Ancora hai bisogno di un capro espiatorio?

Capro espiatorio

Ancora hai bisogno di un capro espiatorio?

di Enrico Carotenuto

“Il capro espiatorio era un capro utilizzato anticamente durante i riti con cui gli ebrei chiedevano il perdono dei propri peccati nel Tempio di Gerusalemme. Il nome deriva dal rito ebraico compiuto nel giorno dell’espiazione (kippūr), quando un capro era caricato dal sommo sacerdote di tutti i peccati del popolo e poi mandato via nel deserto. Il rito viene descritto dalla Bibbia nel libro del Levitico (cap. 16), nella Mishnah (Yoma cap. 6) e nel Talmud (Yoma, fogli 66-67).

In senso figurato, un “capro espiatorio” è qualcuno a cui è attribuita tutta la responsabilità di malefatte ed errori altrui o di eventi negativi casuali, dovendo poi subire ingiustamente le conseguenze.” – wikipedia

A volte, per quanto io sia convinto che il percorso evolutivo delle coscienze individuali sia in fase di accelerazione, non posso che stupirmi e rattristarmi, di fronte a meccanismi individuali e sociali che sembrano rimanere immutati fin dalla notte dei tempi.

Ho voluto cominciare questo articolo con la spiegazione del rituale ed una definizione di “capro espiatorio”, proprio per illustrare che in alcune cose, molta poca strada ci separa dai tempi “biblici”.

Sappiamo tutti come certi argomenti sono stati proposti, nella storia, proprio per creare una distrazione di massa, un “nemico comune” verso cui indirizzare le frustrazioni del popolo, per distrarre i cittadini dai veri obiettivi, dal perseguire i reali “colpevoli”.

Negli ultimi 2000 anni gli ebrei sono stati usati spesso come capro espiatorio. Amaramente ironico, se si pensa che è una loro “invenzione”.

Ma non sono stati certamente l’unico gruppo a subire questo torto. Nella storia sono stati creati innumerevoli capri, fossero essi gruppi reali, come un etnia, o o spauracchi creati appositamente a tavolino, come ad esempio Al-qaeda. Ma anche la “kasta”, i giornalisti, eccetera. 

La creazione di un capro espiatorio serve molto al “potere”, per ovvi motivi. In special modo, serve quando il potere stesso ha bisogno di orientare lontano da se l’odio che esso stesso ha generato e provocato nelle masse, e che non è un mezzo, mettiamocelo in testa, ma un fine.

Infatti, dal punto di vista spirituale, lo scopo del “nero” nel gioco evolutivo, è quello di fare da forza di ostacolo all’evoluzione delle coscienze, proprio per far si che questa avvenga.

In quest’ottica il sentimento d’odio è l’ostacolo per eccellenza, in quanto ci allontana dalla vera moneta di scambio universale, ciò che fa vibrare le superstringhe, l’amore; e dall’unico percorso di crescita reale, che è quello dell’utilizzo sempre più consapevole dell’amore: la crescita della coscienza.
E’ quindi chiaro, che generare odio sia, per le forze dell’ostacolo, nient’altro che il fine di ogni loro opera.

Noi occidentali invece siamo abituati a pensare fin da piccoli in maniera materialista, quindi ci troviamo più a nostro agio con la teoria secondo cui i gruppi oscuri che controllano il mondo, facciano tutti i loro piani in funzione del mantenimento del potere temporale. Ed effettivamente per certi livelli dei poteri oscuri è così. Ma sono livelli inferiori, non sono le vere cime, che non sono tangibili. Sono i visibili, quelli che ci danno in pasto: i Bilderberghini, gli Aspenauti, nobili e cavalieri. Loro si muovono per il mero motivo materialista, ed in questo sono marionette più o meno consapevoli. Sono il mezzo.

Ma noi, consapevoli, vogliamo esserlo, no?

Quindi, quando osserviamo i grandi eventi portati avanti da questi oscuri manovratori, dobbiamo ricordarci quale è il fine e quale il mezzo.

Vi state chiedendo quale sia il punto di questo articolo? Tranquilli: fra un po’ ci arrivo. Pazientate ancora un poco.

Dunque, se il fine oscuro è la creazione di ostacoli alla crescita delle coscienze, dobbiamo tenere in considerazione il fatto che queste manovre sono fatte per colpire noi, la nostra interiorità. Quella di ognuno di noi. Perchè le coscienze sono individuali, prima che collettive.

Da tempo, su Coscienzeinrete Magazine, parliamo di come una delle grandi strategie sia quella della creazione di un conflitto occidente-islam che dal punto di vista materialista ha lo scopo di rafforzare il potere di certi gruppi nel controllo del mondo, atraverso il mantenimento di strutture militari che non hanno lo scopo di difenderci, ma di controllarci ed opprimerci. Ma, come dicevo poc’anzi, lo scopo vero, è quello di creare spirali di odio continuo, dentro ognuno di noi, così da rallentare, e se possibile fermare, la nostra evoluzione spirituale.

