Migranti, ieri oggi e domani
Sono consapevole di inoltrarmi in un campo minato affrontando certi argomenti. Per questo motivo farò molta attenzione a dove metto…i piedi. D’altra parte certe riflessioni credo vadano approfondite in momenti in cui la bagarre politica fa perdere di vista la Big Picture.
di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine)
Houston, 9 Giugno 2015 – Si sa che tutto quello che rientra nel segmento ‘cronaca’ e ‘attualità’, è in genere percepito come qualcosa a sé stante – avulso da un contesto più ampio, dalla storia – di cui si impadroniscono le fazioni politiche per tirare le persone dall’una o dall’altra parte. Ma sempre la ‘loro’ parte, quella delle fazioni che sono – vedi l’etimologia del termine – faziose.
Ora, è indubitabile che i migranti rappresentino un problema per molti Paesi nel mondo ma soprattutto – a causa di una serie di ragioni molto complesse – per l’Italia. E, dal momento che di problema reale si tratta, il meccanismo problema-reazione-soluzione viene immediatamente preso in mano dai maître a penser dei vari partiti politici – facendo leva sulla ‘pancia’ della gente – in modo da convogliare le opinioni e i voti in una direzione ben precisa.
In genere potremmo affermare che questo problema viene esaminato – per usare un termine fotografico – attraverso un teleobiettivo.
Intendo dire che il ‘campo visivo’ che viene inquadrato è ridottissimo, esso di regola non comprende neppure le cause più immediate, figuriamoci quelle di ampiezza maggiore.
Allora, forse, come prima cosa, dovremmo tentare di ‘fotografare’ il problema prima con un obiettivo più largo e, successivamente, con un grandangolo.
Dovremmo, in altri termini, allargare quanto possibile l’osservazione di questo fenomeno per comprenderne, in modo spregiudicato, le cause, il significato e, possibilmente, anche le direzioni che esso potrà prendere in futuro.
Partiamo dal fenomeno.
Non c’è bisogno di versare fiumi d’inchiostro per descrivere quello che è sotto gli occhi di tutti, vale a dire un Paese – l’Italia – con seri problemi economici, lasciato di fatto solo a reggere l’urto di ondate migratorie sempre maggiori.
Ci sarebbe, magari, da aggiungere che invece di fare ‘di necessità, virtù’, questo Paese – il Belpaese – ha fatto ‘di necessità…immoralità’, utilizzando l’accoglienza ai migranti per lucrare ingordamente pubbliche risorse.
Ma questa è un’altra storia, tutta italiana.
In ogni caso il problema esiste e sarà sempre più serio, con il passare del tempo.
Non è che se mi rompo una gamba e non la ingesso, ma ci cammino spensieratamente, tra qualche mese si sarà riparata da sola. Non credo proprio.
Tuttavia, dal riconoscere il problema al voler trarre da esso stesso e dalle dialettiche di parte la soluzione ce ne corre.
Per ipotizzare una soluzione che sia efficace, il fenomeno delle migrazioni deve essere compreso, come dicevo prima, allargando il campo visivo, osservandolo con un grandangolo.
Il che ha più di un significato e, precisamente, storico, etico, spirituale.
La storia
Tutta la storia dell’umanità è fatta di migrazioni.
Migrazioni violente, sanguinarie, ben più terrificanti di quelle cui assistiamo oggi.
Mi limito solo a quelle che portarono alla caduta dell’Impero Romano, quelle che noi chiamiamo ‘invasioni barbariche’ e che i tedeschi studiano nei loro libri scolastici come ‘Völkerwanderungen’, vale a dire ‘migrazioni dei popoli’.
Roma, con il suo splendore di civiltà ricca, raffinata e multietnica richiamava necessariamente la cupidigia di molti popoli che ambivano ad ottenere gli stessi stili di vita.
In più Roma si era indebolita, rammollita ed era soprattutto estesa su confini che faceva sempre più fatica a difendere. Così allora il nord del mondo – oggi è il turno del sud del mondo – iniziò a infiltrarla fino a farla esplodere.
È una legge dell’attrazione che si ripete.
Il ricco e forte attrae il povero e debole. Lo vediamo nella nostra vita personale e – con una magnitudo maggiore – anche nella vita dei popoli.
Abbiamo creato una civiltà fantasmagorica, ricca, affascinante, basata esclusivamente su valori materiali – denaro, successo, potere – che popoli condannati alla miseria, e senza valide alternative, non possono non invidiarci.
Dunque cercano di andare dove questi valori sono presenti.
Come i contadini siciliani o irlandesi sognavano di sbarcare a Ellis Island un secolo fa.
