16 marzo 1978 – Aldo Moro viene rapito per toglierci sovranità e libertà

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16 marzo 1978 – Aldo Moro viene rapito per toglierci sovranità e libertà

di Fausto Carotenuto

Cosa possiamo fare noi ora per riprendercela.

Ormai sono passati 35 anni da quel rapimento, ed il quadro è chiaro: è molto più facile giudicare le cose del mondo dopo che il tempo ne ha mostrato il senso.

Come era l’Italia fino a quell’anno? In grande fermento, in grande crescita da tutti i punti di vista. Lati positivi e lati negativi, come il clientelismo, la presenza diffusa della malavita nelle regioni meridionali, un certo malaffare. Una classe imprenditoriale di successo, ed una politica effervescente, anche se ammalata di clientelismo e di corruzione. Un insieme di partiti e partitini, logge e loggette e ordini religiosi guidava un paese in modo caotico, ma tale da mantenerlo sostanzialmente libero e sovrano.

Proprio il fatto che dalla Seconda Guerra Mondiale era emerso un quadro frazionato, e non un potere unico, o una sola influenza straniera, consentiva sufficienti margini di libertà e di sovranità al Paese. Influenze americane e inglesi bilanciate da genuine spinte libertarie, da più di una corrente vaticana e dalla forte presenza comunista. In un gioco faticoso ma sostanzialmente positivo per la nostra indipendenza. L’industria, l’economia, la finanza, la cultura e la scienza italiane avevano trovato possibilità di crescita in un lungo periodo di sostanziale indipendenza. C’erano difetti, anche gravi, ma diciamo che il bilancio era positivo.

Alcune personalità si erano occupate, pur nella incredibile complicazione del sistema, di mantenere la barra dritta e di non inginocchiarsi ai poteri esterni transnazionali.

Alla fine degli anni settanta Aldo Moro rappresentava il fulcro di questi delicati equilibri, e ne costituiva una delle principali garanzie.

Ma il sistema nazionale indipendente era di ostacolo alle mire di quei poteri che volevano fermare per tempo l’onda di risveglio delle coscienze, e intendevano distruggere i contesti locali e nazionali, per verticalizzare e centralizzare il potere. Prima a livello europeo e poi mondiale.

Moro – ma anche altri politici e imprenditori dell’epoca – avevano come faro, come priorità, la sovranità e la libertà del nostro Paese, proprio come lezione appresa durante la Guerra Mondiale. Moro già si opponeva ad un certo modo di avviare l’integrazione europea a sfavore della nostra sovranità, ed era contrario alle pressioni in quel senso. Non fu rapito perché voleva i comunisti al governo, ma perché era il detentore delle chiavi della nostra sovranità, Di un certo modo di intendere la politica come senso del dovere. Di un forte limite interno alla corruzione morale della politica e dell’economia.

Per questo venne rapito con la messinscena delle Brigate Rosse, da ben altre forze. Forze anti-coscienza e forze lanciate alla distruzione del sistema degli stati nazionali, per avere a disposizione dei mega stati meglio controllabili.

E dal giorno del rapimento e poi della morte di Moro abbiamo progressivamente perso sovranità e libertà. Prima è stata favorita una enorme corruzione della politica, per poi denunciarla per portare via insieme alla corruzione anche quella politica che assicura libertà e sovranità. E i lupi che hanno rapito Moro sono ora quelli che a forza, brandendo crisi finanziarie e politiche, ci stanno spingendo nell’ovile di un superstato europeo Orwelliano.

Cosa è rimasto dopo 35 anni di una classe politica e di una economia indipendenti e sovrane? Molto poco…

Sovrana è rimasta la nostra coscienza, che proprio guardando a queste vicende può rafforzarsi e non ripetere gli errori. E può lavorare per una società più giusta ed amorosa, partendo dai contesti e dalle azioni intorno a noi. Il potere si rigonfia e si arrocca? E noi conquistiamo alla nostra coscienza gli spazi del nostro agire quotidiano. Da questo la vera rivoluzione del futuro.

Ed ecco una frase illuminante di Moro:

“Questo paese non si salverà e la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera se non nascerà un nuovo senso del dovere”

Ecco, la classe che lo ha sostituito e che ora ha preso il controllo dello stato e dell’economia sente come dovere solo quello dell’obbedienza a certi poteri.

Ma il senso del dovere, connesso con la coscienza, esiste in italia ed è in pieno fermento. In tante persone. Speriamo che esca fuori dalla riserva indiana, dai contenitori politici-gabbia in cui lo stanno mettendo per renderlo inefficace.

Aiutiamo un sano ed amoroso senso del dovere ad evadere da queste gabbie per diventare influente nella società.

E’ una operazione difficile, faticosa, spesso controcorrente, Ma si può fare!

 

angel110

 

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