E qui arrivo al punto: il capro espiatorio è un modo di esternalizzare le “colpe” che in realtà ognuno di noi si porta dentro. Ed in questo, è un freno alla crescita: se ci mettiamo l’anima in pace dando a qualcuno o qualcosa la colpa delle nostre omissioni, o frustrazioni, in realtà non le stiamo levando di mezzo, ma stiamo solo rimandando l’appuntamento con la nostra resa dei conti interiore. Le stesse frustrazioni, gli stessi problemi si ripresenteranno più in la, ancora più grandi.

Mi preoccupa molto ciò che sto vedendo negli ultimi tempi in strada, e sui social network. Vedo che sono sempre di più quelli che sfogano la propria frustrazione sugli “altri”, in special modo sugli stranieri, e sugli immigrati. Ci sono sempre stati quelli che ragionano così, ma un tempo erano confinati a frange della società ben definite: quella parte di popolazione non abastanza ferrata culturalmente e/o moralmente, coloro che si fanno prendere dai ragionamenti di “pancia”, perchè privi degli strumenti di pensiero necessari ad avere una visione più ampia. Insomma, quelli che hanno sempre rappresentato lo zoccolo duro di forze politiche populiste, dei vari Mussolini, Bossi e via dicendo.

Ora invece, vedo e sento sempre più persone che quegli strumenti li hanno, comportarsi come se non li avessero. Anche persone che incontri negli ambienti dei “creativi culturali”, che magari vanno a seguire seminari per la crescita interiore, poi vanno a casa e postano articoli su quanto sono brutti e cattivi gli immigrati, rei di tutto, e colpevoli di affossare questo paese, già sull’orlo del baratro. Oppure, campioni dell’anti-kasta da tastiera, che ce l’hanno sempre con i privilegi degli altri, ma che non vedono che con i metodi che propongono, altro non fanno che voler mantenere un’ altra kasta, la loro, quella degli occidentali privilegiati. O anche campioni dell’iper liberismo, che vogliono privatizzare tutto, vogliono la competizione perfetta ovunque, tranne che con chi si accontenta di spiccioli, perchè l’alternativa è l’inedia o la persecuzione. Con quelli niente competizione: quelli stessero a casa loro (sigh!).

Insomma, vedo sempre più persone, di quelle che non dovrebbero cadere in certi tranelli della mente, aderire al gioco del capro espiatorio.

Capro espiatorio1

Capisco, siamo stressati, vessati quotidianamente dalle notizie, dalla crisi, dai politici ladri, venduti e incapaci, dalla burocrazia devastante, dalle tasse.
E capisco quanto sia difficile dover guardare dentro noi stessi e ammettere che queste cose ci sono anche per colpa nostra. Per non esserci interessati prima, per essere caduti per vent’anni nel giochetto berlusca-si-berlusca-no, e prima ancora nelle trappole del finto-vero terrorismo, mentre l’italia veniva smantellata e venduta a quelli che la crisi l’hanno così potuta fabbricare. Per la frustrazione di sapere, in realtà, di non aver mai contribuito abbastanza ad una società migliore, per via dell’ossessione di ognuno di noi col suo orticello, per via delle nostre pigrizie, ignoranze, paure e lacune varie.

Si, lo capisco. E’ dolorosissimo guardarsi dentro. Faticosissimo accettarsi, perdonarsi e cambiare il proprio modo di essere. Per questo è così attraente il capro espiatorio.

Cerchiamo però di tenere a mente che ogni volta che entriamo in questo circolo vizioso, peggioriamo le cose. Allontaniamo da noi quello che cerchiamo, e facciamo il gioco di chi ci vuole schiacciati.

Prendersela genericamente con gli immigrati, con la kasta, o con qualunque forza sia esterna a noi, fa esattamente il gioco di quelle forze. Da forza a chi vuole la guerra e svuota la politica del suo compito. Insomma, esattamente quello che vogliono i Letta, i Monti, i gesuiti, ecc.

Se in Italia le cose non funzionano, la colpa è degli italiani, cioè anche mia, e anche vostra. Così come le cose che non funzionano nel mondo sono colpa degli uomini, non certo degli animali o delle montagne.
Se in gran parte del mondo hanno fame e paura vera, tanto da essere disposti a morire pur di andarsene, è anche colpa di ognuno di noi, delle scelte comode, del neo-colonialismo, delle nostre scelte politiche e di consumo.

Chi vuole un mondo migliore, parta da se, non dagli altri. E chi non lo vuole migliore, eviti almeno di lamentarsi.

Non posso che rammaricarmi vedendo molti di quelli che si credono in percorso di crescita, quelli che vogliono levarsi le catene, quelli che vogliono un mondo più equo ed onesto, seguire lo stesso identico modo di pensare di sempre, rinunciare all’equità e all’onestà persino verso se stessi. Voler mandare l’ennesimo capro a morire nel deserto.

Ci meritiamo di meglio, no? Vogliamo di meglio, no?

No?

 

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