Una decisione giusta per motivi sbagliati
Nella sua prima campagna presidenziale – nel 2008 – Barack Obama aveva promesso una normalizzazione delle relazioni con Cuba. Oggi, sei anni dopo, il presidente – ormai una vera e propria “anatra zoppa” senza più l’appoggio della Camera e, da Gennaio, neppure del Senato – decide di mantenere la sua promessa. Cosa c’è sotto?
di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine)
La nuova politica annunciata nei confronti di Cuba prevede cambiamenti significativi, tra cui l’instaurazione di relazioni diplomatiche e la rimozione di Cuba dalla lista degli stati promotori del terrorismo, nonché – questione ben più significativa – la ripresa di relazioni commerciali.
Come mai questa svolta, visto che Obama non ha mantenuto altre promesse importanti, come la chiusura di Guantanamo o la fine delle guerre di aggressione in Asia?
Il punto è che Obama sta facendo una scelta giusta ma per motivi sbagliati.
In realtà la scelta di abbandonare la politica di guerra fredda nei confronti di Cuba non avrebbe dovuto essere disgiunta dall’ammissione che tale politica è stata immorale e illegale.
Ora, nella logica del peggiore presidente della storia americana il motivo principale di questo storico cambiamento di prospettiva sarebbe il fatto che le sanzioni “non hanno funzionato”.
Dunque Obama, invece di prendere atto che le sanzioni sono state un errore morale e legale e dunque sospenderne l’attuazione, si accorgerebbe, solo ora, che non hanno ottenuto gli effetti sperati.
“In una delle più significative svolte nella nostra politica da oltre 50 anni – ha detto ieri Obama in un discorso in diretta televisiva dalla Casa Bianca – porremo fine ad un approccio obsoleto che, per decenni, non ha funzionato nel difendere i nostri interessi, e, a questo punto, cominceremo a normalizzare le relazioni tra i nostri due Paesi”.
Il punto chiave per comprendere tutta la vicenda è ben espresso da quella frase secondo cui l’embargo “non ha funzionato nel difendere i nostri interessi”.
A quali interessi si riferisce Obama? Si tratta evidentemente di interessi commerciali delle Corporation, non certo dell’interesse delle popolazioni.
La verità che il presidente si guarda bene dal rivelare è che il sistema socio-economico di Cuba ha rappresentato per decenni una minaccia per le Corporation americane. Una minaccia che da Cuba ha contagiato, negli anni, gli altri Paesi dell’area sudamericana.
Cuba doveva essere punita per far capire cosa sarebbe accaduto ad altri Paesi, se questi avessero voluto seguire l’esempio dell’isola caraibica. L’embargo serviva dunque a bloccare la diffusione, nel continente americano, di politiche indipendenti dall’egemonia a stelle e strisce.
“Ma ora – aggiunge Obama – è tempo per un cambiamento. Faremo del nostro meglio per portare i nostri migliori valori anche laggiù“.
L’eccezionalismo americano non perdona; se le sanzioni “non hanno funzionato” non è naturalmente perché erano sbagliate, o illegali, o immorali, ma solo perché erano semplici errori. E adesso – dopo Iraq, Afghanistan e Libia – è venuto il momento di “esportare la democrazia” anche a Cuba.
“Anche se questa politica nasceva dalle migliori intenzioni, nessun’altra nazione si è unita a noi nell’imporre quelle sanzioni” afferma ancora Obama.
E quali erano queste “migliori intenzioni“?
Promuovere la democrazia e i diritti umani, è chiaro!
Ma questa è smaccata propaganda, destinata esclusivamente ai propri cittadini, il cui cervello è oggi totalmente lavato da media del tutto allineati con il potere.
“Dopo tutto, questi 50 anni hanno dimostrato che l’embargo non ha funzionato” ha continuato Obama.
Ma il problema non è che “non ha funzionato”, bensì che esso era ed è immorale ed illegale; tuttavia a questo nessun giornalista americano ha fatto cenno alcuno.
La cosa più esilarante è leggere oggi, in un editoriale del New York Times, che Cuba “rimane uno stato di polizia repressivo” e questo appena una settimana dopo la pubblicazione della relazione sulla tortura nei confronti dei prigionieri politici nelle carceri segrete a stelle e strisce, e mentre gli Stati Uniti sono scossi da proteste anche violente contro la brutalità della polizia che ha assassinato degli inermi cittadini di colore.
L’editorialista del NYT deve avere davvero una straordinaria faccia di bronzo per riuscire a scrivere una tale assurdità!
Inoltre va sottolineato che l’embargo economico continuerà a restare in vigore sino a quando non sarà ufficialmente revocato dal Congresso e l’iter, vista la feroce opposizione dei repubblicani, non sarà certamente una passeggiata.
Altro argomento da approfondire in questa nuova strategia geopolitica che, se da una parte “sdogana” parzialmente lo stato-canaglia Cuba, dall’altra evoca lo spettro dello stato islamico e spinge per l’isolamento della Russia, è quello dell’intervento del Vaticano che, grazie a trattative segrete bilaterali, ha reso possibile questa svolta.
Chi segue gli eventi internazionali sa bene come la vera e propria “destituzione” di papa Ratzinger e l’elezione al soglio di Pietro di papa Bergoglio non è altro che l’atto finale della vittoria della piramide gesuita-massonica che – pienamente allineata con Washington – punta a realizzare a tappe forzate il Nuovo Ordine Mondiale.
Il papa sudamericano, che ha espresso “vivo compiacimento per la storica decisione” rappresenta un tassello essenziale di questo programma; la sua influenza sui Paesi del centro e sud America è, infatti, perfettamente funzionale ai piani dell’Impero.
Non essendo più accettabili da parte dell’opinione pubblica mondiale le contro-rivoluzioni alla Pinochet, oggi la strategia di dominio assoluto perseguita dagli Stati Uniti passa attraverso la propaganda smielata di personaggi che si presentano come riformatori, difensori della democrazia, paladini dei popoli, ma che in realtà sono veri e propri lupi travestiti da agnelli.
Oggi l’azione dei più pericolosi nemici dell’umanità passa attraverso il travestimento, la contaminazione del linguaggio, la manipolazione delle coscienze, da cui è necessario difenderci con sempre maggiore lucidità.
Oggi, come mai in passato, nulla è come appare.
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