Porto Tolle: Bene che si paghino i danni, ma…
di Enrico Carotenuto
L’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha quantificato il danno provocato allo stato dalla centrale ad olio dell’ Enel a Porto Tolle: 3,6 miliardi di Euro dal 1998 al 2009. La perizia è stata commissionata dall’Avvocatura di Stato per conto dei ministeri dell’ambiente e della salute, parti civili nel processo “Enel-bis”.Che lo stato esiga compensazione per procurati danni ambientali, è sacrosanto. Però in questa vicenda ci sono cose che non quadrano. Fondamentalmente, due.
La prima è che l’Enel, pur essendo stata “privatizzata” nel 1992, ha come azionista di riferimento (31% delle azioni) lo stesso Stato italiano: nella fattispecie il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Quindi abbiamo davanti una situazione in cui un pezzo dello Stato fa causa ad un’altro pezzo dello Stato per danni procurati allo Stato. Quindi, nella migliore delle ipotesi, cioè se Enel fosse condannata a pagare il danno, lo Stato si troverebbe con 3,6 miliardi di danno già procurato, più 1,2 miliardi di danno da pagare! La situazione è grottesca, no?
Al di la di questo calcolo sbrigativo, il problema grave è che lo Stato, essendo azionista di riferimento di Enel, avrebbe dovuto accertarsi PRIMA di fare il danno, e avrebbe dovuto monitorare l’ambiente e la salute dei cittadini ben prima che il danno assumesse dimensioni così disastrose. Con gli apparati a sua disposizione, lo stato avrebbe dovuto fare queste cose, tanto più che la maggior parte dei danni calcolati sono le perdite umane. Quindi qualcuno, nell’apparato statale, deve avere la colpa di tutto ciò, e deve pagare. Il processo Enel (il primo) ha individuato i colpevoli nelle persone di Paolo Scaroni e Franco Tatò, ex amministratori delegati dell’Enel.
Ma essendo scattati i termini di prescrizione, i due cittadini sopraindicati, in fondo colpevoli di STRAGE, se ne vanno bellamente a spasso liberi e tranquilli. Anzi, il Sig. Scaroni è l’amministratore delegato di ENI, in pratica, è stato PROMOSSO! Non immagino che in seguito alla prescrizione il sig. Scaroni abbia maturato un coscienza, per cui sono spaventatissimo per i danni ambientali che l’ENI starà in questo momento facendo in giro per il mondo.
E questo è il primo problema. Il secondo probelma, a mio avviso, è ancora maggiore, sebbene di natura apparentemente “filosofica”: dei 3,6 miliardi di danni, 2,6 sono essenzialmente danni per eccesso di mortalità. In molti sono contenti che per la prima volta in Italia venga quantificato un danno ambientale, ma in pochi si chiedono cosa significa realmente questa quantificazione, ovvero: viene stabilito un parametro economico per il valore di una vita umana.
A me non sembra poco. Intendiamoci, mi sembrerebbe giusto che le famiglie di chi è morto per via della centrale venissero risarcite, a parziale riparazione per la perdita di un loro caro. Ma qui non siamo di fronte ad una cosa del genere, qui si tratta di soldi che verrebbero incassati dallo Stato e basta, che entrerebbero a far parte della contabilità, che non andrebbero certo alle famiglie. E questo è già sbagliato, ma lo sbaglio peggiore è dire che la vita di una persona è quantificabile in soldi! E’ accettabile ciò? E’ accettabile che le persone responsabili di migliaia di morti vadano a spasso impunite, e che la società responsabile se la cavi con un semplice pagamento?
In questo modo, non si stabilisce il precedente che una società può mettere a rischio la vita delle persone, basta che metta da parte soldi sufficienti a pagare una multa?
In questo modo, in fondo, si sancisce legalmente che il profitto, vale più della vita, basta farne tanto.
Per me questa è una pericolosa aberrazione, questo processo potrebbe stabilire il modus operandi del prossimo futuro, in Italia e nel mondo. Un futuro in cui una vita umana diventa solo una voce di costo, con buona pace dell’etica.