Vogliono distruggere il mare
di Enrico Carotenuto
Come mai il piano di sviluppo economico di Passera, è indietro di cinquant’anni rispetto alla realtà?
Come avevamo detto fin dal principio, questo governo, di tecnico ha ben poco. Da Monti in giù, tutti i componenti del governo sono espressione della lobby gesuitico-massonica eurocentrica. E sono stati messi li esplicitamente per piegare definitivamente l’Italia ai loro voleri, e spartire la torta pubblica tra quei meritevoli che hanno montato la crisi ad arte. Monti ha l’incarico di assoggettarci alla dittatura burocratica, e con il MES, il pareggio di bilancio in costituzione, eccetera, ha già svolto gran parte del suo compito. Gli altri membri del governo, sono essenzialmente li per compensare la finanza internazionale, le multinazionali e lobby varie che hanno favorito questo golpe. Solo da questo punto di vista si può spiegare l’apparente arretratezza mentale e di preparazione mostrata da questi gloriosi “tecnici”. L’ennesimo chiaro esempio è il piano di sviluppo economico annunciato dall’apposito ministro.
Questo “piano Passera”, che dal nome sembrerebbe il progetto serale di un plotone in libera uscita, è talmente anacronistico, che non può essere spiegato altrimenti. Non riusciamo a credere che Passera, un banchiere e dunque una persona preparata culturalmente ed intellettualmente, sia riuscito a partorire un piano di sviluppo che sarebbe andato bene, forse, nei primi anni sessanta. Non può essere ritardo di preparazione o forma mentis. E’ fatto di proposito.
Il “Futuro” dell’economia italiana
Dunque, quale piano geniale ed avveniristico avrebbe studiato il sedicente tecnico? Semplice: il rilassamento delle norme di protezione ambientale e l’aumento delle concessioni petrolifere, specialmente quelle marine. Questo, ovviamente, unito a spese infrastrutturali per aumentare la rete autostradale e favorire per l’ennesima volta il trasporto su gomma, che come sappiamo, fa tanto bene a noi e alla natura, e soprattutto è economico!
Sarcasmo a parte, è evidente che rispetto al resto del mondo occidentale, che sta puntando su nuovi modelli di sviluppo incentrati sulla green economy, noi andiamo contromano.
La giustificazione per questo scempio programmato, è che queste norme porteranno un aumento del PIL dello 0,5% (WOW! La Cina ci fa un baffo!), che il 20% del fabbisogno d’idrocarburi sarà prodotto internamente, e che si creeranno 25.000 posti di lavoro.
Bugie.
Secondo i rapporti stilati dalle associazioni di monitoraggio, ed ambientaliste, il totale del petrolio estraibile nelle aree interessate equivale al consumo italiano di 5 mesi. Lo diciamo più chiaramente: facendo tutte le trivellazioni ed i pozzi previsti, e prosciugando tutto quello che c’è da prosciugare, si otterranno, nelle previsioni più ottimistiche, trenta milioni di tonnellate di greggio. Controllando le tabelle dello stesso ministero dello sviluppo economico sul consumo di idrocarburi in italia, ci accorgiamo che quella è la quantità che consumiamo da gennaio a maggio. DI UN SOLO ANNO!
Sul mezzo punto di PIL non ci soffermiamo, perchè è una crescita talmente ridicola, rispetto ai costi ed ai rischi, che non vale neanche la pena di prenderla in considerazione.
Per quanto riguarda l’occupazione, sveliamo l’ennesima presa in giro: se pure si dovesse arrivare alle 25mila assunzioni stimate, bisogna prendere in considerazione per quanto tempo. Infatti gli studi indicano che al massimo le attività estrattive potranno durare dai cinque ai sette anni. Quindi, si creeranno sì, posti di lavoro, ma a tempo determinato. E fra cinque, massimo sette anni, coloro che avranno lavorato, se saranno ancora sani, si ritroveranno nuovamente senza lavoro. Proprio un bel piano, non c’è che dire.
E questo al netto dei rischi ambientali e dell’inquinamento prodotto.
Ai trivellatori verrà permesso di bucare fino a cinque Km dalla costa. In aree di pregio dal punto di vista turistico, ambientale, e della pesca. Gran parte della costa sud occidentale della Sicilia, il basso Adriatico, lo Ionio, il basso Tirreno. Riuscite ad immaginare i danni alla pesca? al turismo? E se ci dovesse essere, Dio non voglia, un’incidente? In quel caso che faranno i pescatori? Che fine faranno il PIL e l’occupazione, al netto delle perdite del settore turistico?
E anche in assenza d’incidenti i danni ambientali sulla flora e la fauna marina, per accumulo di sostanze nocive, sono comunque insostenibili.
La chicca
Il WWF parla apertamente di Far West, per quello che riguarda le concessioni. Hanno pubblicato uno studio che rivela come le royalties che lo stato riceverà dalle aziende petrolifere, siano in pratica nulle. Innanzitutto c’è la percentuale, che è ridicola rispetto a quella praticata da tutti gli altri paesi: da noi va dal 7 al 10%, variando a seconda del luogo di estrazione (in mare è il 7%). Nel resto del mondo si chiede minimo il 20%. E non è tutto. Le royalties non si pagano sulle prime 50 mila tonnellate estratte. I giacimenti marini che superano questa soglia, in Italia, si contano sulle dita di una mano. Guardando le tabelle delle royalties pagate dai petrolieri in Italia, ci si accorge che solo 5 operatori su 59 le pagano.
Insomma, noi mettiamo a disposizione il nostro patrimonio ambientale in cambio di pochi spiccioli, e, come dimostra il caso ILVA, se qualcosa va storto, saremo noi, con le nostre tasse, a pagare i danni ambientali.
Questo regalo agli imbrattatori ha anche un’altra funzione: quella di distruggere ulteriormente il legame tra il nostro popolo e la sua meravigliosa terra. Distruggendo le risorse, si aumenta la dipendenza dai circuiti internazionali, dalle grandi distribuzioni, dai petrolieri.
Ed in ultima analisi, come diciamo da sempre, è questo il vero obiettivo del governo Monti.
C’è bisogno di mobilitazione orizzontale. Non possiamo fidarci dei politici, possiamo fidarci poco dei 5 Stelle, che hanno taciuto su MES e Fiscal Compact. Possiamo fidarci solo di noi stessi. Attivarci, far sapere a tutti quelli intorno a noi che non tollereremo queste cose. Che non voteremo mai più qualcuno che non si opponga con le unghie e coi denti a tutto ciò. Occorre far circolare queste informazioni, ripetutamente, affinchè non sia una ventata passeggera, che fa indignare tutti su Facebook per cinque minuti e basta. Ognuno di noi guardi ciò che può fare, in piccolo o in grande, e lo faccia. Questa è la strada della coscienza. Vogliono impedirci di usarla e di svilupparla.
Facciamogli vedere che per loro comincia ad essere troppo tardi.
Per approfondimenti:
http://www.legambiente.it/contenuti/dossier/dossier-trivella-selvaggia
Dossier WWF – “Milioni di regali”
Dati consumi idrocarburi: http://dgerm.sviluppoeconomico.gov.it/dgerm/consumipetroliferi.asp