Massimo Scaligero e la legge dei 33 anni
Esattamente un anno fa, in occasione del 33mo anniversario – oggi, 26 Gennaio 2014, sono 34 anni – dalla scomparsa di Massimo Scaligero[1], una delle figure spirituali più elevate del secolo scorso, che ho avuto l’onore e il privilegio di seguire per diversi anni, buttai giù alcuni pensieri, sotto forma di lettera a lui indirizzata, che allora mi salirono a coscienza ma di cui all’epoca non compresi appieno tutte le implicazioni.
di Piero Cammerinesi
Ne riporto alcune righe qui di seguito perché costituiscono la base di partenza di queste considerazioni:
“(…) Non si è mai preparati alla morte ma non lo si è in particolare a quella delle persone che più si amano. Avevo perso un amico, un fratello, un maestro, tutti in un solo colpo. L’impressione che provai da allora – e non è mai cambiata – era che da quel momento il mondo non fosse più lo stesso. Il sole, il cielo, le strade, la terra era stata privata della luce che irradiava dal Tuo essere, dalla Tua parola, dal Tuo sorriso. Era come se un velo opaco avesse oscurato gli oggetti che mi circondavano.(…)
Ora, Tu mi insegni che quest’anniversario è diverso dagli altri. Infatti, secondo la legge spirituale dei 33 anni, sappiamo che determinati impulsi terrestri (di pensiero o di sentimento) riemergono in modo visibile come eventi storici dopo un periodo di 33 anni. Mi auguro allora che dal tuo sacrificio terrestre, dal dolore e dall’amore che – al pari di me – centinaia di amici hanno posto come seme nella terra quel giorno di 33 anni fa possa sbocciare un fiore prezioso, oggi davvero indispensabile nel nostro mondo: il fiore del risveglio delle coscienze[2]”.
Ma vediamo più approfonditamente cosa significa questa legge.
La legge dei 33 anni fu enunciata da Rudolf Steiner in varie occasioni.
– come ci dice Judith von Halle[3]nel suo L’incontrare il Cristo oggi e lo Spirito del Goetheanum[4] – “viene impressa come un ritmo costante nella terra, o meglio, nell’etere terrestre, grazie alla comparsa del Cristo Gesù sulla terra”.
La sua peculiare caratteristica, è che “impulsi di pensiero o di sentimento, inizialmente non significativi per l’uomo, vale a dire nati sulla terra e in quanto fatti spirituali, invisibili, emergono in modo visibile come eventi storici dopo un periodo di 33 anni”.
Vale a dire che tutto ciò che noi abbiamo elaborato, sperimentato interiormente – in modo conscio o inconscio – in forma di pensiero o sentimento, si trasforma, dopo 33 anni, in qualcosa che ci viene incontro nel mondo esteriore, come storia, come destino.
Insomma, abbiamo 33 anni di tempo per correggere certe nostre incongruenze, falsità, pensieri erronei; se non siamo in grado di farlo, dopo questo periodo tali inadeguatezze si trasformano in realtà esteriori, in eventi di vita che non è più possibile modificare.
Rudolf Steiner aggiunse, infatti, dinanzi ad una ristretta cerchia di persone, che questa legge spirituale, portataci dal Cristo, evidentemente implica la possibilità per noi di modificare o addirittura interrompere le conseguenze di destino di nostri impulsi erronei.
Ancora Judith von Halle: “è offerta alla persona la libertà di influenzare, mediante azione spirituale e fino alla scadenza dei 33 anni anche un germe già deposto, modificando così – in meglio o in peggio – la manifestazione di quel germe. Solo dopo la scadenza di questo periodo, il germe, inserito 33 anni prima nella terra spirituale, si manifesterà irrevocabilmente nella storia dell’umanità”.
Pertanto abbiamo la possibilità – per 33 anni – di apportare ancora correzioni a certi errori – ma anche di peggiorare la situazione – prima che questi si trasformino in eventi di destino.
Ora la domanda è: può avere ciò qualcosa a che fare con Massimo Scaligero?
Forse sì.
Alla scomparsa di Scaligero – per tutti noi semplicemente Massimo – buona parte di coloro che avrebbero dovuto portare avanti la sua missione, il suo lavoro, si scontrarono ben presto con le proprie inadeguatezze personali, con la difficoltà a mantenere quel livello interiore che avrebbe dovuto essere in linea con pensieri, parole ed azioni del Maestro.
La destità cui egli ci esortava incessantemente si è andata sgretolando in una serie di flussi di coscienza contraddittori, di umane pigrizie e personalismi.
Quei disaccordi tra noi discepoli che – lui presente – duravano il tempo di una sua parola o di un suo sguardo, hanno iniziato gradualmente a prendere consistenza, così come i distinguo interpretativi.
Neanche a dire che gli amici – come Massimo ci chiamava – intorno a lui avessero chissà quali tremende défaillance, no, è stato sufficiente che in noi passasse inosservata una piccola crepa.
Una crepa minima, infinitesimale, che in condizioni normali è del tutto trascurabile.
Ma cosa succede a una crepa se la pressione esterna aumenta?
Immaginate, ad esempio, una crepa minima sul parabrezza della vostra automobile; normalmente non ve ne accorgete, poi, un giorno, andando appena un po’ più veloce, il parabrezza vi esplode in faccia.
La crepa ha indebolito l’intera lastra di vetro!
Così è per noi; in condizioni normali generalmente non ci rendiamo conto delle nostre zone oscure, dei nostri difetti; essi si manifestano in condizioni eccezionali. Ad esempio, quando la vita ci mette di fronte a noi stessi in momenti particolari, allorché dobbiamo reagire a stati di grande sofferenza o ci viene chiesto di scegliere tra una risposta di opposizione o di accettazione nei confronti dell’altro o degli eventi.
Quella è la pressione che apre la crepa.
Con la via spirituale è lo stesso, anzi, la pressione in questo caso è ancora più forte perché non coinvolge solo l’uomo terrestre, ma anche quello cosmico.
Ed ecco che, dopo 33 anni, quei pensieri e quei sentimenti inadeguati – all’epoca ancora embrionali – stanno emergendo oggi sul piano esteriore in un crescendo di contrapposizioni tra persone che pur fanno riferimento a Scaligero come proprio Maestro spirituale.
Il web – con la sua inquietante tendenza a favorire la rimozione delle inibizioni personali – ne è oggi spietata cassa di risonanza.
Né la storia di quanto accadde dopo la scomparsa di Rudolf Steiner, con le dolorose scissioni degli anni successivi alla sua morte, né lo studio della storia della Chiesa con le persecuzioni e repressioni degli eretici è servito a far sì che il pensiero del “più libero degli uomini” fosse trattato allo stesso modo delle eredità del Cristo Gesù e di Steiner – solo per citarne due – vale a dire come terreno di scontro intellettuale e animico. Non è più l’immacolata concezione o l’essenza angelica il terreno di scontro, come nel caso della Chiesa, lo è bensì la ‘prevalenza’ o meno della concentrazione sugli altri esercizi per lo sviluppo dell’anima che Scaligero ha lasciato o il presunto ‘tradimento’ dell’eredità del Maestro da parte di questo o quello.
Con giudici autonominatisi, capi d’accusa ed emissione di sentenze.
Inappellabili.
Ciascuno è assolutamente – e, voglio credere, sinceramente – convinto della verità della propria interpretazione, ma in queste contese mancano la comprensione e la tolleranza nei confronti dell’altro, in una parola, l’amore.
Tradimento è la parola più usata, pesante come un macigno.
Ma cosa ebbe a scrivere Massimo che, da Iniziato qual era, ben si aspettava il tradimento dalle deboli personalità – non tutte, beninteso, ché di persone serie e rigorose ve ne sono state e ve ne sono – che lo circondavano?
