Egitto: Pena per il Faraone il galera. Arriva l’Islam radicale.
Redazione
E’ stato condannato all’ergastolo Mubarak, ad 84 anni, dopo 30 anni di potere incontrastato e dittatoriale. E nell’immediato trasporto al carcere ha avuto una crisi cardiaca.
All’annuncio della sentenza tafferugli, scontri, feriti nel tribunale e fuori. Ma anche esultanza. Un cocktail di sentimenti forti sui quali soffiano le parti che vogliono aggiudicarsi la corsa per la presidenza. Due sono i candidati al ballottaggio: uno dei fratelli musulmani ed uno della stessa corrente di Mubarak.
La sentenza delude moltissimi in Egitto, perché condanna solamente Mubarak ed il suo ministro degli interni per aver ordinato l’uccisione di 800 manifestanti nel 2011. Ma lascia fuori dal carcere i funzionari che hanno materialmente condotto la sanguinosa repressione e cancella le accuse di corruzione per Mubarak ed figli. Questa situazione di delusione sembra ora spingere in favore della vittoria del candidato dei Fratelli Musulmani, Mohamed Mursi, portando il Paese completamente nelle mani di una forza islamica radicale. Come volevano le forze che hanno organizzato la finta rivoluzione di Piazza Tahrir.
Ci si stringe il cuore nel vedere il vecchio Mubarak su una barella, che ascolta la condanna al carcere a vita. Non perché non meriti di riflettere per i crimini che ha commesso. Ma perché probabilmente è in una profonda e dolorosa confusione. Che in parte viene da una prolungata nebbia interiore, ed in parte dall’essere vissuto a contatto con poteri di manipolazione forti ed efficacemente seduttivi.
Un giorno, trent’anni fa, gli emissari delle logge occidentali di cui faceva parte gli dissero che doveva prendere le redini del Paese, dopo l’attentato mortale al suo capo Sadat. Per difendere con ogni mezzo il glorioso Egitto dall’integralismo islamico. Da quell’attentato degli estremisti islamici, lui stesso si era miracolosamente salvato.
E lui ha eseguito scrupolosamente gli ordini, che riteneva giusti. E lo ha fatto con metodi anche sbrigativi ed antidemocratici. Quelli che lui e gli altri militari intorno a lui ritenevano i più efficienti a conseguire lo scopo in un paese come l’Egitto. Seguendo quello che in certi ambienti di potere viene definito un normale “fine che giustifica i mezzi”. E nel frattempo è stato premiato consentendogli di arricchire la sua famiglia ed i suoi amici con decenni di potere assoluto.
Certo non si aspettava che quegli stessi poteri che lo avevano incaricato di quella missione, importante per lui e per il fronte di cui faceva parte, anche se “sporca” nei mezzi, un giorno gli avrebbero girato le spalle. Anche se li aveva serviti proprio bene, dal suo punto di vista. Ora invece non era più adatto perché lo si scopriva “improvvisamente”anti-democratico. E per giunta l’azione contro di lui apriva scientemente la strada proprio a quell’estremismo islamico che per una vita gli avevano ordinato di bloccare…
Ma si sa: i tempi cambiano, e le tattiche dei poteri oscuri anche. Ora servono paesi islamici per alimentare e rendere credibile il conflitto Islam-Occidente. Quel conflitto mondiale che serve a tenere in vita e rafforzare enormi apparati militari e di sicurezza che poi servono a controllare noi…
Tanta pena per Mubarak: che comprenda nel dolore l’enormità dei crimini commessi ed i falsi miti che ha inseguito obbedendo per ambizione ai poteri di manipolazione delle coscienze. E ne faccia tesoro per proseguire positivamente il cammino della propria evoluzione interiore.
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