Aquisgrana: cosa c’è dietro?

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Aquisgrana: cosa c’è dietro?

di Enrico Carotenuto

 

Il trattato firmato da Francia e Germania ha creato scompiglio tra gli analisti, ortodossi e non. Molti sostengono che sia la fine della UE. Ma è proprio così? O si tratta semplicemente di un ulteriore accorciamento delle linee di potere che serve a portare avanti il progetto di super-stato?

E perchè c’è stato bisogno di questo trattato, visto che alla prova dei fatti i due paesi sono anni e anni che si comportano esattamente così come hanno formalizzato?

Ma soprattutto: è giusto analizzare la questione dal punto di vista delle politiche nazionali? Ovvero: è corretto vedere ancora la politica internazionale (e anche quella nazionale), soprattutto in ambito europeo, come competizione tra stati nazionali? O si tratta, più profondamente, di scontro sempre più aperto tra centri di potere e popolazione, a prescindere dalle entità politiche nominali, e dai confini?

I punti principali sono:

1) l’appoggio francese per far entrare la Germania come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (La “Frangermania” avrebbe lo stesso peso dell’asse USA-GB nel Consiglio di Sicurezza)

2) l’istituzione di un Consiglio dei ministri franco-tedesco (Supervisione degli affari di stato in comune);

3) l’istituzione di un consiglio franco-tedesco di difesa e sicurezza (praticamente “Difesa” ed “Interni” in comune);

4) l’istituzione di un consiglio franco-tedesco di esperti economici (ricorda un po’ il “Patto per la Scienza” di Burioni: un tentativo di accaparrarsi il diritto di stabilire il dogma) ;

5) la partecipazione di ministri delle rispettive nazioni, con turnazione trimestrale, ai consigli dei ministri dell’altro Stato.

6) Ulteriore spinta alla fusione anche frontaliera, dando più poteri a “Distretti  Europei” che sono in pratica “province” che gestiscono pezzi di territorio di entrambi gli stati.

Al primo impatto è facile pensare che questo patto serva a creare la base per un’Europa forte, il “core-state” della UE che sfrutti il suo peso per imporre le proprie scelte agli stati minori, fra cui, ovviamente, il nostro.

Ma sovviene un pensiero: “Nella UE e’ sempre stato così!”

Non è un caso che il governo italiano debba sempre andare ad elemosinare un po’ di budget, e quello francese no. O che si sia tolto di mezzo Gheddafi, che era una mano santa per gli interessi economici italiani, mentre non lo era molto per quelli francesi e tedeschi.

Altrettanto facile è pensare che ci sia anche il rischio che la UE si smonti per via dei risentimenti crescenti sia dei popoli mediterranei, che delle altre nazioni-membro che si trovano ora ufficialmente relegate al ruolo di satellite. E’ la realizzazione del famigerato progetto di una “Europa a due velocità”.

Un pochino più complicato, invece, è pensare che questo gesto serva PROPRIO ad approfondire i solchi del confronto Europa si, Europa no.

Ma come? Diciamo sempre che non fanno altro che lavorare alla creazione delle macroaree come step per arrivare al governo mondiale, e ora diciamo che rafforzano le barriere a questa realizzazione?
Intendiamoci: il Super-Stato si farà; ci lavorano da generazioni, lo vogliono, e lo faranno. Ma non è mai stato facile farlo, è un lavoro molto lungo e difficile anche per le grandi piramidi di potere: è difficile e lento accorciare le linee di comando, perchè gli uomini che hanno un po’ di potere cercano sempre di non farselo levare, e questo vale dai gradini più alti delle piramidi ai gradini più bassi, i cosiddetti popoli, che tendono ad arrabbiarsi quando gli si leva quel poco di voce in capitolo. Per questo tutto il carrozzone va perennemente gestito con due meccanismi principali: bastone/carota e frammentazione dei fronti (divide et impera).

