Perché hanno fatto fuori il sindaco Marino?
di Fausto Carotenuto
Certamente non per i motivi che sono su tutti i giornali, ma per qualcosa di profondamente diverso.
Come sempre sui media assistiamo ad un falso teatrino, che tende a dividere l’opinione pubblica in due tesi contrapposte:
1 tesi: “Marino è un ladruncolo, un fannullone vacanziero, un incompetente, e Roma affonda nelle sue mani. Ora che c’è il Giubileo non è possibile che sia lui a guidare Roma”. Ma, a pensarci bene, in Italia ladroni ed incompetenti ben più forti hanno fatto non solo il sindaco, ma anche il capo del governo per anni, senza attacchi del Papa e senza che si sia riusciti a fargli dare le dimissioni. Ha ragione l’acuto Gramellini, quando si dice ironicamente soddisfatto perché ormai siamo finalmente diventati un paese scandinavo, dove per uno scontrino irregolare si viene espulsi dalla politica, e quindi questo scandalo Marino è il segno che d’ora in poi la corruzione in Italia è finita… E’ chiarissimo, direi lapalissiano che la vera causa dell’attacco a Marino non sono gli scontrini del ristorante, che sono solo una scusa.
2 tesi: “Marino è un sindaco illuminato, che ha fatto tantissime buone cose e sta ripulendo dalla mafia e dal malaffare l’amministrazione romana. Per questo lo fanno fuori.” Certo molti che hanno partecipato al linciaggio – sia di destra che di sinistra – sono stati penalizzati dalla giunta Marino, privati di fonti di malaffare, di favori, di fonti di guadagno e di potere. Perché Marino non rispondeva ad un solo gruppo di potere, ma un po’ a tutti in misura minore dei suoi predecessori. Diciamo che la sua giunta aveva al suo interno varie correnti, legate anche al malaffare, ma non solo. Erano legate anche alle varie correnti vaticane, ma non ad una sola. E quindi chiaramente “meno favori per tutti”. Una maggiore libertà di azione, come per i matrimoni gay, la chiusura della discarica di Malagrotta, la riduzione degli appalti e finanziamenti alla comunità di Sant’Egidio, e decine di altri provvedimenti… Ma per altri versi ha dovuto accettare nomine, ingoiare provvedimenti… Diciamo che è stato un semi-Robespierre, per quanto possibile in relazione ai difficili equilibri che lo tenevano in piedi politicamente.
Ecco, l’intera verità non sta in effetti né da una parte né dall’altra.
Ma l’opinione pubblica viene divisa in due per confonderla, con la prima tesi nettamente vincente per l’appoggio spassionato e aggressivo del Papa, di Renzi e di quasi tutti i media. E con la seconda tesi abbracciata da intellettuali, artisti e tanti privati cittadini che ricordano bene come prima di Marino fosse molto peggio.
Ma all’opinione pubblica, come al solito, viene taciuto l’indicibile, quelle che sono le più autentiche motivazioni che affondano nelle continue trame e conflitti dei poteri che si nascondono dietro e sopra la politica apparente.
Vediamo quindi di fare un altro ragionamento.
Marino viene eletto nell’estate 2013, per reazione alla devastante e corrotta amministrazione Alemanno. I romani non ne potevano più. E sono stati loro presentati alcuni candidati. Il candidato del PD ovviamente, vista la composizione elettorale romana, era quello che aveva più chances rispetto ad altri come sostituto di Alemanno. Presentato come volto nuovo, efficientista ed estraneo ai giochi di potere, dotato di un linguaggio diverso, ha raccolto il consenso del voto ed è diventato sindaco.
Ma perché i poteri che sono dietro alla politica italiana e forse ancora di più a quella romana, hanno consentito e certamente favorito questa nomina?
Perché era la soluzione temporanea migliore per assicurare una fase di transizione da un vecchio equilibrio ad un nuovo equilibrio. Non era più il vecchio equilibrio vaticano-massonico-piduista-opusdeista dei tempi di Woitila e di Rartzinger. Ora da pochi mesi c’era il gesuita Bergoglio sul trono di Roma e dell’Impero politico-spirituale cattolico. Le protezioni politico-clericali del malaffare precedente erano in parte cadute. Una nuova stagione si apriva, quella del dominio quasi incontrastato a livello mondiale della Piramide Gesuita-Massonica, ormai padrona dei vertici europei, della BCE, della Presidenza deli USA, dei professori primi ministri da noi e poi di Renzi e poi della Presidenza della Repubblica, ecc..
