Brexit – Day 1
di Enrico Carotenuto
La brexit vera e propria è cominciata oggi. Ieri il governo inglese ha inviato a Bruxelles la notifica dell’entrata in vigore dell’articolo 50, ovvero del periodo di 2 anni in cui le parti decideranno come impostare le condizioni d’uscita e le relazioni politiche ed economiche del post separazione. I politici britannici, a quanto pare, hanno seguito la volontà popolare fino in fondo. Ovviamente oggi si è già scatenata la prima gazzarra mediatica, con i media e i politici eurocentrici che insinuano che il primo ministro britannico abbia subito tentato un “ricatto”, inserendo nella lettera a Bruxelles la minaccia di ritirare la propria collaborazione sulla sicurezza nel caso non si raggiunga un accordo commerciale soddisfacente. Il coro degli europeisti può essere riassunto così: “vergogna signora May, non si mette a repentaglio la sicurezza dei cittadini per avere un accordo commerciale!”
Theresa May avrebbe scritto questo: “If, however, we leave the European Union without an agreement, the default position is that we would have to trade on World Trade Organisation terms. In security terms, a failure to reach agreement would mean our cooperation in the fight against crime and terrorism would be weakened.” (“Se, però, lasceremo la UE senza un accordo, la posizione di default è che dovremo commerciare secondo le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. In termini di sicurezza significa che la nostra cooperazione nella lotta al terrorismo risulterebbe indebolita.” – fonte)
Il governo britannico, dal canto suo, afferma che non c’è nessun ricatto, e che il primo ministro ha semplicemente invitato la controparte a tenere in considerazione il fatto che la Gran Bretagna ha un peso specifico molto alto negli apparati di sicurezza europei, peso (e costo) che non potrà essere mantenuto senza i mutui benefici economici di un accordo commerciale, visto che in caso di “hard brexit” le regole prevedono che ogni agenzia si porti a casa le proprie informazioni, oltre che i propri mezzi.
La verità, come ha giustamente fatto notare un portavaoce del governo britannico, è che oggi è il primo giorno di negoziazioni vere e proprie. Quindi, come in un qualsiasi suq o bazar mediorientale che si rispetti, una parte chiede cento e l’altra offre uno e si continuerà così, a colpi di offerte e controfferte, per i prossimi due anni. Facciamocene una ragione…questa tiritera mediatica andrà avanti per un bel po’…
Ovvio che i media, a seconda del padrone, titolino per una o per l’altra parte. Quelli nostrani, ovviamente, stanno da una parte sola, quelli britannici invece… (vedi sotto)
Il Times online
Il Daily Mail online
Certo, il fatto che la Merkel, Junker e Gianni Pittella si siano messi ad abbaiare così contro la May fa un po’ ridere, visto che è stata la UE in primis a dichiarare di volere un’uscita “dura” per la Gran Bretagna. Poi però piangono se quest’ultima si porta via quello che è suo. E’ come se qualcuno ti dicesse:”Quel che è tuo è mio, e quel che è mio è mio“. Che gli risponderesti?
Certo è che oggi è un giorno storico: c’è la prova che lasciare la UE si può, eccome. Ciò spaventa realmente gli euroburocrati, che si trovano di fronte la possibilità concreta di dover modificare le regole di questa unione, visto che l’esempio potrebbe essere contagioso. Sono arrabbiati per la potenziale erosione del loro potere, che credono assoluto. In fondo la brexit potrebbe essere molto vantaggiosa anche per i popoli rimasti nella UE, se sapranno fare la voce grossa e chiedere una seria revisione dei trattati e delle strutture europee, che li stanno strangolando economicamente e privando della necessaria democrazia.
SI…PUO’…FARE!
Può interessarti anche: