Il nome suggestivo della app governativa non ci rende immuni al dubbio.
di Enrico Carotenuto
Da quando il governo ha proposto di utilizzare una app per rilevare e tracciare i possibili casi di coronavirus, si è scatenato un dibattito in rete sulla sicurezza dei dati e sulla privacy. Un dibattito che manca completamente il punto. Il problema non sono i nostri dati, o il tracciamento dei nostri spostamenti e delle nostre amicizie. Google e i vari social fanno questo lavoro da anni, e possono dare ai governi molte più informazioni su di noi, sui nostri contatti, sui nostri pensieri e spostamenti di quante ne potrà mai dare l’app Immuni.
Il problema è un altro.
Google, Apple o Facebook sanno già tutto di te, ma quei dati non possono essere usati contro di te, se non violi la legge. Per tanto chi è scomodo al sistema, al massimo, rischia la censura o il “mobbing”.
Il mobbing on-line lo vediamo da anni: da Butac, ai troll (professionisti e/o inconsapevoli), ai “link per visitare il sito dell’OMS” che appaiono sotto i video di youtube che parlano di coronavirus.
Come se l’OMS fosse una fonte autorevole, alla luce di come è composta e finanziata la struttura, ma soprattutto alla luce della gestione dell’epidemia in corso.
Sappiamo tutti come funziona, ormai. Qualsiasi informazione che vada contro la narrativa mainstream è sottoposta a mobbing, sia che l’informazione sia giusta, sia che sia una bufala.
L’importante è che venga sbeffeggiato qualsiasi tentativo, riuscito o meno, di vedere le cose da un punto di vista diverso da quello dell’autorità in voga. Che si scoraggi, in pratica, l’esercizio del libero pensiero, e che si rafforzi il principio di autorità, sia esso di provenienza politica, o il “papato” scientifico.
Avrete certamente notato che certi figuri, che magari dicono castronerie esagerate tutti i giorni in prima serata in TV, non vengono mai toccati dai siti anti-bufala, i loro profili sui social non vengono mai chiusi, i loro post stranamente non vengono mai rimossi per violazione di fantomatiche norme, neanche quando sono altamente lesivi di persone e/o categorie, non compaiono “allerte” o link consigliati sotto le loro cavolate (quando non sono vere e proprie bugie). E se compaiono dei link, sono a supporto delle suddette castronerie.
Allo stesso modo, chi lavora o anche solo si esprime sui social, avrà notato come funziona il trollaggio. I più si saranno accorti solo del trollaggio involontario, quello degli ingenui o degli accecati dalle rabbie, ma chi gestisce pagine che cercano di offrire un’opinione diversa non ha potuto fare a meno di vedere come su certi argomenti, specialmente in certi momenti topici, si presentino “ondate” di commenti da account poco credibili, commenti che non dicono molto al di fuori dell’insulto, dell’aggressione o della semplice espressione “fake!”. Commenti fatti per influenzare chi non si ferma a riflettere sui contenuti, ma solo per dare l’impressione che ci sia una maggioranza di “svegli” che non prende neanche in considerazione le tesi esposte.
Difficilmente questi “commentatori” entreranno in un dibattito, e quando lo fanno si può notare dall’inconsistenza degli argomenti e dalla reiterazione di parole chiave, la vera natura dell’interlocutore.
La censura, una volta anatema per gli operatori on-line, sta purtroppo diventando sempre più comune sia sui social che su youtube.
Ma al di la di questo, cosa può fare il potere con le informazioni che ha a sua disposizione su di voi?
Se non violate la legge, assolutamente niente, se non levarvi visibilità, o farvi passare per fessacchiotti, magari, anzi spesso, anche se siete degli esperti in materia.
Le app “sanitarie” come quella proposta dal governo, invece, hanno la potenzialità di diventare veramente un incubo.
Per un motivo molto semplice: chi gestisce l’app può dichiararti malato, anche se sei sano.
E a quel punto possono venirti a prendere, per “curarti”. Anche se non hai violato alcuna legge. E magari possono venire a prendere anche i tuoi amici, magari quelli che la pensano come te. Perchè se siete stati a contatto…
E possono portarti in un “centro di cura”, dove potresti “guarire”. Ma anche no.
Fantascienza? Paranoia?
Può darsi.
Può darsi anche che le votazioni sulla piattaforma Russeau dei 5 Stelle rispecchino effettivamente il voto espresso.
Quanti di quelli che hanno votato 5 stelle pensano ancora che sia così?
Ci fidiamo così tanto dei controllori?
Guardando indietro, nella storia come nella contemporaneità, siamo così sicuri che i governi ed i poteri dietro di essi abbiano a cuore il nostro bene?
Siamo sicuri che un’arma del genere non verrebbe utilizzata?
Quanti esempi storici abbiamo, solo negli ultimi cento anni, di Gulag, campi di concentramento, di rieducazione, desaparecidos, OVRA, Gestapo?
E quanti esempi di maggioranze che non sono state abbastanza attente, fino a quando non era troppo tardi?
C’è magari un motivo per cui gli uomini che erano usciti dalla seconda guerra mondiale si sono premurati di mettere determinati paletti nelle costituzioni e nei patti come la Convenzione di Ginevra?
Siamo sicuri che tra quelli che tengono i fili del potere oggi non si nascondano uno o più Stalin, Hitler, Pinochet, Galtieri, Mao?
Ecco, noi, come d’altronde i padri costituenti, non ci sentiamo IMMUNI AL DUBBIO.