Attacchi israeliani alla Siria: il rischio di innesco di un conflitto più ampio e pericoloso
Fausto Carotenuto
L’aviazione israeliana ha approfittato della confusione internazionale sul tema siriano e della debolezza del regime di Damasco per colpire duramente alcune installazioni siriane.
Ha poi detto di aver colpito il traffico di missili iraniani diretti agli Hezbollah che poi li lanciano verso Israele.
E’ molto probabile che sia proprio così. Nel senso che è vero che gli iraniani forniscono missili attraverso la Siria al “partito di Dio” sciita libanese. E che questi ogni tanto sparano i missili contro Israele. E che quindi gli israeliani si sentono in diritto di difendersi prima che i missili colpiscano il proprio territorio facendo vittime innocenti tra la popolazione.
Ma è pur vero che questi attacchi, e la reazione siriana, che parla di dichiarazione di guerra israeliana, paventano la possibilità di innesco di un crisi ben più grave.
Il regime siriano è disperato… attaccato sui propri territori da bande di estremisti islamici, special forces occidentali e oppositori interni, super finanziati dai ricchi paesi petroliferi. E sa che il colpo finale non è stato portato solo perché i nemici non si sono ancora messi d’accordo su come dividersi le spoglie del paese.
Un regime disperato non agisce con la dovuta lucidità, e questo è un grave pericolo nella gestione di una crisi. Per di più ci sono una serie di ambienti interni ed internazionali che pescano nel torbido e potrebbero favorire una escalation internazionale, per “regolare” alcuni conti ed acquisire più peso:
- gli estremisti islamici al potere a Teheran, ansiosi di acquisire più influenza nella regione e bisognosi di emergenze militari esterne per compattare il regime;
- la destra e i generali americani, sempre disponibili a “menare le mani” per rafforzare gli apparati militari e di sicurezza;
- qualche traditore nel regime di Damasco, già pronto al salto nel nuovo regime, sul modello libico;
- qualche “falco” in quei gruppi maggiormente sionisti dell’establishment israeliano che hanno sempre visto nei conflitti con gli arabi la possibilità di ulteriori espansioni e consolidamenti del primato politico-militare israeliano in Medio Oriente;
- e poi, in funzione di coordinamento della crisi, quei poteri di manipolazione superiore che vedono nel conflitto occidente-Islam una delle leve principali per tenere in emergenza il mondo occidentale e continuare a dominarlo.
Ci sarà una escalation? Vedremo… I tempi verranno stabiliti dalle forze di manipolazione e da quello che le forze del bene consentiranno loro.
Ma gli ingredienti ci sono tutti, pronti a scattare. Speriamo che l’Italia non si faccia coinvolgere con la scusa di qualche intervento “umanitario”. Il nostro attuale governo appare configurato per trascinarci in qualsiasi avventura dettata dai poteri di manipolazione. La presenza della Bonino agli Esteri ne è una garanzia.
Noi ci manterremo interiormente liberi e non sosterremo i trucchi interventisti dei soliti poteri.
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