Vedere Oltre – La storia di Ambrogio

CIR Ambrogio

Vedere Oltre – La storia di Ambrogio

di Enrico Carotenuto

Ecco la bella storia di Ambrogio, un ragazzo simpaticissimo il cui interesse principale è la crescita della coscienza. Propria e degli altri. Il suo è un percorso di crescita particolare, che merita di essere conosciuto e divulgato come esempio di come la ricerca spirituale sia una danza continua di interessi, ma anche di errori che diventano comunque fondamentali pietre di paragone per ulteriore crescita. Insomma, il processo che affrontano tutti gli esseri umani, ma sperimentato in maniera un po’ diversa da quella della maggior parte delle persone, perchè Ambrogio è un non vedente, ma è anche un Dottore (Ph. D.) in filosofia.

Ecco quindi un breve sunto della sua storia, scritto da Ambrogio stesso. (E.C.)

Antoine de Saint-Exupéry viene spesso citato per ricordare e ricordarci che “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Una verità che è stata per me uno sprone per approfondire l’essenziale, nel sentire ma ancor più nel pensare. Questa mia ricerca continua dell’Oltre ha senza dubbio contribuito a portarmi, proprio pochi giorni fa, a conseguire il Dottorato in Filosofia. A 31 anni e da non vedente, un tale conseguimento, per quanto formale e non essenziale, è forse una soddisfazione superiore che per un normodotato.

Ma il percorso che mi ha condotto qui è stato lungo e complesso.

Fin dalle elementari mi interessai di tematiche alternative, come l’auto-ipnosi e la filosofia buddista. Ero solito chiedere a parenti ed amici la lettura di alcuni testi che all’epoca mi incuriosivano. Mi attraevano questi argomenti per la curiosità di svelare il non conosciuto, gli aspetti nascosti della realtà e delle facoltà mentali.

L’approfondimento della spiritualità coincise con l’utilizzo di uno strumento che per me sarebbe diventato indispensabile, ossia il computer. A partire dal Liceo ebbi a disposizione il primo computer con una sintesi vocale, un programma che legge in voce tutto ciò che appare scritto sullo schermo, sulle pagine internet o su qualsiasi file di testo. Per mezzo, quindi, di questi strumenti informatici, l’esplorazione di queste tematiche mi fu resa agevole e appagante.

In ambito alternativo, mi incuriosivano le percezioni energetiche, del Chi, che mi condussero alla pratica del Reiki; ma anche le possibilità del pensiero, con il training autogeno ed altre tecniche mentali. Attualmente sono meno interessato a queste pratiche, ne sentivo maggiormente bisogno in passato quando cercavo una dimostrazione pratica della spiritualità. Al tempo, apprezzavo l’utilità di una qualche tecnica che mi facesse sentire l’energia e l’influenza del pensiero sul fisico.

Dopo un breve avvicinamento agli insegnamenti di Ramtha, iniziai ad interessarmi all’analisi critica del sistema monetario ed economico, che mi condusse alla moneta complementare dello SCEC. In seguito mi allontanai dagli insegnamenti di Ramtha in quanto sentivo, a livello interiore, che non ero più in sintonia con quel percorso. In particolare, non mi convinceva la spiegazione della modalità di manifestazione della realtà. Secondo tali insegnamenti era sufficiente pensare, ad esempio, “io vivrò per 500 anni” per poter manifestare a livello fisico tale affermazione. Questa semplificazione del processo di manifestazione non mi ha mai convinto, in realtà.

Nel 2003 conobbi un imprenditore, Daniele Dal Bosco, con il quale spesso mi sono confrontato, insieme ad altri amici comuni, e da questi dialoghi ne derivarono negli anni numerose letture spirituali e filosofiche. La compresenza di interessi spirituali e filosofici, dapprima complessa, si è trasformata negli anni in una felice combinazione che mi ha gradualmente condotto ad una visione complementare del Reale.

Il punto di contatto tra spiritualità e filosofia lo ritrovai in particolare nello studio dell’ego, in ambito spirituale con la Kabbalah ed in ambito filosofico con vari autori, in primis Blaise Pascal. Fu per tal motivo che nella tesi specialistica mi occupai di un interprete italiano di Pascal, Augusto Del Noce, che ho poi approfondito anche nel Dottorato.

Il motivo che mi attrasse alla filosofia fu la mia naturale tendenza a pormi molte domande sulla realtà, sforzandomi di comprenderla a livello razionale. Ho sempre intuito la potenzialità della mente umana, la sua connaturata capacità di intendere appieno il reale.

Si parla sovente della necessità di un risveglio delle coscienze. Tale risveglio non può prescindere, a mio avviso, da un approccio proattivo alla conoscenza attraverso continue domande su quanto accade, dentro e fuori di noi. In tal senso il mito della caverna di Platone rappresenta un punto di partenza per ogni ricercatore del Vero, un mito riproposto in forma moderna, in un certo senso, anche attraverso il celebre film Matrix.

Negli ultimi anni ho avuto modo di avvicinarmi, in parallelo agli studi accademici, alla filosofia di diversi autori tradizionali ed “eterodossi” quali Steiner, Guénon, Evola e molti altri. In parallelo perché, come è noto, in ambito accademico predomina un relativismo sofistico. Tali studi hanno ulteriormente contribuito ad integrare nella mia visione spiritualità e filosofia, fede e ragione.

Oggigiorno è comune la convinzione che la spiritualità non richieda l’uso dell’intelletto. Nel mio percorso, invece, ho maturato la solida convinzione che una ratio integra e pulita – per dirla con Ficino, una ratio lucis – costituisca la base necessaria per un vero percorso dello Spirito. La vera Filosofia, nel senso pitagorico-platonico, è una ricerca della Sophia, della vera Conoscenza che è sempre spirituale e morale.

La mia condizione potrebbe, a tal riguardo, fornire un punto di vista diverso rispetto al solito approccio filosofico accademico. Essendo focalizzato principalmente, obtorto collo, sulla realtà interiore, mi è forse risultato più semplice, paradossalmente, intuire la naturale connessione tra il pensare e lo Spirito, tra il sentire e l’Anima. È in tal senso che cercherò, in futuri scritti, di porre un punto di vista diverso sulla filosofia e sulla spiritualità. Un punto di vista apparentemente più semplice, ma altresì meno condizionato da percezioni sensoriali: siamo certi, d’altra parte, che il Reale sia così complesso? O è forse la nostra mente, condizionata dalla vita quotidiana, a renderlo tale?

Ambrogio Riili

 

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