Il Balsamo Dei Racconti
Redazione
Oggigiorno siamo circondati da immagini, ma non riusciamo più ad immaginare.
È come essere in mezzo al mare, senza più niente da bere.
Si narra che tanti anni fa un naufrago fu ritrovato da una nave dopo diverse settimane. Sfinito, si fece dare dell’acqua e un letto. Aveva le ossa a pezzi e dormì per molte ore. Quando si svegliò, fece chiamare il comandante e lo ringraziò per l’aiuto provvidenziale. Il comandante gli disse: “C’è qualcos’altro che posso fare per lei?”. “A dire il vero, sì”, rispose timidamente il naufrago, “mi piacerebbe ascoltare una storia”. Il comandante fu sorpreso da quella strana richiesta ma poi sorrise, perchè ogni lupo di mare sa bene che un racconto a volte disseta più dell’acqua. Così prese una sedia e iniziò a raccontare.
E chissà, forse gli avrà raccontato la storia di quel vecchio che, in mezzo ai boschi, raccoglieva ossa, le rimetteva insieme e poi, quando l’intero scheletro era ricostruito, faceva rinascere la creatura.
Il suo segreto era semplice: ad ogni creatura narrava un racconto.
Come facevano le guaritrici e gli stregoni di antiche popolazioni, che a coloro che stavano male davano un unguento di erbe per il corpo e un racconto per lo spirito. Loro sapevano bene, infatti, che i racconti sono un balsamo.
È un segreto vecchio come il mondo, talmente semplice e naturale che da noi se ne è persa la memoria e crediamo che una storia sia solo fantasia.
Ma, se ci mettiamo in ascolto di un racconto, possiamo accorgerci che ci suscita emozioni reali e che deposita in noi dei piccoli semi, che col tempo cresceranno e diventeranno pensieri creativi o intuizioni inaspettate.
Contare qualcosa è misurarlo. E se una cosa la misuro, allora la conosco e posso usarla al meglio.
Rac-contare una storia, quindi, è prendere le misure di quella storia, iniziare a conoscerla e ad ascoltarla.
Nella narrazione orale, a volte, avviene una strana alchimia: il narratore, mentre racconta, è in ascolto della storia e il pubblico, mentre ascolta, sta raccontando dentro di sé la propria versione di quella storia, che per ognuno avrà sfumature diverse. È questa alchimia che fa rinascere la creatura da un mucchio di ossa, rende vere le storie e vive le persone.
Nessuno può dirti il senso di una storia, solo tu puoi scoprirlo ascoltandola. E solo un uomo poco attento può pensare che esso rimanga sempre uguale.
Oggigiorno siamo circondati da immagini, ma non riusciamo più ad immaginare.
È come essere in mezzo al mare, senza più niente da bere.
Ecco una piccola storia che parla di ciò che disseta davvero.
“Era affranto sul suo trono il re quella mattina, come tutte le mattine. La smorfia di dolore era impietosa testimone del suo fallimento: tutta la vita aveva cercato il Santo Graal, seguendo qualsiasi traccia gli venisse suggerita. Aveva solcato mari, valicato monti, incontrato stregoni e fattucchiere, ma sembrava che in tutto il mondo conosciuto non ci fosse traccia di quel calice. E la delusione nel tempo era cresciuta insieme a quella ferita che gli piagava l’inguine e che sembrava trasmettere il suo fetore al mondo intero.
Quella mattina gli si avvicinò un giullare, che lo vide assetato. Mosso a compassione, offrì al suo re un po’ d’acqua. Il re, in qualche modo sorpreso di quel gesto, bevve e la sua gola provò così tanto piacere per quella frescura che l’attraversava, che solo in un secondo momento il suo sguardo fu attirato dalla forma della coppa dalla quale aveva bevuto e …. Immediatamente trasalì! Era quel calice che aveva cercato da sempre!
Con il respiro ancora trafelato e lo sguardo stupito si rivolse al giullare, chiedendogli: “Ma come hai fatto? Come sapevi?”. E questi, nella sua semplicità, gli rispose: “Non lo so, maestà. Io so solo che voi avevate sete”.
di Claudio Tomaello
autore e narratore teatrale, www.claudiotomaello.com