Manhattan.
E pensare che il cantante aveva proposto in cambio di tenere un concerto donando il ricavato alla città di New York…niente da fare, prendi ramazza e mascherina e dacci sotto.
Avete capito ora cosa ho in mente?
Pensate a quanti furfantelli – italiani e stranieri, regolari e irregolari – entrano ed escono dai nostri commissariati praticamente impuniti, senza rendere alla società neppure l’1% di quanto hanno sottratto.
Ora immaginateli con ramazze e tosaerba, con contenitori per raccogliere la soverchiante monnezza di Roma – altro che pagliacciate delle magliette gialle – cazzuola e cemento per riparare i dissestati marciapiedi di Roma Capitale…
Cosa ci vorrebbe per mettere in atto un piano del genere?
Si vabbè, direte voi, ma dove sono i soldi per pagare chi controlla?
No, basterebbe un solo incaricato a seguire il lavoro di una squadra di lestofanti assortiti. Fai le tue ore e poi sei libero. Se fai il furbo le ore raddoppiano, se lo fai ancora vai in prigione senza passare per il via.
Vi immaginate come diventerebbe Roma in pochi mesi?
Il tutto senza toccare le casse del Comune, anzi, risparmiando i danari per tutti quegli interventi di manutenzione che dovrebbero essere messi in atto e che per magia non vengono mai attuati.
Il risultato sarebbe che i furfantelli in futuro farebbero probabilmente più attenzione a delinquere – lavorare stanca – il Comune risparmierebbe una montagna di quattrini e Roma potrebbe diventare una città dignitosa.
Fantascienza? Ditemi, è così difficile mettere in atto una soluzione di questo genere?
Possibile che tra i tanti incapaci, delinquenti ed inetti seduti in Parlamento non ve ne sia almeno uno che la può proporre?
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