Strange days
Vi ricordate il ritornello della canzone di Battiato di vent’anni fa?
Strani giorni,
viviamo strani giorni.
di Piero Cammerinesi
Beh, quei giorni saranno stati forse strani ma mai come quelli che stiamo vivendo oggi, dove la sovrabbondanza di notizie e la manipolazione incessante da parte dei media fa in modo che la gente non recepisca il ‘peso specifico’ di una notizia rispetto alle altre.
Manipolare le coscienze non è solo scrivere il falso o negare il vero; basta semplicemente dare ad una notizia di importanza del tutto trascurabile lo stesso ‘peso’ (corpo tipografico o tempo dedicato nei TG) di un fatto di grande rilevanza.
Questa manipolazione costante produce nel lettore/spettatore una perdita di riferimento, un disorientamento della coscienza; è come se rispetto alla nostra vita noi dessimo pari importanza ad un mal di pancia rispetto ad un ictus.
O, meglio, come se interpretassimo i sintomi dell’ictus con la stessa leggerezza con cui osserviamo quelli del mal di pancia.
In effetti, i sintomi di questi strange days ci sono tutti, se solo li guardassimo con attenzione, senza farci disorientare da chi ci dovrebbe orientare, vale a dire dai media.
A cosa mi riferisco?
Prima di tutto all’ultima trovata delle governance mondiali e dei loro presstitutes (geniale sintesi che definisce la stampa prostituita al potere) vale a dire la crociata contro le fake news o post-verità, che via web rappresenterebbero una minaccia per le istituzioni.
Pensate che il termine originale inglese, post-truth è stato eletto parola dell’anno 2016 dall’Oxford Dictionary!
Queste fake news irritano così tanto l’establishment che da diverse parti si invoca addirittura una sorta di commissione di controllo sulle opinioni espresse in rete.
Un Ministero della Verità, insomma, di orwelliana memoria.
Ora, considerando la costante e instancabile manipolazione che i mezzi d’informazione esercitano da sempre sull’opinione pubblica attraverso menzogne, falsificazioni dei fatti, mezze verità e fantasie, fa davvero sorridere che si identifichi nelle bufale – indubitabilmente presenti in rete – un rischio per la democrazia.
Il fatto è che fino a poco tempo fa il fenomeno del cosiddetto ‘complottismo’ era confinato ad una nicchia di persone che iniziavano a fiutare odore di marcio proveniente dai media e cercavano quindi – visti i mezzi messi a disposizione dalla rete – di capire meglio certe situazioni quando i conti proprio non tornavano.
Il fact-checking ha permesso allora a milioni di utenti del web di smascherare le vere e proprie bufale messe in onda dalle televisioni di mezzo mondo.
Ma ad un certo punto, questo fenomeno del complottismo, della Conspiracy Theory ha iniziato a diffondersi sempre di più, tracimando dalla rete ed entrando anche nei salotti buoni dei media mainstream.
Fenomeno naturalmente irriso, denigrato e oggi criminalizzato.
Certamente grazie anche a tutte le reali bufale presenti sul web, inserite ad arte da falsi idioti o da idioti autentici.
Così Obama ha iniziato a fare pressioni su Google e Facebook che dovrebbero – a suo dire – esercitare un controllo su notizie false o presunte tali diffuse in rete.
Ora, se i mezzi d’informazione ufficiali diffondessero sempre e solo notizie vere la preoccupazione del presidente americano uscente avrebbe una qualche credibilità ma, dato che è vero esattamente il contrario, questa operazione ha proprio l’aria di un intervento a gamba tesa su tutte quelle comunità virtuali che, collegate tra loro, iniziano a nutrire seri dubbi sulle versioni ufficiali.
Pensate che io esageri affermando che “è vero esattamente il contrario”?
Bene, allora state a sentire, e parlo solo delle fake news più recenti messe in giro dai media.
Negli ultimi mesi i mezzi d’informazione del cosiddetto ‘mondo libero’ hanno ripetuto incessantemente che vi erano tra 250 mila e 300 mila civili intrappolati sotto i bombardamenti russi e siriani ad Aleppo Est, nonostante che le fonti d’informazioni siriane avessero più volte ribadito che il numero delle persone intrappolate non superava un terzo di quella cifra.
Ebbene, una volta liberata la parte orientale di Aleppo è emerso che il numero dei civili che erano stati bloccati era inferiore alle 90 mila unità.
Pensate che i media occidentali si siano peritati di riconoscere l’errore?
No, neppure una riga.
L’affermazione secondo la quale hacker russi avrebbero cercato di influenzare le elezioni americane è stata smentita sia da Assange che da Craig Murray – ex ambasciatore inglese in Uzbekistan che si è giocato la carriera quando ha accusato la CIA di complicità nelle torture nell’ex-repubblica sovietica – che ha fatto risalire a due fonti americane, una delle quali ha incontrato personalmente, il leak delle email che hanno inguaiato la Clinton.
