Il rischio di una grande esplosione in Medio Oriente si avvicina pericolosamente

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Il rischio di una grande esplosione in Medio Oriente si avvicina pericolosamente

di Fausto Carotenuto

Ci sono dei sintomi molto preoccupanti. Ed in tutta questa vicenda mediorientale qualcuno comincia a stuzzicare pesantemente e pericolosamente Israele. Il fuoco si avvicina alle polveri.

I tre ragazzi israeliani rapiti il 12 giugno in Cisgiordania, sono stati uccisi. I loro corpi sono stati ritrovati. Allievi di una scuola religiosa ebraica, facevano l’autostop. Qualcuno, in una zona di influenza dei palestinesi islamici estremisti di Hamas, li ha brutalmente massacrati. Generando una ondata di sgomento e di odio in Israele.

Il governo israeliano ha iniziato subito una terribile rappresaglia con bombardamenti, distruzione di case, uccisioni, ecc.

Uccisioni e vendetta. Entrambe barbare, entrambe mantengono la Palestina nel suo ruolo di ferita aperta priva di soluzioni. Di malattia purulenta generatrice di cattivi sentimenti, produttrice di odio, di rabbie, di mostri psichici. Che dai quei territori si espandono intorno da cento anni come una macchia nera.

Da dove nasce questa intricata vicenda e perché? E dove tende a sfociare?

Alla fine del diciannovesimo secolo nacque un movimento definito “sionista”, che voleva il ritorno a casa, in Israele, della bimillenaria diaspora ebraica forzata dalla politica imperiale romana in Palestina.

Era un progetto ideale che voleva mettere fine alle tante sofferenze del popolo ebraico nel mondo. Ma nessuno dava molto peso a questa iniziativa, finché non cominciò stranamente a farlo la massoneria inglese. Cominciando con alcuni passi, come la Dichiarazione Balfour del 1917, che in qualche modo sancivano il diritto al ritorno di comunità ebraiche in quella zona. Il crescere di colonie sioniste cominciò a creare immediatamente attriti notevoli con le popolazioni locali, soprattutto arabe. Che andarono aumentando man mano che grandi poteri mondiali favorivano l’afflusso di gruppi sempre maggiori di coloni ebrei, alimentati dal legittimo sogno di una propria patria e di sfuggire alle continue persecuzioni. E che non venivano integrati alle popolazioni locali, ma semplicemente sovrapposti, generando una infinità di tensioni programmate.

Dopo l’immane tragedia dell’olocausto il progetto ovviamente ricevette un grande impulso, e nel 1948 si arrivò alla proclamazione dello Stato di Israele. Che generò immediatamente le reazioni armate delle popolazioni arabe che, con altrettanti diritti dei coloni ebraici, si sentivano violentate e defraudate da qualcosa che li cacciava dai loro territori.

Da allora una serie infinita di atrocità, violenze e guerre da entrambe le parti, alle quali nessun potere mondiale ha seriamente voluto mettere fine. Una ferita aperta.

Ma per quale motivo la massoneria inglese e soprattutto i poteri di manipolazione anticoscienza dai quali dipendeva, vollero creare questo problema?

Proprio per creare una ferita aperta. Un vortice di odio a disposizione dei poteri di manipolazione per mantenere in una certa area dei tassi di malattia sociale psichica, dei tassi di emergenza da usare per dominare popolazioni e coscienze. Per abbassare la loro frequenza, per impedire che la voglia di bene, l’uso dell’amore sociale, rompessero le catene dei condizionamenti che tengono schiava l’umanità.

Enormi risorse umane, economiche e finanziarie del popolo ebraico e dei popoli islamici sono state divorate da questo conflitto senza fine. Invece che essere dedicate alla crescita sociale, culturale ed umana.

Il conflitto arabo-israeliano fu creato cento anni fa da menti oscure lungimiranti, coscienti del fatto che il principale conflitto che sarebbe sorto dopo quello comunismo-capitalismo – altrettanto artificioso – sarebbe stato il conflitto di culture occidente-islam. E che avere al centro del Medio Oriente una miscela di odi reciproci storici fortissimi e di armamenti enormemente distruttivi, comprese le bombe atomiche, avrebbe garantito una grande capacità di mantenere ed allargare la ferita anticoscienza. Di gestire e manovrare una grande emergenza per impaurire e mantenere soggiogate non solo le coscienze mediorientali, ma anche le nostre.

Mentre negli ultimi anni in Israele i movimenti pacifisti diventavano sempre più importanti, e gli stessi palestinesi seguaci dell’OLP del vecchio leader Arafat ed ora di Abu Mazen mostravano la voglia concreta di fare la pace, si è fatto ricorso ad una malevola dirompente novità: il sorgere artificioso ed eterodiretto, anche tra i palestinesi, di un fondamentalismo islamico sanguinario prima del tutto sconosciuto. Le stesse centrali settarie che hanno generato i Fratelli Musulmani in Egitto, Al Qaeda, l’ISIS siro-irahceno, i movimenti wahabiti, i talebani afghani, lo sciismo estremista iraniano, ecc., hanno prodotto Hamas in Palestina. Il cui unico scopo è soffiare sul fuoco della crisi e mandare a monte ogni iniziativa di pace. Così come lo stesso ruolo viene svolto da alcune componenti della politica israeliane sotto il controllo degli stessi poteri oscuri mondiali.

Ed ora l’onda del fondamentalismo islamico sanguinario, delle false rivoluzioni arabe, delle orde assassine, si sta avvicinando sempre di più ad un Israele stanco di guerre, ma minacciato ancora una volta nella propria stessa esistenza. La marea terrorista cresce tutto intorno ad Israele da alcuni anni e nelle ultime settimane si avvicina ulteriormente ai suoi confini. I nemici tradizionali, come la Siria, la Giordania, l’Egitto e l’Iraq, erano ormai tenuti a bada con l’esistenza di un poderoso esercito, con accordi segreti o formali, e soprattutto grazie al realismo dei loro leaders laici. Ora l’onda integralista, sanguinaria e terrorista, distrugge i vecchi leaders, con il sostegno dei servizi segreti dell’Occidente. Con i soldi dei petrolieri del Golfo usati dai poteri di manipolazione per fomentare il nuovo conflitto mondiale islam-non islam. Quello che serve a mantenere ed accrescere servizi segreti ed eserciti occidentali il cui vero fine è limitare le nostre libertà e controllare meglio le coscienze occidentali impaurite.

Ecco, ora che gli integralisti sanguinari dell’ISIS si affacciano sulle alture del Golan al confine con Israele e minacciano il pacifico regno giordano, ora che il Sinai è nelle mani di vaste colonie di terroristi e che Hamas riaccende la miccia del terrore, cosa farà un Israele nuovamente accerchiato da elementi fanatici e pericolosissimi? Coni quali nessun dialogo o logica politica sembra funzionare? Cosa farà un Israele da sempre a rischio di scomparsa, ma dotato di un esercito e di una aviazione potentissimi e di centinaia di bombe atomiche?

Il fuoco si sta pericolosamente avvicinando alla polveriera…

Speriamo che prevalgano i buoni sentimenti e le spinte pacifiste, sia in Israele che tra i palestinesi e nei territori islamici. Anche se le forze oscure non fanno altro che soffiare sul fuoco degli odi reciproci.

E noi? Non diamo retta alle parole d’ordine che verranno dai nostri governi sulla “reazione” a queste crisi, che vorrà essere anche di coinvolgimento militare, che si manifesterà in forme ulteriori di separazione e di odio anti-islamico… A sostegno di vecchissimi poteri laici e religiosi…

Non facciamoci incantare da questo tragico teatro fatto purtroppo di odi, lagrime e sangue del tutto reali, e sosteniamo qualsiasi iniziativa vada nella direzione della Pace vera. Prima interiore per poterlo essere poi nei fatti del Mondo

(L’Autore è stato per decenni analista esperto di strategie internazionali ed in particolare di politica mediorientale, per conto del governo e di organizzazioni internazionali).

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