Cosa rende il mondo peggiore?
Ogni scelta immorale di persone e aziende peggiora il nostro mondo. Dobbiamo ribellarci e prendere fermamente posizione nei confronti degli atti immorali che ci coinvolgono – piccoli e grandi – anche a costo di rischi o maggiori oneri personali.
di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine)
Oggi vi racconto una recente vicenda personale, questa volta non dagli USA, ma tutta italiana. Un paio di mesi fa, nel pagare online una bolletta Enel, ho erroneamente pagato 3019 euro invece di 309.
Avvedutomi dell’errore ho contattato la compagnia elettrica per richiedere il rimborso. Dopo una risposta positiva in cui si assicurava che mi era già stato effettuato il bonifico (già gridavo al miracolo!), non è accaduto nulla per settimane. Ricontattati varie volte, ancora nessuna risposta. Dopo il sesto fax disatteso – vivendo all’estero – ho passato la pratica al legale. La replica di Enel è stata quella di negare di avere effettuato il rimborso e, anzi, di aver detratto dalla dovuta restituzione l’importo residuo di una rateizzazione da me concordata anni prima e che viene peraltro regolarmente pagata mensilmente.
Direte voi: “ma qual è la novità nel Paese delle ‘cartelle pazze’, delle truffe istituzionalizzate, dei Lusi, dei Fiorito, degli ex-monopolisti delle utilities che si approfittano quotidianamente di migliaia di utenti contando sul dato statistico che tanto 8 su 10 non protestano né contestano, subendo bovinamente l’oltraggio? Tu ti sorprendi che non ti rendano quanto hai pagato in più per errore?”.
Beh, le novità ci sono, ma non sono – purtroppo – nell’episodio, bensì nella risposta al medesimo.
Prima: il fatto di non cedere al ricatto del “tanto se gli fai causa ti costa più di quello che devi avere” o del “tanto non serve a niente”.
Quindi REAGIRE, anche se costoso, non solo per sé, ma anche per gli altri.
Seconda: il fatto di non avallare – con la propria acquiescenza – la vergogna della sproporzione codificata esistente tra istituzioni e aziende da una parte e cittadini e consumatori dall’altra.
Dunque rendere pubblica la propria DISAPPROVAZIONE in tutti gli ambiti dove siamo inseriti.
Terza: il fatto di avere ben chiaro davanti alla propria coscienza che dietro una pratica – così come dietro l’azienda con cui sto discutendo – ci sono degli esseri umani e questi esseri umani con le proprie scelte possono rendere il nostro mondo peggiore o migliore.
Allora COMUNICARE con queste persone, non accettando di avere a che fare con un Moloch senza volto. Loro contano sul fatto che non vi siano interlocutori da prendere di petto. Non è così; in un Paese democratico le aziende e le istituzioni devono avere un interlocutore umano con cui dialogare.
Per questo motivo ho scritto alla mia interlocutrice – che per ragioni di privacy chiameremo C. – alcune righe, in modo che questo – come qualsiasi altro evento del genere – non passi inosservato ma venga considerato per quello che è: un atto che – se pur in minima misura – ha reso il Paese peggiore di prima.
“Gentile signora C.,
desidero risponderLe personalmente anche se, dato l’incolmabile squilibrio di forze esistente in Italia tra consumatori e prestatori di servizi, ho affidato la pratica ad un legale.
Vede, signora C., allo stesso modo in cui dietro al Suo codice di servizio “Partner N.XX” c’è LEI, una persona in carne ed ossa, con pensieri, sentimenti e una propria morale, anche dietro al numero di pratica “000XXXXXX” c’è un essere umano – IO – con pensieri, sentimenti e una mia morale.
Immagini allora, signora C., che Lei sia venuta, giorni fa, da me che – poniamo – sono un venditore di ricariche telefoniche e che, distrattamente, invece di pagare il dovuto, 10 euro, ne abbia pagati 100.
Il giorno dopo si è accorta dell’errore ed è ritornata; io Le ho detto che Le avrei senz’altro restituito quanto pagato erroneamente in più, vale a dire 90 euro.
Ma nei giorni successivi non mi sono fatto trovare.
Lei è passata e ripassata al mio negozio, ma invano.
Poi, dopo un bel po’, io Le dico che sì, magari una parte, diciamo 40 euro, glieLi restituisco – ma non subito – ma il resto lo trattengo perché, andando a rovistare tra le carte ho scoperto che Lei ha un debito – che sta pagando regolarmente – relativo al finanziamento sottoscritto per l’acquisto dell’ultimo cellulare.
Come ci rimarrebbe LEI, signora C, NON il “partner N.XX” ma LEI in persona, di fronte a questo mio atteggiamento?
Cosa penserebbe di me, cosa farebbe?
Vede signora C., anche Lei penserebbe che questo è un comportamento indegno ed immorale, del tutto affine a quanto si legge quotidianamente sui giornali italiani, nel tourbillon di notizie indecenti e vergognose di un Paese che sta rovinosamente sgretolandosi.
Il punto, però – e con questo mi avvio verso la conclusione di questa mia chiacchierata cui spero avrà il coraggio e la dignità di rispondere – che i Lusi, i Fiorito, i Lele Mora, le Nicole Minetti – e tutta la pittoresca fauna di nani e ballerine – possono prosperare perché esistono molte persone come Lei e molte aziende come la Sua.
Sappia che con il Suo comportamento – e con quello della Sua azienda – LEI HA RESO IL SUO PAESE – che, quando m’imbatto in questi episodi, sono lieto di aver lasciato da tempo – PEGGIORE DI COME ERA PRIMA.
Anche se solo infinitesimamente, ma l’ha fatto.
Tante signore C. e tante ENEL alimentano l’ingiustizia e la tracotanza dei forti, costituendo l’humus di crescita per il degrado morale di un intero Paese.
PS. Quando passerò per l’Italia La cercherò e verrò a trovarLa per poter sentire – mentre mi guarda negli occhi – dalle Sue stesse labbra cosa pensa sinceramente di questa storia, che non è semplicemente un NUMERO DI PRATICA ma una storia tra PERSONE REALI, in carne ed ossa.
Nel frattempo farò il mio dovere di giornalista, dando alla vicenda – minima ma emblematica – la giusta risonanza.
La saluto e attendo un Suo commento personale
Piero Cammerinesi”.
Inutile dire che a oggi non ho ricevuto risposta alcuna.
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