L’etica
Ma non c’è solo un’inevitabilità storica per il problema delle migrazioni.
Vi è anche una considerazione morale da fare, allargando il nostro campo d’indagine.
Qui sicuramente molti storceranno il naso, ma pazienza, me ne farò una ragione.
Parto da un esempio recente per spiegarmi.
All’indomani dell’insensata aggressione da parte degli USA all’Iraq, basata su armi di distruzione di massa inesistenti, gli americani commisero un secondo tragico errore – sempre che di ‘errore’ e non di voluta pianificazione vogliamo parlare – vale a dire quello di eliminare, da un giorno all’altro, tutta la classe dirigente baathista dalla società irachena. Ufficiali dell’esercito, soldati, funzionari di polizia, quadri politici etc, furono licenziati da un giorno all’altro grazie a due ordini di servizio emessi dall’allora Governatore dell’Iraq, Paul Bremer.
Decine di migliaia di persone che – letteralmente da un giorno all’altro – persero lavoro, stipendio, pensione. Tutto.
Ora è risaputo che migliaia di queste persone, disperate e deluse, sono confluite in Al Qaeda prima e in Isis dopo.
In questo esempio è palese – perché praticamente immediata – la connessione causa-effetto.
Un altro esempio potrebbe essere l’aggressione ancora più insensata alla Libia, da parte dell’Occidente, che ha creato le condizioni per un esodo biblico dalle sue coste.
Ma ci sono altri esempi in cui le cose possono non essere altrettanto palesi, ma, nonostante ciò, reali.
Più in generale mi sembra evidente che il brutale sfruttamento che l’Occidente ricco ha esercitato sul sud del mondo povero abbia creato le condizioni che hanno dato luogo alle migrazioni.
Sfruttamento economico, di risorse del sottosuolo, politico e militare.
Sfruttamento ancor più odioso in quanto esercitato su popoli arretrati da parte di nazioni che avrebbero dovuto portare loro valori non esclusivamente materiali, ma anche spirituali.
Lo spirito
E qui molti salteranno sulla sedia.
Infatti – a mio avviso – è la totale assenza di valori spirituali delle società evolute la causa più profonda delle migrazioni.
Potrà sembrare paradossale ma ritengo che sia in questa direzione che dobbiamo indagare se vogliamo aver davvero davanti agli occhi un quadro ampio ed esauriente – se non esaustivo – del fenomeno.
Un quadro che ci possa portare alla ricerca di soluzioni reali e non solo faziose.
Ma non è tutto.
Da un punto di vista esoterico – le scuole occulte lo sanno perfettamente – noi stiamo andando verso una fusione delle razze, un sempre maggiore amalgamarsi di diversi caratteri razziali.
Uno dei luoghi dove ciò è più evidente sono gli Stati Uniti – società multi-razziale e multi-etnica per eccellenza – dove ormai capita di incontrare moltissime persone la cui razza si fa fatica a identificare, in quanto provenienti da incroci ripetuti tra orientali, neri e bianchi.
Dunque, il fatto che anche l’Europa, in un lasso di tempo abbastanza lungo, possa avere un mix di razze al suo interno, non mi pare un elemento negativo, quantomeno non contrario alla direzione dell’evoluzione.
In più i popoli del sud del mondo tendono a fare molti figli e questo è un ‘correttivo’ importante alle nostre società immerse nell’egoismo della dinamica denaro-carriera-successo.
In qualche modo, come le popolazioni celtiche e germaniche portarono una rivitalizzazione del sangue latino ormai indebolito, così non mi pare ipotesi peregrina che popoli giovani possano portare nuova linfa all’Occidente esausto.
Ora – sia ben chiaro – questo non significa che le migrazioni debbano essere accolte così come avvengono, sia in termini di modalità che di numeri.
È evidente che lo stato attuale delle cose sia del tutto insostenibile ed inaccettabile.
Ma qui basterebbe che le migrazioni venissero regolarizzate e, soprattutto, che ci fosse la capacità da parte dello stato italiano di far rispettare le leggi.
Qui negli USA, ad esempio, ci sono delle quote d’immigrazione consentite e, al di là di queste, c’è un margine molto ridotto di possibilità di immigrazione clandestina e delle punizioni molto severe.
Naturalmente gli Stati Uniti – a differenza dell’Italia – hanno la capacità di respingere i migranti e di far rispettare le proprie leggi.
Tuttavia, anche qualora fossimo in grado di limitare in maniera sostenibile questo esodo, se non saremo in grado di rimuoverne le cause esso non potrà essere fermato e, men che meno, invertito.
E per rimuoverle, è, evidentemente, necessario prima conoscerle.
La storia è una severa maestra.
Come scriveva George Santayana, “Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”.
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