La deportazione delle due Kazache parla di uno stato privo di etica, di cuore e di libertà
di Fausto Carotenuto
Giorni fa con un blitz a Roma, nel quartiere residenziale di Casalpalocco, una falange di 50 poliziotti italiani ha portato a segno un vero e proprio rapimento. La moglie e la figlia del principale oppositore del dittatore kazako Nazarbaev, Mukhtar Abyazov, è stata sbrigativamente ed erroneamente accusata di avere un passaporto falso e consegnata, ancora in territorio italiano agli aguzzini kazachi sulla pista dell’Aeroporto di Ciampino. Dove era appositamente giunto un jet affittato dal regime di Nazarbaev per l’occasione.
Il tutto in mezzo ad un balletto di spie italiane, israeliane, kazache e chissà quanto altro.
Naturalmente ora Alma Shalabayeva è agli arresti in Kazachistan, mentre il marito è esule a Londra. Ed il regime si appresta a mandare la figlioletta in orfanotrofio. E noi, con grande fretta, dispendio di mezzi e incredibile solerzia – anche nel “sorvolare” sulla regole – a chi abbiamo consegnato la donna e la sua bambina? Nelle mani di Nazarbaev, accusato ancora ieri da Amnesty International di ingannare la comunità internazionale e di “usare regolarmente tortura e maltrattamenti in Kazakistan” dove le forze di sicurezza agiscono con impunità e la tortura nei centri di detenzione è la norma. Chi in Italia ha autorizzato e organizzato questa vera e propria infamia era naturalmente al corrente che non stava consegnando questa mamma e questa bambina ad un paese rispettoso dei diritti umani, ma ad un destino orribile.
E ieri il colmo della beffa e dell’ipocrisia. Il governo italiano, colpito dalle giuste polemiche, pensa di risolvere la vicenda revocando il provvedimento di espulsione: la donna può rientrare quando vuole in Italia…
Ah certo… ora che è nelle mani degli aguzzini di Nazarbaev…
Che vergogna… non ci sono parole.
Anni fa il governo D’Alema fece una cosa analoga sempre nello stesso quartiere, con il rapimento e la consegna del leader curdo Ochalan alle autorità turche, che lo rinchiusero in un’isola senza possibilità di contatti esterni, in un regime durissimo e per anni sotto la minaccia di esecuzione capitale.
Sì, da noi certi gruppi piegano da sempre la democrazia, la libertà, l’etica e il diritto a quella che si chiama “ragion di stato”. Lo si è visto in mille casi, il più eclatante degli ultimi anni la decisione di mandare a morte Aldo Moro.
Ma qui occorre fare qualche breve osservazione: non può esistere alcuna ragion di stato superiore ai diritti ed alla dignità di un solo essere umano. Nessuno stato, per nessun motivo, si può arrogare il diritto di comprimere o sacrificare una sola persona. Perchè proprio la difesa della dignità anche di una sola persona è quel patrimonio morale sul quale si fonda la legittimità della stessa esistenza di qualsiasi stato.
E poi si è sempre scoperto che non si trattava mai di ragione “di stato”, ma che con quella formula si coprivano gli interessi di qualche gruppo oscuro. Non certo dei cittadini di una nazione.
Cosa ce ne facciamo di uno stato incapace di principi etici, di veri ideali, preda delle lobbies e di interessi indicibili… Cosa ce ne facciamo di uno stato privo di amore per le persone…
Ed ora un appello al fuggitivo americano Snowden: “Ma come ti era venuto in mente di chiedere asilo anche in Italia… Dovresti essere contento che te lo abbiano negato.. Forse qualcuno ti aveva detto di fidarti del “quieto” Letta e della “libertaria” Bonino… Non dargli retta per carità! Stai alla larga… potresti trovarti a Guantanamo o peggio in un batter d’occhio… grazie alla finta “patria del diritto”.
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