Risultato? Nessuno: Assange e Murray sono stati definiti spie russe.
Così il presidente Obama ha appena firmato una legge di Difesa Nazionale che prevede un investimento di 160 milioni di dollari per nuove operazioni di propaganda USA, dichiaratamente intese a contrastare la “propaganda russa”.
Altre due prove di disinformazione da parte dei media: il risultato delle elezioni presidenziali americane e la Brexit.
Nel primo caso non c’è stato un solo mezzo di informazione che non abbia ripetuto ad nauseam che non c’erano dubbi sulla vittoria della Killary.
Gli esiti sono sotto gli occhi di tutti.
Quanto a Brexit (anch’essa data per inverosimile) le catastrofiche previsioni della vigilia sono state – a oltre sei mesi di distanza – ampiamente contraddette dai fatti.
Mentre la quasi totalità degli economisti profetizzavano una flessione immediata, con relativi crolli di borsa, l’economia britannica è cresciuta negli ultimi mesi, registrando un incremento del Pil rispettivamente dello 0,3% e dello 0,6% cento nei primi due trimestri del 2016, e dello 0,6% e dello 0,5% negli ultimi due, vale a dire nel semestre successivo all’esito del referendum grazie al quale il Regno Unito è uscito dalla Ue.
Che ne dite, ci sono o no buoni motivi per diffidare delle fake news dei media?
Ma i mezzi ufficiali d’informazione non ne vogliono sapere – loro non possono sbagliare per definizione – e così oggi ci troviamo di fronte ad una prima spinta censoria mirata direttamente a ostacolare quella libertà di pensiero e di espressione che oggi inizia a preoccupare l’establishment.
Il quale non si sporca le mani con divieti palesi ma subdolamente e vigliaccamente interviene su motori di ricerca e social media.
Ora, se il loro obiettivo fosse raggiunto, la ratio menzogna/verità dipenderebbe non dalla nostra personale indagine, ma da un algoritmo.
In sostanza da una macchina.
Questo non vi dice nulla?
La seconda questione che mi riporta agli strange days è collegata ad alcuni avvenimenti la cui estrema gravità è passata – e continua a passare – quasi inosservata.
Mi riferisco agli eventi che hanno contrassegnato le ultime elezioni americane.
Ora, quanto è avvenuto e sta avvenendo sull’altra riva dell’Atlantico è qualcosa di assolutamente nuovo nella storia americana.
Mai, neppure nei periodi peggiori della guerra fredda con l’allora Unione Sovietica si è visto un tale palese odio e disprezzo verso la Russia come quello che oggi dilaga sui media americani.
Neppure nei giorni più oscuri del trentennio che va dagli anni ’50 agli ’80 presidenti come Eisenhower, Nixon, Reagan si sono rivolti ad un presidente russo con termini come quelli che oggi usano politici come Obama, la Clinton, McCain, Clapper.
Quell’Obama, su cui ironizza Ron Paul affermando che il premio Nobel per la pace è il giusto riconoscimento per un presidente che ha bombardato 7 nazioni ed è stato il primo nella storia degli Stati Uniti ad essere stato in guerra ogni singolo giorno dei suoi otto anni di mandato.
Mai una elezione fu così piena di colpi bassi come questa che ha portato The Donald alla Casa Bianca.
Mai – anche se è risaputo che vi sono delle aspre rivalità tra i Servizi di intelligence USA – si era verificato uno scontro aperto tra CIA e FBI come quello che abbiamo sotto gli occhi oggi.
E ancora: mai un presidente eletto aveva pubblicamente screditato le motivazioni dei rapporti di intelligence di una delle più potenti strutture di potere come la CIA, affermando che alla base della conferma del presunto hackeraggio da parte dei russi che avrebbero influenzato le elezioni americane ci sono solo “ragioni politiche”.
Si tratta di macro-eventi che indicano un cambio globale nella direzione che (una parte del)l’establishment americano sta imboccando, evidentemente obtorto collo.
Un cambio di rotta che non viene digerito dalle strutture di potere consolidato (ovvero la piramide vincente negli ultimi anni, ndr) che cercano freneticamente di intralciare e sabotare la nuova direzione della Casa Bianca.
In tale chiave va vista l’ultima aggressione verbale a Putin con relativa espulsione di diplomatici.
E i media mainstream come si sono comportati di fronte a questi veri e propri terremoti politici globali?
Minimizzando la magnitudo degli eventi e distogliendo l’attenzione della gente dalle enormi implicazioni a livello mondiale.
Attraverso delle vere e proprie armi di distrazione di massa, dunque.
Ma al tempo stesso si fanno megafono di una chiamata alle armi contro le fake news.
Quelle degli altri, naturalmente.
Può interessarti anche: