Più lavoro meno ferie: la ricetta di Polillo. Noi rilanciamo…
Redazione
Che invenzione geniale. Che trovata fantastica! Il sottosegretario all’Economia Polillo dice che potrebbe essere un’ottima idea quella di abolire una settimana di ferie all’anno. E così il PIL, il santo graal della finanza, potrebbe aumentare di ben un punto!!!
Ma che idea stupenda… E dice che con lui sono già d’accordo molti ambienti imprenditoriali e persino sindacali.
Lui del resto ha ragione: noi viviamo per lavorare e non viceversa. Noi viviamo per far ingrassare banchieri, speculatori e multinazionali, che hanno un estremo bisogno, poverini, dell’aumento del PIL. Altrimenti non si riescono a remunerare i loro investimenti speculativi.
E noi saremmo così infami da starcene tranquilli al mare, in campagna, sui monti, o semplicemente a spasso in un museo o a passeggio per strada o a leggere un libro… senza pensare al loro profondo disagio esistenziale?
Saremmo proprio senza cuore.
Ha ragione Polillo, serve uno scatto di umanità. E allora rilanciamo, e proponiamo la rinuncia alle ferie sine die, per rassicurare i mercati e tutta la finanza predatrice.
Non avremo più spazi di libertà per noi e Polillo e i suoi saranno contenti.. Perchè questo era il compito dei professori… Finalmente vivremo per lavorare… nel mondo del Grande Fratello!
Ebbene no, faremo proprio il contrario.
Faremo di tutto per disinteressarci di questa bufala del PIL, per cui
l’economia deve crescere ogni anno. E perchè deve crescere? Noi mangiamo sempre più o meno le stesse cose… I nostri bisogni materiali sono sempre quelli… L’unica cosa che cresce così sono gli interessi che vanno agli speculatori. Che poi comprano i professori e i politici.. che poi imbrogliano noi…
E poi cercheremo di allargare sempre di più gli spazi per noi, per l’arte, per la cultura, per le nostre riflessioni, per ritrovarci a scambiare pensieri e sentimenti elevati, per godere della natura… Per nutrire la nostra coscienza…
Per essere più liberi e più forti.
Forse proprio questo non vogliono. Ma noi sì.