LEI (Her) – La voce interiore
Paola Lo Sciuto
Lei (Her), è un’opera complessa e come tutte le opere che si rispettino ha tanti livelli di comprensione quante le profondità degli abissi. Profondità come corde di un’arpa che fanno risuonare la nostra vita, i nostri sentimenti, la nostra solitudine, il nostro futuro, il rapporto con noi stessi, il ruolo dell’amore, la nostra parte più intima. Il nostro io interiore.
Per restituire la complessità dell’opera visiva in parole non basterebbe un libro di mille pagine. Infatti sarebbe riduttivo, perché il film parla per se stesso, si può solo raccontare ciò che si è provato guardandolo. “Her” lavora su diversi piani, e sembrano tutti universi di riflessione. Spike Jonze è riuscito a fare un’opera davvero importante con un solo attore ( Joaquin Phoenix), ed una sola voce ( Scarlett Johansson ) per questo forse il film uscito in America nel 2013, ha già avuto una serie di riconoscimenti come miglior film, migliore sceneggiatura, miglior interpretazione, miglior scenografia, migliori costumi, miglior colonna sonora.
Le immagini profonde e significanti sono figlie dei nostri tempi, di un mondo che cambia e va verso una direzione precisa. Il film ci fa riflettere, sul ruolo del divino femminile in noi, sul ruolo della tecnologia, sulla nostra paura di vivere la vita in modo reale, sul coraggio, sull’apertura del cuore. Da una parte il piano reale ci racconta di un futuro prossimo e di un tipo assolutamente innocuo: Theodore che lavora presso una società di comunicazione epistolare. Egli scrive lettere piene di sentimento per terzi. Caduto in depressione a causa della recente separazione con la moglie, vive da solo tra la sua scrivania in ufficio e il suo letto ai piedi del quale passa le serate con i videogiochi.
Il paesaggio umano è fatto di gente in movimento per la città perennemente sotto una foschia di gas inquinante che si sposta da un luogo all’altro come una colonia di formiche. Nessuno è in compagnia di nessuno, tutti sono da soli con i propri pensieri, i propri desideri, sono lì con il corpo ma “altrove” con la mente. L’unico momento in cui si può incontrare veramente qualcuno è in ascensore. Spazio stretto e obbligato, luogo contemporaneo che come l’autobus, costringe ad una vicinanza forzata e priva della propria privacy vitale. Poi c’è il nuovo sistema operativo OS1 che ha il nome di Samantha e che entra nella vita di Theodore come una persona reale.
L’uomo parla con Samantha tutti i momenti della sua vita e diventa piano piano la sua compagna di pensieri, la sua coscienza, la sua parte femminile, il suo divino femminile.
Quanto vediamo le scene, le immagini e sentiamo le parole che entrano dentro di noi con una insinuante forza sottile, siamo spinti a fare delle considerazioni che sono diametralmente opposte.
