IL SIGILLO DEI GESUITI SULLA VISITA DI RENZI NEGLI USA
di Fausto Carotenuto
Non si nascondono più ormai. Ogni occasione serve a dire a tutti: questo è un uomo nostro, ora comandiamo noi: abbiamo il Papato, la Presidenza degli Stati Uniti, la BCE, la Presidenza della Repubblica italiana, le principali istituzioni europee, il controllo della finanza mondiale che conta, ecc…
Sì, parliamo proprio dei gesuiti, che hanno ormai piegato ai loro voleri una parte importante della massoneria internazionale e per il momento sbaragliato le piramidi conservatrici della destra americana, europea e vaticana.
La loro creatura Renzi è il frutto di una lunga educazione cominciata nei ambienti cattolici giovanili e poi proseguita perfino con gli esercizi spirituali annuali di Loyola, e quindi di una carriera politica fulminante costruita interamente sulla rete di influenze gesuitico-massoniche. Sfoderata in pochi anni con una tale potenza di fuoco da saltare qualsiasi processo democratico e da annichilire qualsiasi altra forza politica. Fuori o dentro al PD.
Ed ecco che in questi giorni Renzi sbarca in America per una visita di Stato. E deve mostrare il vessillo che porta con se, del quale è ambasciatore. No, non è precisamente il tricolore emerso dal Risorgimento e dalla Resistenza.
Il vessillo è nel primo segnale appena sbarcato: un discorso alla Georgetown University. Università storica fondata dai gesuiti, dove ha insegnato Kissinger, dove si è formata la politica estera imperiale americana, da dove partono succursali che si occupano di formare le classi dirigenti di altri paesi succubi, come il Qatar… Sì proprio quel Qatar gonfio di denaro per i giacimenti di gas del Golfo, che usa per finanziare i terroristi islamici contro l’occidente ed i regimi laici arabi.
E per non essere frainteso su chi lo manda, Renzi cita nel suo discorso Teilhard de Chardin, noto filosofo gesuita, e preme sulla Turchia, nei giorni della polemica tra Ankara e Bergoglio.
E poi nell’entusiasmo proclama: «L’Italia ha un grande passato, ma il nostro futuro sarà ancora migliore. Io sono convinto che se faremo le riforme, diventeremo i leader dell’Europa per i prossimi vent’anni, perché abbiamo enormi potenzialità non sfruttate».
Un ventennio di leadership… Una promessa o una minaccia?
Già una volta, oltre novanta anni fa, i gesuiti sostennero in funzione antimassonica un regime italiano che durò un ventennio e ci portò lutti e disgrazie..
No un altro ventennio così no, grazie…. Preferiamo non essere i leader delle cose sbagliate…
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