“L’impulso al tradimento oggi è inevitabile a tutti, è la prova di tutti, essendo la posizione del pensiero astratto incontrollato e portato di continuo a scambiare il cadavere discorsivo della verità con l’essere della verità. Il tradimento è la vanità espositiva: sotto la cui finzione esoteristica rigurgitano, allo stato di rinnovellata e codificata imperiosità, gli istinti. Il pericolo di perdita della rettitudine oggi incombe soprattutto su coloro che presumono insegnare, tenere forbiti discorsi, godendo dell’estatica ascoltazione degli altri a cui trasmettono insegnamenti, che invero non possono passare attraverso oratoria o eccitazione misteriosofica. Coltivando simile vanità, si è esclusi dalla “via”. Possono essere conosciuti i testi della Saggezza, anche i più riservati, le norme delle “riunioni di gruppo” e i riti segreti, si può aver ricevuto oralmente le tecniche decisive dello sviluppo interiore: tutto questo rimane lettera morta, anzi diviene alimento della presunzione individualistica, se non muove dallo spirito da cui origina, se non può immediatamente darsi come impersonalità, dedizione all’altrui essere: se non può attuarsi come capacità di amare come se stessi qualsiasi creatura umana”[5].
Qual è allora il punto?
Primo, che il tradimento è insito nella natura umana e in particolare nella tendenza degli istinti a prendere illecitamente il sopravvento sulla parte superiore dell’uomo. Da cui le parole “L’impulso al tradimento oggi è inevitabile a tutti”.
Secondo, che v’incorrono con maggiore facilità “coloro che presumono insegnare, tenere forbiti discorsi, godendo dell’estatica ascoltazione degli altri”, dunque proprio chi crede di avere una propria verità, l’esclusiva della giusta interpretazione e che si attende dagli altri approvazione e consenso.
Terzo, ogni conoscenza, ogni tradizione non ci salva, anzi, “diviene alimento della presunzione individualistica, se non muove dallo spirito da cui origina, se non può immediatamente darsi come impersonalità, dedizione all’altrui essere: se non può attuarsi come capacità di amare come se stessi qualsiasi creatura umana”.
Per dirla con l’apostolo Paolo, potrei conoscere tutte le verità del mondo, le lingue di angeli e uomini, ma “se non avessi l’amore, non sarei nulla[6]”.
Tutti da condannare o tutti da assolvere allora?
In realtà, se siamo – e lo siamo – tutti corresponsabili, siamo, al tempo stesso, tutti degni di stima.
Anni fa, quando Bianca Maria Scabelloni, per tutti Mimma[7], – che proseguì in modo mirabile l’opera di Massimo – diceva “io stimo tutti” non capivo che senso avesse una affermazione del genere.
Le chiedevo: “Come, stimi il saggio come lo stolto, il santo come il delinquente?”.
Sembrava davvero un nonsense.
Ho capito solo in seguito che è qualcosa di diverso dal senso che diamo normalmente al termine stima. Se guardiamo all’essere umano che sbaglia, a come si presenta nell’attuale incarnazione tra nascita e morte, è evidente, non si può stimare umanamente A come B o come C, ma se guardiamo all’essere umano-spirituale immerso nella sua evoluzione, nel suo processo di perfezionamento, attraverso innumerevoli esistenze, con tutte le sue vittorie e le sue sconfitte, nel suo inarrestabile anelito verso la Luce, beh, allora cambia tutto.
È come se, guardandolo, vedessimo, dietro di lui, qualcosa che cambia radicalmente la prospettiva. In altri termini, interviene interiormente una correzione e la prospettiva, il nostro giudizio, cambiano del tutto.
Quali conclusioni possiamo trarre, dunque, da queste brevi riflessioni?
Che quello cui oggi stiamo assistendo – vale a dire l’emergere, dopo 33 anni dalla scomparsa di Massimo Scaligero, di contrasti profondi all’interno della comunità che si è costituita intorno a lui – appare come la conseguenza diretta della mancanza di lavoro interiore di allora. L’aver trascurato gli esercizi per lo sviluppo interiore – dalla concentrazione del pensiero al fondamentale impegno quotidiano per la trasformazione dell’anima – ha spianato la strada all’inganno delle opposizioni, ci ha reso vittima dei contrasti.
E da dove nascono i contrasti?
Dalla mancanza di fiducia e di fraternità, condizioni necessarie per il nascere di uno spirito di comunità.
Rudolf Steiner fu estremamente chiaro nel ravvisare proprio nel sorgere della fiducia tra uomo e uomo e nella fiducia alla base dell’organismo sociale, l’unica possibile salvezza dalla incombente guerra di tutti contro tutti.
