Cosa può succedere in una spiaggia bianca semideserta di fronte a un mare color turchese?
Redazione
Stefano Rofena ci porta in Sardegna. O meglio, ci porta nella sua testa. Che al momento si trova in Sardegna. Un articolo di descrizioni e riflessioni varie in questo giugno, che seppure caldissimo, regala qualche brivido.
Prima metà di Giugno. Sardegna sud-occidentale. Arrivo a un campeggio sul mare a mezzanotte.
Appena in tempo per poter lasciare il mio documento a una gentildonna che mi dice di scegliermi la piazzola che voglio. Parcheggio il camper in un buio posto non so dove e subito a nanna.
Al mattino, dopo aver fallito il proposito di vedere l’alba, mi avvio comunque di buon ora a esplorare la spiaggia. Il paradiso come mi stupirà, se fin d’ora mi ritrovo ad odorare la resina di un pino coi
piedi nella sabbia fresca e morbida di una spiaggia di – a occhio – tre chilometri, virgolettata a destra da un promontorio di roccia, con boschetto praticabile e porticciolo di pescatori intenti a riordinare le reti nei loro gozzetti multicolori e a sinistra un promontorio di macchia verde, che scende nel mare con una duna che fa venir voglia di rotolare giù come da bambino, quando non rischiavo di provocare una valanga con i miei attuali 120 chili e passa?
La procedura standard ora comporta il test della limpidezza e temperatura dell’acqua tramite pediluvio. Eseguito con successo e confermato. Il Bar non ha ancora scaldato i vapori della macchina del caffé per
poter svegliare la mia consorte con una lacrima di caffé ristretto e amaro come piace a lei.
Ognuno ha le sue forme di penitenza. Io per iniziare le mattine così dovrei avere enormi peccati capitali da
scontare. La trovo già sveglia e poco dopo partiamo per una passeggiata fino alla fine della baia accompagnati da una fresca luminosa e odorosa brezza che arriva dai tondi verdi monti all’orizzonte giù fino allo stagno salmastro, una salina, per poi saltare sulla duna di tamerici e gigli di mare. Il mondo assurdo, schifoso, ingiusto e difficile non è oggi.
La lingua dell’acqua che mi lecca i piedi lascia strisce di granelli di corallo rosso. La sensazione cromatica, termica, tattile e olfattiva è scandalosamente sensuale. Provo a rimanere moderato nel mio godimento e ringrazio… tutto.
Eccoci in vista della fine della baia quando noto due ragazzi in tuta mimetica seduti accanto una tenda di colori mimetici anch’essa. Avevo visto scene simili in riva al lago, dove gente in tuta para-militare si mimetizzava fra i canneti per pescare le carpe, paciosi pescioni che devono sopportare di essere trascinati per ore fin fuori dall’acqua a riva per poi essere pesati, fotografati, baciati e rimessi nell’acqua. Il mondo è bello, il mondo è strano, ma non ero sul lago.
Uno dei due giovani si alza e affonda scarponi anfibi nella sabbia per venire verso di me. Faccio finta di nulla. Cosa c’entri tu, giovane
che ho capito sei un militare e non un pescatore di carpe con me che sto in slip – non sopporto i bermuda al mare; amo la moda balneare degli anni ottanta – asciugamano microfibra sulla spalla e bandana sulla pelata, camminando in rotta di collisione? Il militare alza gentilmente una mano. Sì, ce l’ha con me. Con un bel sorriso e parole gentili mi spiega che non si può andare oltre. Quel paradiso davanti a me è… è… un poligono militare e sono in corso esercitazioni. Ok mi fermo qui.
Il ragazzo ringrazia per la collaborazione e io penso che oggi, in tempi in cui la leva è volontaria, perfino le sentinelle sono addestrate alla comunicazione cortese e assertiva con i civili. Nel paradosso è un piacere.
Facciamo un tuffo nell’acqua color del ghiaccio e, purtroppo, della stessa temperatura. Torniamo indietro. Pochi passi e sentiamo un botto come di tuono. Il sole e le nuvolette dipinte nel blu ceruleo non lasciano dubbi: una cannonata.
Il pensiero mi corre alla domanda di sempre sul bel mare sardo: perché facendo il bagno non si incontra alcun pesce? Sono leggende o qualche proiettile all’uranio impoverito sarà finito in acqua? Ci sarà stata la base NATO con sommergibili atomici nell’isolotto di Tavolara? E nell’arcipelago della Maddalena?
Penso a quanto sarà costato quel proiettile appena sparato che non era un fuoco d’artificio di benvenuto ai turisti per l’apertura della stagione estiva.
Penso che sono un disoccupato di lusso che si permette una vacanza simile invece di farsi venire la depressione come prescritto dal Governo. Penso a quanto facilmente si risolverebbero i falsi problemi economici con le loro vere conseguenze di impoverimento sparando petardi e stelle filanti e mettendo bagnini a guardia delle spiagge.
Mi viene un brivido. L’acqua è ancora fredda in questo inizio di Giugno.