Per un giorno l’arte e la bellezza Italiana ad un euro.
Paola Lo Sciuto
Il Ministro delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, ha deciso, (in occasione delle Giornate europee del Patrimonio ideate dal Consiglio d’Europa nel 1991), che nella giornata di oggi 20 settembre 2014, musei, aree archeologiche e complessi monumentali statali e comunali saranno aperti per tutto il giorno, fino alle 24, al costo simbolico di 1 euro. “Questa importante iniziativa dice Franceschini, serve a far conoscere i musei statali e comunali ad un pubblico più vasto: non solo ai turisti, ma anche ai tanti cittadini che non sono mai entrati nei musei delle proprie città”.
L’Italia come sappiamo ha il primato di una devastante inconsapevolezza del proprio patrimonio artistico, come dimostrano i dati dei visitatori rispetto a quelli degli altri paesi che non hanno di certo più attrazioni storico artistiche delle nostre. Per chi dirige i musei, conosciamo quella capacità imprenditoriale spesso tesa ad aumentare il beneficio privato a discapito di quello comune, e a distruggere quello che il direttore precedente era riuscito a fare. Ma speriamo che questa iniziativa sia un piccolo passo per una necessaria inversione di rotta per gli italiani che distratti dalle proprie seccature quotidiane sono lontani dalle opere d’arte. L’arte alimenta la bellezza e nutre di certo l’anima e lo spirito. Quindi “frequentare” il nostro patrimonio artistico è un arricchimento irrinunciabile, nonchè un “dispetto” a chi ci vuole ignoranti. Un’occasione unica, da non perdere.
Dall’articolo di Gabriele Simongini pubblicato oggi sul Tempo.it si legge:
«Le giornate europee del patrimonio – ha detto Franceschini – si svolgono quest’anno nel pieno del semestre italiano di presidenza Ue, a significare ancora di più la convinzione con il quale il nostro paese aderisce al progetto europeo». Ecco, sull’onda del successo che stanno avendo le novità introdotte dal MIBACT negli orari dei musei (le aperture serali del venerdì, la prima domenica di ogni mese ad ingresso gratuito, ecc.), sembra arrivato il momento decisivo in cui si sta iniziando a diffondere, non solo a parole ma soprattutto con i fatti, una reale consapevolezza del potenziale anche economico del nostro immenso patrimonio artistico, da valorizzare secondo gli standard internazionali per trasformarlo in fonte di ricchezza e di lavoro.
Questa consapevolezza forse per la prima volta è sentita con forza da un Governo del nostro paese ma a poco a poco, con fatica, si sta diffondendo anche tra i cittadini. È questo il cambio di marcia che serve, un senso diffuso d’orgoglio per il nostro patrimonio artistico ed archeologico che lo faccia sentire come matrice della nostra più autentica ed originale identità nazionale. E ha ragione ancora Franceschini nel dire che «in Italia abbiamo miniere d’oro dappertutto con i nostri musei, il nostro patrimonio, la nostra bellezza e non le abbiamo sapute usare». Per troppo tempo si è paragonato questo patrimonio ad un petrolio che sarebbe bastato far uscire dai pozzi per creare ricchezza. In realtà, la valorizzazione di questa ricchezza, di pari passo con la sua tutela, è molto più complessa e non genera automaticamente una semplice monetizzazione, senza una serie di cambiamenti complessi.
Come è possibile che il Louvre abbia quasi dieci milioni di visitatori all’anno, il Metropolitan di New York sei, il British Museum di Londra 5,5 e gli Uffizi solo 1,7 e il Museo di Capodimonte a Napoli poco più di 900.00? Perché questo divario così abissale? E nel caso degli Uffizi e di Capodimonte stiamo comunque parlando dei nostri musei leader, tenendo fuori classifica i Musei Vaticani che invece arrivano alla bella cifra di 5 milioni di visitatori. Prendendo in esame i primi 100 musei d’arte più visitati del mondo nel 2013, il Regno Unito conquista il primato con i suoi musei che hanno totalizzato complessivamente oltre 32 milioni di visitatori. Noi? Siamo staccatissimi con poco più di dodici milioni di visitatori in un anno, briciole rispetto a quello che potremmo fare a paragone delle nostre ricchezze artistiche.>>