Ma anche se un equilibrio di vertice è cambiato non si possono subito stravolgere i feudi della parte perdente. Per non avere reazioni troppo forti e pericolose. E a Roma non si poteva cancellare in pochi istanti un potere opusdeista-piduista-destrorso e politico-criminale così fortemente incancrenito nella politica, nell’economia e nella amministrazione. Occorreva tranquillizzarlo, includerlo nella nuova amministrazione insieme ai “nuovi”, appartenenti al nuovo gruppo vincente, dei gesuiti di Bergoglio e della Massoneria dei professori e fintamente progressista.
E poi lavorare gesuiticamente ai fianchi i bastioni del vecchio potere per farli crollare uno ad uno.
Tutti dovevano sentirsi abbastanza tranquilli, come i paramafiosi di Roma Capitale che nelle intercettazioni si sentivano tranquilli che anche con il nuovo Sindaco Marino sarebbero riusciti a continuare nei loro loschi affari.
Marino quindi in parte tranquillizza il vecchio circuito, e in parte viene lasciato libero di diminuire l’influenza del vecchio potere. Diciamo che qualcuno voleva con Marino una sorta di Semi-Robespierre che indebolisse l’equilibrio precedente, per poi toglierlo di mezzo quando non fosse servito più, proprio come è accaduto al rivoluzionario francese. Svolta questa iniziale funzione, ai magistrati viene dato il via libera per una serie di inchieste eclatanti, che si concentrano nel poderoso filone principale di “Roma Capitale”. Con questa inchiesta insieme al complesso criminale-mafioso-politico di destra, vengono colpiti anche elementi di sinistra della giunta Marino. Legati ai vecchi equilibri trasversali, al vecchio intreccio di potere locale.
E qui parte il coro delle critiche all’inconsapevole Marino. Primo fra tutti Renzi, il “potentissimo”, l’”infallibile”, il ”superprotetto” da poteri enormi, figlio del milieu vincente gesuita-massonico. Naturalmente mai messo sotto pressione per le enormi spese di rappresentanza – un milione di euro – malamente documentate del periodo in cui era presidente della Provincia di Firenze. Una enormità rispetto ai 4 scontrini del malaccorto Marino.
Ecco, è ormai chiaro che la funzione della Giunta Marino volge al termine. Il chirurgo non si è accorto di essere stato un semplice traghettatore, e che ora il potere nuovo gesuita-massonico vuole tutto per sé. La fase di passaggio è finita, e naturalmente vuole anche un sindaco ed una giunta “tutti suoi”.
Proprio ieri il Cardinal Vicario di Roma Vallini in una lettera ai romani scriveva con chiarezza quello che il suo gruppo di potere vuole ora: “Ripartire dalle molte risorse religiose e civili presenti a Roma… per la formazione di una nuova classe dirigente nella politica”.
La loro…
Ed era stato proprio Bergoglio con il suo inusualmente duro intervento contro Marino dagli USA, a indicare a tutti che ormai Marino era finito: una sorta di “scomunica” medievale. Ora come allora tutti dovevano abbandonare il re scomunicato dal Papa.
E Marino?
Come per tutti gli uomini che i poteri di manipolazione adoperano come strumenti, quando non sono più utili vengono buttati via come fazzolettini usati… senza alcun ringraziamento e senza alcuna pietà. E non si rendono conto del perché, come non avevano capito perché erano stati messi proprio in quel posto di potere… Craxi, Andreotti, Cossiga, Moro… hanno avuto la stessa sorte.
Il futuro di Roma ?
Semplice: strettamente nelle mani del gruppo vincente a livello mondiale… finché non cominceranno al litigare al loro interno: il principio del divide et impera è ancora e sempre valido come modello di controllo anche per chi controlla questo gruppo.
E il nostro futuro ?
Noi con forza ancora maggiore possiamo cessare di farci illudere dal teatrino della politica, di farci incanalare in una delle due tesi. Di farci sedurre dai volti finti buoni o finti cattivi presentati dai media del potere.
E, forti di questa consapevolezza e di questa liberazione dall’illusionismo mediatico, posiamo dedicarci a fare il bene – noi – nella realtà intorno a noi, quella dove le nostre forze arrivano. Nel nostro raggio d’azione. Dove senza delegare a nessuno di questi cialtroni, di questi ipocriti, di questi sepolcri imbiancati, possiamo fare noi qualcosa per migliorare le cose nella nostra famiglia, nella nostra società, nel nostro lavoro, nel nostro ambiente.
Solo questo umile e concreto lavoro fatto da tanta gente un giorno cambierà il mondo in meglio. Non certo i papi e governanti attuali. Che non sono certamente espressione delle migliori coscienze umane.
Forza, il futuro è nelle nostre mani !
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