Una pessima ed irresponsabile propaganda ha diffuso l’idea, in parte della popolazione, che la legge sia sacra, ossia che tutte le leggi emanate dalla maggioranza di un popolo democraticamente eletto si debbano rispettare, altrimenti si va verso l’anarchia.
FALSO!
Spieghiamo, sinteticamente, perché.
A seguito della prima guerra mondiale parve a tutti chiaro che il diritto internazionale, che doveva portare la pace tra gli stati, aveva fallito.
Si iniziarono, quindi, ad elaborare diverse teorie per costruire su nuove basi il diritto. Si impose la così detta “Dottrina pura del diritto”, di cui l’austriaco Kelsen fu l’esponente principale.
Secondo questa dottrina il diritto doveva trovare la sua validità nella norma all’interno di un sistema gerarchico di fonti. Cioè, non ci si doveva preoccupare dei rapporti tra la norma e la società in cui questa trovava applicazione, né esprimere un giudizio sul valore morale della norma, ma limitarsi ad esaminarne la validità ed applicarla in quanto esistente.
Detto in altri termini: la legge è stata promulgata seguendo l’iter formale corretto? Allora, anche la legge più aberrante è valida e va applicata.
Il resto è storia nota, arrivarono dittature e totalitarismi.
La cosa peggiore però, e lo dico da giurista, è che furono tanti, troppi, i giuristi che trovarono conveniente, in quel periodo, rifugiarsi dietro i dogmi che calavano dall’alto… ed il motivo era semplice: permetteva loro di non far l’atroce sforzo di dover compiere una scelta personale, né di assumersi la responsabilità delle conseguenze pratiche delle proprie azioni. E così i giuristi, in quel periodo, applicarono con solerzia anche le leggi più aberranti, tra queste le leggi razziali.
Alla fine della seconda guerra mondiale il mondo aveva visto orrori inimmaginabili. L’Europa ne era uscita distrutta.Tutto era da ricostruire e ripensare, a partire da quel diritto che, svincolato da qualsiasi valutazione su contenuto delle norme e completamente in mano al potere, aveva permesso l’emanazione di leggi aberranti e l’instaurarsi di dittature e totalitarismi.
Una sola voce di si alzò dal vecchio continente: mai più. Mai più alla guerra e ai suoi orrori, mai più all’onnipotenza del legislatore e delle maggioranze.
Caduto il mito secondo cui la maggioranza opererebbe sempre secondo il meglio, si impose il costituzionalismo, ossia un sistema di costituzioni rigide, sovraordinate alla legislazione ordinaria, in cui vennero fissati principi ritenuti inoppugnabili, irrinunciabili e indiscutibili (diritti fondamentali) cui nessun potere e nessuna maggioranza potevano derogare.
Di più. Nelle varie Costituzioni – in alcune in modo esplicito, in altre implicito – si stabilisce che, se le leggi emanate violano i diritti fondamentali, è diritto-dovere del cittadino difenderli.
Altro che la dottrina di Kelsen per cui tutte le leggi emanate dalla maggioranza di un popolo democraticamente eletto si devono rispettare.
L’inserimento dei principi fondamentali nelle costituzioni dei vari paesi, ma anche nella carta dell’Onu, dell’Unione Europea, ecc., fu fatto proprio per impedire alle maggioranze, anche quelle elette democraticamente, di poter derogare ai principi fondamentali. Il perché è chiaro: quando ciò accade… arriva la distruzione.
In altri termini, come cercavano di insegnarci già gli antichi greci nel V secolo a.C. (Antigone): quando il diritto si trasforma in legge falcia la vita attorno a sé.