Siria: il cerchio si stringe. Verso la creazione di un pericoloso superfronte radicale sunnita
di Fausto Carotenuto
Sparatorie a Damasco. I ribelli sarebbero arrivati nella capitale, secondo alcuni dispacci poco chiari, ma rilanciati da tutti i grandi media occidentali.
In effetti non si sa chi siano questi ribelli che riescono a tenere in scacco uno degli eserciti e dei servizi segreti più forti del medio oriente. Per anni le opposizioni non sono riuscite a combinare nulla, ed ora improvvisamente sono organizzate ed armatissime. E qualche generale comincia a defezionare e a passare nelle loro fila, secondo il recentissimo copione libico.
Ma chi le ha organizzate, ingrossate, addestrate e dirette queste forze ribelli che fino a poco fa non c’erano? C’è puzza di servizi occidentali…
Il turco Erdogan sostiene apertamente l’opposizione sunnita, che si riunisce sotto la sua protezione in Turchia. E’ ormai chiaro che alla guida dei ribelli siriani sono i Fratelli Musulmani, e per di più l’ala che dipende direttamente dai fortissimi Fratelli Musulmani egiziani. Ai quali la NATO ha già ceduto l’Egitto, dopo aver consegnato la Libia ai radicali Salafiti. Che sono sempre segretamente una emanazione dei Fratelli Musulmani egiziani, così come le corti islamiche somale, gli islamici palestinesi di Fatah e decine di altri movimenti radicali sparsi in tutto il mondo islamico.
Con una vittoria in Siria i Fratelli Musulmani diventerebbero il vero potere politico-militare del Medio Oriente. Le loro pulsioni antioccidentali ne farebbero prima o poi il cuore dello scontro occidente-islam. Voluto dai poteri di manipolazione per rendere credibile un conflitto mondiale permanente capace di continuare a giustificare emergenze, enormi eserciti e potenti servizi segreti al servizio di un superstato militare euroamericano già operativo da alcuni anni.
In Siria i Fratelli Musulmani potrebbero dare luogo ad uno stato nazionalista islamico sunnita, che dominerebbe con il pugno di ferro gli altri grupi etnico-religiosi presenti nel paese: gli Alauiti sulla costa e i curdi verso Est.
Possibile anche un grave conflitto interetnico, che creerebbe instabilità in una regione dove il tema etnico-religioso risente ancora della forzature compiute il secolo scorso dalle potenze occidentali alla fine dell’impero ottomano. Il problema curdo è ancora irrisolto e rischia di far riesplodere un vicenda che interessa importanti porzioni di territorio non solo siriano, ma soprattutto turco, iracheno e iraniano. E certamente un mutamento di equilibri a Damasco provocherebbe nuovi squilibri sia in ambito libanese che palestinese. E forse anche giordano, kuwaitiano, ecc.
Strano il silenzio di Israele in questi drammatici sviluppi. Per chi lavorano i suoi capi? Per il loro Paese o per il superstato militare euroamericano? Indovinate un po’…
Se fossimo israeliani assisteremmo con terrore e grandissima preoccupazione da diversi mesi ad una serie di vicende strane denominate primavera araba. Nelle quali l’occidente, tradizionale alleato, finisce sempre per sostenere intorno a noi cambi di regime che portano al potere nemici di Israele, al posto di governi con i quali lo stato ebraico aveva ormai trovato un modus vivendi ed in certi casi anche una ampia collaborazione. In caso di successo della rivolta siriana, lo stato ebraico si troverebbe circondato da Fratelli Musulmani armati, potenti e molto più compatti delle discordie interarabe sulle quali tanto ha contato finora il governo di Gerusalemme per la propria sicurezza. Incerto anche il ruolo dell’Iran, che vede sorgere una sorta di superfronte sunnita guidato dai Fratelli Musulmani egiziani in concorrenza diretta con gli sciiti iraniani nel ruolo di leader dell’estremismo islamico antioccidentale e anti israeliano.
Quello che sta avvenendo in Siria, più che per altri paesi, non riguarda solo il regime in carica, ma rimette in gioco pericolosamente tutti gli equilibri mediorientali.
Qualcuno ha programmato accuratamente questo vortice di violenza, squilibri e paura. I governi del “civile e pacifico occidente” ne sono l’evidente strumento.
Confidiamo nel fatto che anche nei paesi arabi esista ormai una massa critica intellettualmente libera capace di resistere, e di influenzare positivamente gli eventi. Speriamo in loro. E che siano capaci di risvegliare il medio oriente da un sonno della coscienza che dura ormai da troppo tempo.
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