In questa ottica il trattato di Aquisgrana è molto funzionale: crea ufficialmente un fronte solidissimo di “Europa a tutti i costi, perchè l’Europa siamo NOI (FRA-GER)” a cui il resto dei politici europei può rispondere solo:

a) facendo altrettanto, aderendo alla Frangermania, e quindi accelerando direttamente l’unione europea

b) creando fronti opposti, come itaspagnaportogallo, o itapoloniaungheriaaustria e varie di questo tipo, per creare altri “agglomerati” intermedi che abbiano più peso all’interno della UE, quindi la formazione di una UE a “blocchi”, anche questa più vicina di prima al superstato, oppure

c) essere “sovranisti” per modo di dire all’interno della UE, e contare come il due di coppe quando regna bastoni vista non solo l’impossibilità di avere alcun controllo sulla propria economia, ma anche la conclamata perenne inferiorità rispetto al centro di gravità franco-tedesco, o

d) essere sovrani fuori dalla UE, avendo il controllo nominale della propria economia, ma ritrovandosi a competere con un moloch per vicino che è proprietario di gran parte del tuo sistema industriale, commerciale e finanziario, a meno di non fare un’ondata di statalizzazioni che non si vedeva dall’Ottobre Rosso. Ce li vedete Salvini e Di Maio che statalizzano le banche dopo aver chiesto il 2.4% di deficit alla UE ed aver ottenuto il 2.04?

Col trattato di Aquisgrana, quelli che dicono a Macron e alla Merkel cosa firmare hanno messo il resto dei politici europei di fronte a queste quattro posizioni. Tutte e quattro vanno inevitabilmente ad accelerare verso il Super-stato. Le prime due creando direttamente unioni più forti, le seconde due creando condizioni sfavorevoli, se non impossibili ai sovranisti. Il che significa che la “durata” ideale dell’afflato sovranista in Europa è stata notevolmente ridotta.

Detto questo, è importante tenere a mente una cosa: in realtà non è cambiato nulla per i politici, i quali sono decenni che fanno quello che gli dicono di fare in questa direzione (quelli che remavano contro, come Moro, li hanno ammazzati o resi innocui da un pezzo). Il trattato di Aquisgrana non serve in realtà a livello dei poteri decisionali (le decisioni sono state prese decenni orsono colà dove si puote), ma serve a portare i popoli a più miti consigli, a farci credere prima che la strada possibile, in fondo, sia una sola.

Un’altra cosa importante da tenere in considerazione, e che pochissimi menzionano, è che quelli che hanno più da perdere dall’unione, sono proprio i tedeschi, per i motivi che abbiamo accennato QUI. In fondo, anche la città dove hanno firmato, non è stata scelta a caso: è la città dove ben 37 imperatori del Sacro Romano Impero vennero incoronati “Re dei Germani“. Non Re dei Franchi… Siamo sicuri che anche questa ennesima “incoronazione” abbia il beneplacito del papato…

E la Brexit?

Come ripetuto altre volte, la Brexit merita un discorso a parte per le peculiarità della Gran Bretagna, molto diverse da quelle degli altri paesi europei. La Gran Bretagna ha legami molto forti con gli USA e con l’ex impero (il Commonwealth), che la rendono in grado di scegliere con chi formare un blocco. Probabilmente il vero motivo per questa separazione ha a che vedere con la preparazione di futuri scenari di competizione fra macroaree. Ad esempio una Gran Bretagna facente parte della macroarea nordamericana, ma residente geograficamente in Europa potrebbe essere un ottimo strumento di attrito per la fase successiva, quella in cui le macroaree globali dovranno mettersi d’accordo per fare il vero governo mondiale.

E quindi, come dobbiamo prendere questo accordo tra Francia e Germania?

Bene!

Molti di voi si chiederanno:”Perchè bene? A me questa cosa non piace, mi fa arrabbiare, significa che le cose vanno peggiorando!”

Noi siamo del parere che il “peggioramento” (l’accorciamento delle linee di comando) sia una manovra di retroguardia di certe forze di fronte a quello che sta succedendo realmente dal punto di vista evolutivo. E che la risposta a questo peggioramento imposto sia occasione di miglioramento delle coscienze individuali, quindi niente paura, ma occhi sempre più aperti ed azioni sempre più positive e concrete verso tutto quello che è alla nostra portata cambiare. In primis, la nostra interiorità.

Non praevalebunt.

AQUILAALBA

 

 

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