Ahi, serva Italia…
“Indebita ingerenza”, “Irruzione a gamba tesa”, “Invasione di campo”, questi solo alcuni dei titoli dei quotidiani dopo le improvvide esternazioni dell’ambasciatore USA a Roma, John Phillips.
di Piero Cammerinesi
Come è noto il nostro ha affermato candidamente che una vittoria del No al referendum costituzionale rappresenterebbe un “passo indietro” nella politica italiana e ostacolerebbe gli investimenti stranieri in Italia.
L’inquilino di Villa Taverna ha naturalmente aggiunto – bontà sua – che si tratta di “una decisione italiana” ma che comunque l’Italia “deve garantire di avere una stabilità di governo”.
E visti i 63 governi in 63 anni le garanzie sono piuttosto scarse…
Alle parole dell’ineffabile Phillips fa eco la news – guarda caso battuta subito dopo – dell’agenzia di rating Fitch, che profetizza “uno choc per l’economia” se il No vincesse con ricadute sul rating italiano.
Ma che splendida coppia e come si preoccupano generosamente per la nostra salute…
Ora, mentre non sorprende affatto la presa di posizione dei nostri “amici” americani, quello che davvero sorprende – e disgusta – è la reazione della stampa nostrana, che finge di indignarsi per l’illecita ingerenza nei nostri affari interni.
Illecita ingerenza?
Non sanno i nostri inossidabili pennivendoli del mainstream che la nostra è una nazione vassalla a tutti gli effetti?
Il servaggio dell’Italia, che va dalla costrizione ad acquistare armamenti USA alla imposizione di basi militari con armamento nucleare sul nostro territorio, dalla partecipazione coatta a missioni di guerra – opportunamente rinominate “guerre umanitarie” – delle nostre forze armate, alla deindustrializzazione forzata ed alla svendita della nostra economia decisa a tavolino nel ’92, è ormai una realtà ben nota a tutti coloro che si interessino in modo onesto e corretto alla storia di questo Paese.
Dalla iniziale cessione di parte della nostra sovranità con il Trattato di Parigi nel ’47, decisa da De Gasperi al fine di ottenere il riassetto di equilibri politici interni, alla erogazione dei contributi del piano Marshall condizionati all’uscita dei comunisti dal governo, passando per gli assassini di Enrico Mattei e di Aldo Moro, per Gladio e la strategia della tensione, per le imposizioni di premier non eletti, la nostra è stata sempre una storia di inverecondo servaggio nei confronti dei Signori del Mondo.
Una sottomissione con evidenti manifestazioni servili da parte dei nostri politici rampanti che – guarda caso – prima di essere eletti fanno un viaggetto a Washington onde ottenere l’investitura da parte dei padroni.
E, con tutto ciò, i nostri impudichi giornalisti si sorprendono, s’indignano, starnazzano on line perché l’ambasciatore americano ha semplicemente – con tipica franchezza anglosassone – detto le cose come stanno?
Suvvia ragazzi, provate per una volta a essere un filino meno ridicoli; se il servaggio è il nostro destino, ammettiamolo onestamente, se, invece, vorremo alzare un giorno la testa, beh, iniziamo a farlo da subito chiamando le cose con il loro nome.
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