E tu? Sei un’etichetta?

E tu? Sei un'etichetta?

E tu? Sei un’etichetta?

Ti svegli la mattina, accendi la TV o la radio, apri un sito d’informazione mainstream, o compri un giornale. E ogni giorno, qualsiasi sia il tuo nome, scopri di non essere Mario, Francesca, Giovanni, Alessandra.

No.

Il TG dice che sei fascista, comunista, estremista, complottista, covidiota, negazionista, novax. Magari non senti alcuna affinità con nessuno di questi gruppi. Ma ci sei dentro ugualmente. Perchè tu, Mario (Francesca, Giovanni, Alessandra, ecc.) hai commesso un reato agli occhi di chi paga per i TG e gli altri mezzi di comunicazione. Un reato molto grave: la pensi a modo tuo.

di Enrico Carotenuto

Tu, Mario, forse spesso ti trovi d’accordo con un partito su un particolare tema politico, e con un partito magari opposto su un altro. Magari pensi che i vaccini siano essenziali per l’umanità, ma che vadano usati “quando, se, e come”.

Oppure pensi che il progresso tecnologico sia molto importante, ma non vuoi che questo progresso danneggi la tua libertà e la tua salute, o la libertà e la salute dei tuoi cari.

Probabilmente pensi che tutti o quasi tutti i politici che vedi in tv non sono lì per prendersi cura di te, o della nazione.

Magari butteresti i pedofili in galera e getteresti la chiave, ma non hai alcun problema sulle scelte e i gusti sessuali altrui. Oppure porti la mascherina nei luoghi in cui è obbligatoria, ma la narrazione della pandemia non ti convince neanche un po’. O forse che la pandemia te l’hanno raccontata bene, ma pensi che le mascherine non servano a prevenire nulla, o abbiano effetti negativi maggiori di quelli positivi.

Insomma, tu sei Mario, Francesca, Giovanni, Alessandra.

E allora perchè ti ritrovi sempre etichettato, forzato, rinchiuso in uno schieramento virtuale a cui non hai aderito, e in cui non ti riconosci?

Per due motivi:

a) Cambiare la percezione che gli altri hanno di te, e

b) Cambiare la percezione che hai di te (e degli altri).

Facciamo un esempio:

Vai sul tuo social preferito, o al bar, ed esprimi la tua opinione riguardo ad un tema qualsiasi, anche in maniera pacata. Tipo: “Va bene la tecnologia X, ma prima d’introdurla a tappeto non sarebbe il caso di fare studi approfonditi ed indipendenti per valutarne gli effetti sulla salute?”

Una buona parte di chi ti ascolta o legge il tuo post, dopo poche parole, non starà più pensando che è il tuo pensiero. Penserà bensì all’etichetta che i media ti hanno gentilmente affibbiato. Non sei più Mario: sei il complottista no-tecnologia X.

Non solo non sei più Mario, ma non sei neanche più “umano”. Sei, a seconda di chi ascolta/legge, un ingenuotto, un irresponsabile, come minimo un ignorante, o perfino una specie di sub-umano dotato di scarsa intelligenza, a cui dovrebbe essere tolto il diritto di voto, se non addirittura di parola.

La conferma di questo meccanismo ti arriverà con tutta probabilità da uno o più commenti, che metteranno in risalto non tanto il pensiero del lettore/interlocutore sull’argomento che hai sollevato, ma evidenzieranno immediatamente cosa il lettore pensa dell’etichetta.

Esempio: Voi no-tecnologia X siete ignoranti come i terrapiattisti/fascisti/comunisti/negazionisti”.

A questo punto, la cosa che succede normalmente, è una serie infinita di botta e risposta in cui tu, Mario, te la prendi con l’etichetta che hai affibbiato al tuo lettore.

Le più comuni controetichette sono “credulone”, “pecora”, “dormiente”, ecc.

Il risultato? Invece di discutere insieme un tema, di “avvicinarsi”, di aumentare la comprensione e diffondere un messaggio che ti sta a cuore, aumenta il senso di separazione, di inconciliabilità, di isolamento, di far parte di un cerchio di carri che si difende dagli “indiani” nel vecchio west.

Ed ecco che è cambiata anche la tua percezione di te. Non sei più il ragionevole Mario, che si esprime per il bene suo e degli altri, in un contesto di rispetto reciproco. Ora sei il “pioniere” asserragliato dietro il carro e devi difenderti dalle orde di “selvaggi” che vogliono il tuo scalpo. E le munizioni stanno finendo.

Siccome questa stessa dinamica si ripete quasi tutte le volte che esprimi un pensiero, sui social o al bar, il sentimento di “solitudine” verrà amplificato. La voglia di compiere azioni buone per affermare il tuo pensiero, o anche solo di manifestare in piazza, indebolita. I pensieri “cattivi”, aumentati.

L’etichettatura è una delle armi principali del divide et impera. Fa leva sulle nostre paure. Serve a compattare da un lato quelli che hanno paura di essere identificati come “diversi” e dall’altro a frammentare e a far sentire soli e asserragliati quelli che non hanno paura di uscire fuori dal coro.

E’ uno dei principali strumenti di controllo delle masse. Per questo vedi le stesse tecniche su tutti i media del mondo. E gli stessi battibecchi sui social e in tutti i bar del mondo.

E sai perchè funziona?

Perchè partecipiamo tutti al gioco. Perchè è difficile fermarsi un attimo e realizzare che intorno, sia nella vita reale che in quella virtuale, non ci sono “pecore”, “negazionisti”, ecc.  Ma che intorno abbiamo quasi esclusivamente solo altri Mario, altre Francesca, Giovanni, Alessandra. Complessi, pensanti, amanti, ignoranti, bellissimi ed imperfetti esattamente come noi. Tutti in cammino, qualcuno più avanti in certe cose, altri in altre.

Magari vale la pena di impegnarsi un po’ di più. Di fermarsi a riflettere prima di parlare o di rispondere. Di ricordarci che di fronte a Mario c’è semplicemente un altro Mario.

Così forse, in un futuro non troppo lontano potremo leggere o ascoltare titoli diversi sui media.

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