“La grande fiducia, questo deve diventare l’impulso sociale più importante del futuro. Gli uomini devono poter lavorare insieme. Altrimenti le cose non andranno avanti[8]”.
Si potrebbe facilmente credere che la guerra di tutti contro tutti, con il suo tono apocalittico sia qualcosa di ancora ben lontano da noi. Tuttavia, se è pur vero che Steiner in alcuni interventi la situò in un futuro non immediato, in una particolare conferenza egli dichiara senza mezzi termini che, se l’umanità non sarà in grado di correggere le visioni del mondo profondamente influenzate e corrotte dal materialismo e dall’edonismo dominante, “alla fine del secolo XX noi ci troveremo di fronte alla guerra di tutti contro tutti! Gli uomini potranno fare tutti i bei discorsi che vorranno, potranno aver fatto tutti i possibili progressi scientifici, avranno di fronte a sé questa guerra di tutti contro tutti. Assisteremo allo sviluppo di un’umanità che tanto più si riempirà la bocca di questioni sociali tanto meno avrà un minimo ‘istinto sociale[9]'”.
E cos’è la guerra di tutti contro tutti se non la negazione per antonomasia dello spirito di comunità?
Non nasce forse dall’arroccarsi sulla propria visione delle cose senza ascoltare, senza dar fiducia all’altro, così da negare alla radice la comunione spirituale che è alla base della comunità?
La conflittualità cui stiamo assistendo in questi mesi non fa altro che sgretolare l’atmosfera animica del movimento che è nato da e attorno a Massimo.
E quali effetti possono avere tali opposizioni su persone che si avvicinano al suo pensiero o all’Antroposofia?
L’effetto di farle scappare a gambe levate da una via i cui adepti si screditano a vicenda.
Ognuno invoca la verità e accusa la controparte di menzogna e di tradimento senza riflettere alle responsabilità spirituali verso se stesso e gli altri.
Mi chiedo se anche l’insultarsi tra discepoli della medesima via e dello stesso Maestro non rappresenti ipso facto una non-verità e un tradimento.
Personalmente ritengo che la scomparsa del Maestro avrebbe dovuto stimolare proprio la nascita di un’autentica comunità spirituale – stretta intorno alla preziosa eredità ricevuta – ma ciò evidentemente non avvenne; la stessa Mimma ebbe più volte a soffrire delle situazioni di opposizione che si andavano creando, anno dopo anno, nei gruppi che erano nati intorno alla straordinaria figura di Massimo Scaligero.
Abbiamo avuto 33 anni per porre rimedio a tutto ciò ma non sono bastati; oggi questa realtà emerge in modo visibile, così che siamo – noi tutti – costretti a confrontarci con le conseguenze dell’incapacità di trasformare noi stessi e con il rischio di dissoluzione di quella comunità invisibile cui un essere straordinario come Massimo Scaligero ha dedicato l’intera esistenza.
Se le mie riflessioni sono fondate, non sarebbe dunque sbocciato, 33 anni dopo la sua scomparsa, “il fiore del risveglio delle coscienze” come auspicavo un anno fa, bensì avremmo dinanzi a noi solo lo sterile frutto dell’assenza di fraternità e il germe della guerra di tutti contro tutti.
Sapremo porvi rimedio?
[1] http://www.liberopensare.com/biblioteca-sx/massimo-scaligero
[2] http://www.liberopensare.com/articoli/item/648-33-anni-fa
[3] http://www.liberopensare.com/biblioteca-sx/judith-von-halle
[4] Judith von Halle, L’incontrare il Cristo oggi e lo Spirito del Goetheanum, Cambiamenti Edizioni 2012
[5] Massimo Scaligero, Magia Sacra, Tilopa 1966
[6] Paolo, Prima lettera ai Corinti
[7] http://www.liberopensare.com/biblioteca-sx/mimma-benvenuti
[8] Rudolf Steiner, O.O.196, conferenza tenuta a Dornach il 17 Gennaio 1920
[9] Rudolf Steiner O.O.205, conferenza tenuta a Dornach il 6 Agosto 1921