La belva contronatura
di Enrico Carotenuto
Ce l’hanno fatta. Non sono bastati anni di battaglie, le morti di guardiaparchi coraggiosi, le decine di petizioni, le minacce delle associazioni ambientaliste. Le bestie ce l’hanno fatta. Le bestie, ovviamente, sono i petrolieri, e in fondo l’umanità tutta, incapace di tenere a freno i propri bassi istinti predatori: il parco del Virunga, che tra l’altro ospita almeno il 50% degli ultimi gorilla rimasti sul pianeta, è ora aperto alle trivelle.
E anche il parco del Salonga, che allo stesso modo ospita il 40% della popolazione dei Bonobo. Ci eravamo occupati della questione già anni fa, e sembrava che il pericolo fosse stato scampato. Ma i vampiri della natura non demordono mai, tanto sanno che le persone comuni hanno sempre un’urgenza maggiore, una scadenza, una preoccupazione, un qualcosa che li fa girare dall’altra parte, o gli fa dire ” che ci posso fare io, così va il mondo”. Ma non è così. La responsabilità dello scempio che stiamo facendo del mondo è condivisa. Ogni essere umano ne porta un pezzetto con se, e se lo porterà appresso per sempre.
Il governo congolese, attraverso una commissione chiamata ECOFIRE (mai acronimo fu più appropriato), ha infatti ridisegnato i confini dei parchi, entrambi protetti dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità, escludendo guarda caso le zone che interessavano i petrolieri.
Il Congo poi non solo ha aperto i due parchi ai petrolieri, ma è anche emerso che il ministro dell’ambiente (sic) tratta con gli zoo cinesi per vendergli appunto, gorilla, bonobo e altre specie in via d’estinzione.
Che il cielo abbia pietà di noi, belve contronatura.