La Sberla
di Enrico Carotenuto
Avete presente il suono onomatopeico degli schiaffoni di Bud Spencer? E’ il suono che da stamani rintrona le orecchie dei parlamentari del Movimento 5 Stelle. Alle politiche dello scorso 4 marzo, praticamente un anno fa, il movimento raccoglieva circa il 32,4 dei consensi. Dopo un anno di governo sono al 17,07, praticamente la metà. Solo Harvey Weinstein è riuscito a fare di peggio in termini di popolarità in un arco di tempo così breve. In un certo senso i casi sono simili, perchè si può dire tranquillamente che i 5 stelle abbiano abusato della buona fede di elettori, attivisti e persino loro deputati, tradendo in modo clamoroso quasi tutte le loro promesse elettorali, e rendendo farsa quelle poche mantenute, come il reddito di cittadinanza.
Queste elezioni, comunque, dicono anche altro. Da un lato ci ricordano che l’Italia rimane un paese fortemente di destra, in cui le formazioni politiche favorite, alla lunga, sono quelle che puntano sugli egoismi delle persone. Non solo, ci dicono che a livello europeo non cambia nulla: lo scontro degli “isti” è la moda del momento e del futuro prevedibile, con lo spauracchio dei cosidetti sovranisti, ormai composti quasi esclusivamente di partiti di destra, quindi facilmente stigmatizzabile ed emarginabile, che è molto lontano dalla maggioranza e che serve molto bene a ricompattare e a mantenere al potere gli europeisti alla viva Maastricht. Insomma, niente di nuovo sul fronte occidentale.
Il caso Farage è emblematico: nel paese in cui ci sono solo due partiti che governano da almeno cent’anni stravince il partito della brexit, nato dal nulla in pochi mesi, e che nulla tornerà a contare quando si tratterà di elezioni politiche UK. Serve solo per alimentare il “mamma-li-sovranisti” che compatterà anche gli europeisti più umani sulle posizioni ultraliberiste di chi già comanda in UE.
Infine, la piccola ripresa del PD. Fanno schifo. Lo sanno tutti. Ma almeno non l’hanno mai negato, e a ben guardare il governo gialloverde, su tutti i temi principali (TAV, vaccini, acqua, armi, trivelle, Ilva) sta facendo la stessa politica del PD. Allora perchè scegliere Di Maio se fa la pecorella europea come Renzi? Perchè scegliere il partito della Grillo, quando la Lorenzin diceva le stesse balle e faceva le stesse cose? Almeno la Lorenzin aveva la scusa di non sapere nulla di medicina…
Certo è che oggi i deputati pentastellati devono temere per le poltrone alle quali dicono di non essere attaccati, e cambiare rotta per non rischiare di sparire del tutto alle prossime elezioni. Per cominciare, dovrebbero guardarsi bene in faccia e realizzare che la struttura del loro partito è tutto fuorchè quella luce di democrazia che tanto hanno pubblicizzato. I parlamentari devono rendersi conto che chi ha davvero in mano il partito e li comanda a bacchetta, non ha il minimo interesse al bene del partito, ma solo al bene del gioco delle parti per il quale il partito è stato creato. E che sono pronti a disfarsi della struttura in cinque minuti, se un altro strumento si dimostra più utile e promettente, come ad esempio la Lega. E’ accaduto a Craxi e Andreotti, che volenti o nolenti avevano tutt’altro spessore, figuriamoci se non può accadere a una manciata di parlamentari venuti dal nulla, scelti proprio per quello, e che al nulla possono tornare in un attimo. Se mai riusciranno a prendere l’iniziativa, i parlamentari e gli attivisti dovranno poi riportare il movimento sulle posizioni che avevano portato alla sua popolarità. Insomma, è arrivato per loro il momento della “SVEGLIAAAA!1!!”.
Dunque, cosa cambia dopo queste europee? A livello politico nulla: il teatrino va avanti come sempre, le marionette ballano ed entrano ed escono dalla scena con vestiti e facce nuove; chi ha in mano i fili continua ad averli in mano.
E’ interessante però notare che la velocità con cui le formazioni politiche acquistano e perdono favore è aumentata in maniera esponenziale. Nell’epoca dei social, nonostante il monitoraggio ed il trollaggio organizzato, le persone in media si accorgono prima dei tradimenti, e sono meno legate alla loro appartenenza “storica”. mentre prima occorrevano vent’anni per levarsi di mezzo un Berlusconi, ora bastano pochi mesi per perdere la metà dei propri voti. Una buona notizia.
E noi che possiamo fare?
Continuiamo a renderci conto che non ci sono formazioni politiche o superuomini che ci “salveranno”. Continuiamo col nostro miglioramento interiore, con l’occuparci amorevolmente delle cose di cui ci possiamo occupare, quelle che sono alla nostra portata: il bene di chi ci è vicino, della terra in cui viviamo, delle nostre scelte di consumo. La politica che abbiamo spunta dalla terra che è la nostra società. Se vogliamo una pianta più bella dobbiamo migliorare il terreno attraverso la nostra crescita interiore individuale, che passa inesorabilmente dall’aiuto per quello/i intorno a noi.
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