Come affrontare (e superare) il Natale quando si hanno dei cari defunti
di Anna Maria Cebrelli
Affrontare il Natale con il dolore di un lutto più o meno recente: tre consigli per riprendere il dialogo con i nostri cari defunti e ritrovare serenità e nuove condivisioni.
Poco importa che il lutto sia “fresco” o più lontano, nel tempo. Pensando a chi, di particolarmente caro, non c’è più, l’aria che prepara alle festività natalizie per molti può acquisire un retrogusto sordo, fatto di una malinconia struggente o di una ineluttabile e acuta mancanza che risuona con più forza. Che Natale felice può essere, se chi si ama non c’è più?
“Natale con i tuoi” non è un detto che nasce per caso. Per comprenderlo è necessario partire dalle origini. “Il senso del Natale è sempre stato il sorgere della Luce e dell’Amore”: precisa Fausto Carotenuto (fondatore di Coscienze in Rete, conduce seminari su “Come imparare a dialogare serenamente con i cari che ci hanno lasciato”).
La Natività arriva sul nostro calendario subito dopo il Solstizio d’Inverno, quando il Sole (che per gli antichi era la manifestazione più evidente dell’amore divino che illumina e scalda tutti, senza discriminazioni, donando – attraverso i suoi raggi – parti di sé) ritorna a prendere più spazio, nelle giornate che cominciano ad allungarsi. Si esce dal “buio” dell’inverno; quello che un tempo risuonava nell’animo degli uomini – ed ora si è perso – era il fatto che questo calore e luce cominciassero a vedersi e sentirsi meglio anche dentro di sé: l’esperienza esterna si rapportava a quella interiore. Il Bambinello aggiunge un ulteriore dono all’umanità:
“la nascita dell’amore sulla Terra; in altri termini il sole non è più solo un evento cosmico ma anche sole interiore, che cresce dentro ognuno di noi. Questa novità, che cambia nel profondo l’attitudine dell’uomo, si traduce in un impulso ad andare incontro agli altri, a diventare più amorosi (o più buoni) e più “calorosi”, cioè con una qualità affettiva accogliente, attenta, presente. Il primo “calore” che spontaneamente si ricerca è proprio quello familiare, poi viene quello degli altri. Siamo spinti a diventare più solari”.
Il consumismo ha stravolto ogni cosa, ha perso di vista il nucleo fondante – l’amore – attorno al quale le feste, il mangiare insieme, lo spumante, i regali sì, hanno un senso. Al di là delle apparenti atmosfere calde raccontate dalle pubblicità, ha portato di nuovo il buio e freddo della materia scollegata allo Spirito, della notte senza vero calore: l’amore di cui si parla è patinato, finto, voluttuoso, superficiale. È un “vogliamoci bene” (giusto per vendere un prodotto) che – strategicamente – si aggancia al nostro bisogno primario, originario, di Luce e Calore autentici.
Così, in un periodo in cui in un modo o nell’altro, per amore o perché così si fa, si ravvivano i rapporti e le famiglie spesso si ritrovano insieme, chi ha perso qualcuno di caro, chi vive un lutto, si può sentire particolarmente solo, forse anche come “mutilato” e dolorante: sente vivi dentro di sé e più forti – ma ritiene impossibili da realizzare – il desiderio profondo di calore nel ritrovarsi e il piacere dello scambio amorevole.
Eccolo qua, ci siamo: è questo il nocciolo nudo e crudo, del lutto e del Natale messi insieme. Almeno a prima vista. Sì perché che siano un desiderio e un piacere impossibili, in fondo, è solo una credenza materialista.
“Solo una cosa ci può aiutare: sentire, rendersi conto che questi cari, anche se in un’altra dimensione, ci sono ancora, ci sono vicini e possono esserlo ancora di più se li pensiamo e li amiamo. Si tratta di imparare un nuovo modo di dialogare con loro. Così come il Sole e la voglia d’Amore rinascono dentro di noi, così possiamo alimentare la luce della speranza e la fiducia che siamo ancora insieme – anche se non ci vediamo – e torneremo a stare insieme. L’amore non muore mai. La fiducia nasce dall’esperienza, dalla pratica di un dialogo cosciente e quotidiano, senza necessità di alcun medium: i nostri affetti che si trovano oltre la Soglia non vedono l’ora di potersi mettere di nuovo in contatto con noi e continuare ad alimentare l’affetto, supportarci”.
Come cominciare? Fausto Carotenuto suggerisce tre modalità su cui possiamo impegnarci da subito:
- fare delle “buone azioni” e dedicarle ai nostri cari
- mandare loro dei pensieri di affetto (come se fossero messaggi inviati sul telefonino ad una persona lontana ma che è nel cuore)
- portarli dentro le nostre giornate di festa, nei nostri pranzi o cene, nelle tombolate o negli incontri: ricordandoli con aneddoti, parlando di loro con amore, gli consentiamo di essere con noi e partecipare a quel calore.
“E’ una semina che consente di aprire un nuovo dialogo e che farà felici anche i nostri cari defunti; noi avremo in dono intuizioni, ispirazioni, una nuova sensazione di calore. Aprendo il cuore nella loro direzione, condividendo i pensieri, un po’ alla volta si passerà da una sensazione di mancanza o mutilazione ad una di pienezza. Così il pianto si può trasformare in commozione, in una nuova forma di condivisione – al di qua e al di là del visibile – di un bel momento”.
La bellezza dell’esistenza non può che rafforzarsi nella rinascita dell’amore dentro e oltre questa vita. E allora quale occasione migliore, se non il Natale, per cominciare?
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