La Sampdoria rinuncia allo sponsor d’azzardo
di Enrico Carotenuto
Le coscienze si svegliano a tutti i livelli. La U.C. Sampdoria rescinde il contratto con la Gamenet, una grande concessionaria del gioco d’azzardo, proprietaria di sale slot e siti per scommesse e di casinò on-line.
La decisione del presidente della squadra è stata presa in seguito all’invito del sindaco di Genova Marco Doria, che sta cercando di limitare come può la piaga del gioco nella città.
Genova, infatti, risulta essere la città con il maggior numero di sale slot pro-capite d’Italia, ed i genovesi giocano in media 755 Euro a testa l’anno. Allarghiamo questa cifra al resto d’Italia, e pure con correzioni verso il baso, ci troviamo di fronte alla cifra spaventosa di soldi che il nostro paese brucia ogni anno. Soldi che finiscono in parte allo stato (che al massimo ci paga parte gli ineressi sul debito pubblico alle banche private), ed in parte nei conti, spesso esteri, spesso in paradisi fiscali, dei signori dell’azzardo. Insomma, soldi che per la maggior parte non vengono reimmessi nell’economia reale, se non la parte che va a pagare le pubblicità dilaganti dell’azzardo. Se quei soldi fossero spesi dalle persone in beni e servizi italiani, probabilmente la recessione non esisterebbe.
Senza parlare poi, della piaga del gioco problematico e patologico, rovina di decine di migliaia di famiglie.
Doria ha emanato un regolamento restrittivo per l’apertura di nuove sale slot, stabilendo una distanza minima di 300 metri da campi sportivi, luoghi di culto, parchi e scuole. Provvedimento che però somiglia un po’ a chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi. Infatti, a Genova, c’è già una sala slot ogni 235 metri.
La Sampdoria, che da tre anni portava sulle maglie il nome della Gamenet, sta cercando di accordarsi con uno sponsor locale, ma se non troverà l’accordo, è disposta a giocare senza sponsor sulle maglie, la prossima stagione. Un gesto veramente responsabile e meritevole. Un esempio che sarebbe bello seguisse anche il Genoa, l’altra squadra cittadina, anch’essa sponsorizzata da un provider di gioco d’azzardo. Anzi, un esempio che andrebbe imitato da tutte le squadre di calcio, lo sport che più ha influenza e visibilità, in special modo sui giovani ed i bambini, che per gli sponsor non sono altro che i futuri clienti a cui succhiare, metaforicamente parlando, il sangue.
Fin quando gli altri non seguiranno l’esempio della squadra blucerchiata, noi qui, tiferemo Sampdoria.