Da una parte la tecnologia e il suo aspetto negativo. Già è vero, noi affidiamo tutta la nostra vita ad un computer in modo disarmante: ricordi, pensieri, scritti, foto, passioni; è la nostra memoria, il nostro vissuto. Attraverso il sistema binario 1-0 noi possiamo vivere la nostra sessualità, la nostra socialità, i nostri rapporti, i nostri pensieri e sentimenti. Il computer è uno schermo divisorio, un piano virtuale che non ci fa vivere la relazione reale con gli altri, ci tiene distanti e ci protegge; avere un corpo fisico davanti significa stabilire una comunicazione e un contatto a cui piano piano ci stiamo inesorabilmente disabituando e questo sembra essere un drammatico destino. Dall’altra il film ci porta ad intuire come, stare con se stessi, riflettere sulle cose nella propria intimità, serva ad aprire le porte del cuore alla propria interiorità, al proprio femminile (l’anima), e ciò non può far altro che bene. Uno dei colleghi di lavoro di Theodore, dice proprio :- tu sei così, hai una parte maschile ed una parte femminile”… Sentire una voce che ti parla all’orecchio, da vicino, che ti conosce, che ti aiuta, che ti stimola, che ti indirizza, esattamente come quella del divino femminile in noi è avere una relazione con noi stessi. Ascoltare la propria voce interiore è una cosa assai rara, distratti come siamo dalle mille cose quotidiane. Il dialogo interiore con la propria intima voce femminile ci aiuta in fondo a comprendere noi stessi, ad accettarci e ad amarci, non in modo narcisistico, quello non serve a nulla, ma semplicemente a stare bene con noi stessi: strada migliore per sentirci degli esseri completi. Se si costruisce una base amorevole partendo da se, si può essere sicuramente più capaci di dare il meglio agli altri. Il sistema operativo Samantha è una metafora, e molto di più, cambia ad ogni parola ad ogni esperienza si evolve, e conosce l’amore, insegna a Theodore che nella relazione spesso si cade nell’inganno di poter appartenere all’altro e che l’altro ci possa appartenere, ma come dice Samantha, l’amore non è una scatola che riempi, l’amore quando lo fai entrare aumenta a dismisura e siamo capaci di amare uno e 641 persone contemporaneamente. :- Io sono tua e anche non tua- dice a Theodor. L’amore rimane per sempre nell’intimo dell’altro e l’accettazione di sé può avere la funzione di toglier via la paura di vivere davvero nella vita reale, paura che aveva imprigionato Theodor. Il film è bellissimo e riesce a sorprenderti. Penso che quest’opera sia il segno che l’umanità sia pronta a ricevere le forme pensiero espresse in “Her ” in tutta la sua complessità e ne siamo davvero felici.
AVVERTENZA: PER APPREZZARE A PIENO LE INTERPRETAZIONI, SPECIALMENTE QUELLA DI SCARLETT JOHANSSON, GRANDE PUNTO FORTE DEL FILM, SI CONSIGLIA VIVAMENTE LA VISIONE IN LINGUA ORIGINALE.
Ecco i premi che ha vinto il film
2014 – Premio Oscar
Miglior sceneggiatura originale a Spike Jonze
Nomination Miglior film a Megan Ellison, Spike Jonze e Vincent Landay
Nomination Miglior scenografia a K.K. Barrett e Gene Serdena
Nomination Miglior colonna sonora a William Butler e Owen Pallett
Nomination Miglior canzone (The Moon Song) a Karen O e Spike Jonze
2014 – Golden Globe
Migliore sceneggiatura a Spike Jonze
Nomination Miglior film commedia o musicale
Nomination Miglior attore in un film commedia o musicale a Joaquin Phoenix
2013 – Festival Internazionale del Film di Roma
Miglior interpretazione femminile a Scarlett Johansson
Mouse d’oro a Spike Jonze
2014 – Satellite Awards
Nomination Migliore sceneggiatura originale a Spike Jonze
Nomination Miglior colonna sonora
2014 – Saturn Award
Nomination Miglior film fantasy
Nomination Miglior attore a Joaquin Phoenix
Nomination Miglior attrice non protagonista a Scarlett Johansson
Nomination Miglior sceneggiatura a Spike Jonze
2014 – Critics’ Choice Movie Award
Miglior sceneggiatura originale a Spike Jonze
Nomination Miglior film
Nomination Miglior attrice non protagonista a Scarlett Johansson
Nomination Miglior regista a Spike Jonze
Nomination Miglior scenografia a K.K. Barrett e Gene Serdena
Nomination Miglior colonna sonora agli Arcade Fire
2014 – Writers Guild of America Award
Miglior sceneggiatura originale per il cinema a Spike Jonze
2013 – New York Film Festival
Nomination Miglior Film
2013 – Los Angeles Film Critics Association
Miglior film
Miglior scenografia a K.K. Barrett
2014 – ACE Eddie Awards
Nomination Miglior montaggio per un film drammatico a Eric Zumbrunnen e Jeff Buchanan
2014 – Costume Designers Guild Awards
Nomination Miglior costumi per un film contemporaneo
2014 – Art Directors Guild Awards
Miglior scenografia per un film contemporaneo a K.K. Barrett
Informazioni sui premi tratte dalla scheda su Wikipedia.org